Gesù Bambino tra la Madonna, i SS. Anna, Gioacchino, Giovanni Evangelista e angeli musicanti

Lanzani, Bernardino

Gesù Bambino tra la Madonna, i SS. Anna, Gioacchino, Giovanni Evangelista e angeli musicanti

Descrizione

Autore: Lanzani, Bernardino (attivo in Lombardia 1490 - 1526), esecutore

Ambito culturale: scuola lombarda

Cronologia: post 1515

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tavola/ pittura a olio

Misure: 135 cm x 215 cm

Descrizione: Al centro della pala Gesù Bambino ritto in piedi su un cippo marmoreo, compreso tra le due monumentali figure femminili della Madonna e di S. Anna, madre di Maria e moglie di Gioacchino, raffigurato a destra in primo piano, anziano con un bastone e un cardellino che allude alla Passione di Cristo, a sinistra il suo pendant, il giovane S. Giovanni Evangelista, accompagnato dall'aquila suo attributo che poggia sul libro dell'Apocalisse. Le figure sono caratterizzate da ricchi abiti dagli ampi panneggi e dalle cromie vivaci, preziosamente rifiniti con dorature, perle, gemme, bordure con scritte. Completano la sacra conversazione quattro angeli musicanti e, oltre un portico con volte a botte poggianti su un pilastro composito, protetto da un drappo damascato, due ariose vedute paesaggistiche: a destra una città fortificata con mura e torri che dilaga in una chiara lontananza, forse Pavia e oltre la campagna con scene di vita comune; a sinistra un sentiero con un arco naturale.
Inferiormente una predella con due piacevoli episodi: a sinistra l'Incontro di S. Gioacchino con S.Anna e a destra la Nascita della Vergine, compresi tra due clipei con i busti dei Santi carmelitani Angelo martire e Alberto di Sicilia. Al centro su fondo scuro l'iscrizione con firma e data.

Notizie storico-critiche: Tra il 1485 e il 1490 Pavia diventa un centro culturale e artistico di notevole importanza, grazie alle committenza della corte sforzesca che richiama dai vari centri lombardi maestri di alta levatura, primi tra tutti Bramante e Leonardo da Vinci. Nel contempo Ludovico il Moro convoca a Milano artisti provenienti da diverse città per decorare la Sala della Balla in occasione delle nozze tra Gian Galeazzo Maria Sforza e Isabella d'Aragona (1488) e di Anna Sforza con Alfonso d'Este (1491). Tra i pittori più aggiornati convocati compare anche Bernardino Lanzani, artista originario di S. Colombano al Lambro, "bono depinctore de istoriade", oltre al pavese Bernardino de Rossi che viene spesso confuso per omonimia con il Lanzani. La pala del Carmine rappresenta un unicum, in quanto è la sola opera firmata e datata (1515) del Lanzani a noi pervenuta, quindi prezioso punto fermo per la ricostruzione del catalogo delle opere del maestro, nel cui corpus in passato sono state introdotte o tolte opere appartenenti ad artisti diversi.
In origine collocata nella sesta cappella della navata minore destra intitolata S. Anna, protettrice dell'ordine carmelitano e anche del paratico dei Mercanti della Lana che fa costruire il sacello, la pala è probabilmente commissiona dallo stesso paratico, nella quale compare S. Anna al fianco di Gesù Bambino che la addita con l'indice della mano destra e le tiene l'altra mano. L'ancona rimane in questa collocazione sino al 1618 quando la corporazione dei Mercanti della Lana commissiona, probabilmente a causa dell'inevitabile cambiamento di gusto, a Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, una nuova immagine di S. Anna, in cui campeggia sola al centro della tela, mentre in secondo piano sono raffigurate le varie fasi di lavorazione della lana.
La Sacra Conversazione del Lanzani si svolge all'interno di un finto portico marmoreo con volte a botte poggianti su un pilastro composito, motivo ricorrente nella produzione del Lanzani, che ama collocare negli sfondi architetture rinascimentali di gusto classico e stile severo, coperto da un drappo damascato. Su quest'ultimo risalta l'incarnato roseo del Bambino Gesù, ritto in piedi su di un alto cippo marmoreo, vivacizzato dalla presenza di un medaglione ocra scuro, un tempo dorato, con figura di cavaliere, probabile rimando alla statua equestre del Regisole, dipinta nel 1522 anche nella "Veduta di Pavia" in S. Teodoro ed iconografia che deriva alle monete e ai rilievi romani in pietra. Gesù paffuto e instabile per la flessione dell'anca verso sinistra che Fanciulli Pezzini definisce "bergognonesco se pur snellito". S. Anna indossa il velo monacale e un abito marrone dorato, profilato da una preziosa bordura con il nome ripetuto lungo l'orlo, stretto in vita da una cinta sottile che forma un nodo particolare, usuale nella produzione di Lanzani. Il taglio del volto della Santa evidenzia tratti somatici che esprimono una qualche durezza, di provenienza padovana e mantegnesca, mentre quello tondo e morbido della Vergine dagli occhi socchiusi, avvolto in un velo che ricade in due lunghi lembi sul petto alla maniera umbra, denota grande dolcezza. Nella Madonna, si avverte la ripetizione di stilemi convenzionali cari al pittore: ovale perfetto, occhi leggermente sporgenti e socchiusi, disegno netto dell'arcata sopraciliare, piccola bocca carnosa, naso sottile e appuntito, e non elementi descrittivi caratterizzanti la personalità ritratta.
La Vergine indossa un pesante manto blu scuro e una veste rossa profilata da una preziosa bordura a gemme e perle con la popolare preghiera "Mater Virgo Maria ora pro nobis". Il volto dolce e soave della Madonna, come quello di S. Giovanni rimandano alla grazia propria del Perugino, che si avverte anche nei quattro angioletti musicanti dalle gote gonfie. Gli angioletti dalla testina tonda e calva, il ventre rigonfio, il busto lungo e le gambe corte trovano rispondenza in due opere nella vicina Certosa: sia negli angeli del Polittico di Macrino d'Alba datato 1496, in cui il pittore reduce dal soggiorno romano, dimostra di essere venuto in contatto con l'arte del Pinturicchio e del Perugino, sia nelle testine alate con volto paffuto e stessa peluria triangolare sul capo, che fanno da corona nel Polittico dipinto da Perugino nel 1499.
La grazia e la delicatezza degli atteggiamenti, oltre che delle espressioni, la maniera di inclinare leggermente il capo, il modo aggraziato di atteggiare le lunghe mani, le armoniche flessioni del corpo che generano ampi panneggi rimandano alle tipologie peruginesche, mutuate probabilmente da disegni e modelli dei quali il maestro umbro si serviva abitualmente per le composizioni. Viene ricercata una bellezza ideale, dai volti dolci e dalle pose aggraziate e armoniche, desunta dai canoni classici, con varianti molto limitate.

Collocazione

Provincia di Pavia

Credits

Compilazione: Arisi Rota, Anna Paola (2004)

Aggiornamento: Manara, Roberta (2014)

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