Cane

Maffi Ugo

Cane

Descrizione

Autore: Maffi Ugo (1939/), autore

Cronologia: 1972

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tempera su carta

Misure: 48,5 cm x 69 cm

Descrizione: Nell'angolo inferiore destro del foglio, muso di cane accucciato nell'erba; nella parte alta, paesaggio nei colori arancione e verde

Notizie storico-critiche: E' con l'inizio degli anni '70 che Maffi comincia a lavorare sul soggetto del cane.
Da principio, come nel caso di questo disegno, l'animale è visto come simbolo di fedeltà oltre la morte in lavori che affondano le radici nell'affetto per il padre, realizzati nel periodo successivo alla sua perdita.
Come scrive Davide Lajolo: "Quando il padre ha chiuso occhi e labbra per sempre Maffi s'è rinchiuso nel dolore. E allora la sua fedeltà senza lacrime s'è riflessa nel quadro che fa monumento a un cane raffigurato scolpito su una lapide di pietra in un biancore di sole spento, il colore dell'eternità." (Lajolo, 1973). Quasi certamente Lajolo si riferisce, nello specifico, al dipinto "Lapide per un cane", del 1972 (Lajolo/ Munari/ Carlesi, 1980).
Giorgio Mascherpa nota che nelle opere di Maffi raffiguranti paesaggi lombardi "i cani sono come orme di vita fossile, attimi di esistenza d'un affetto subito spento, umili offerte di comunicazioni disinteressate nell'egoismo che monta, mummie anch'essi di sentimenti puri, libera animalità imprigionata - fin nella morte - dall'uomo e dalla sua solitudine" (Lajolo/ Munari/ Carlesi, 1980).
Il soggetto verrà poi rielaborato a lungo e confluirà, alla metà degli anni '70, nella serie "Le sentenze/ memorie di un cane", del 1975, ispirata ad un brutale episodio storico avvenuto nel '600, in tempo di peste: un eccidio di cani, voluto perché ritenuti portatori della malattia.
Scrive Dino Carlesi: "Un massacro di carta gialla che ha l'odore dei corpi putrefatti, l'aspetto del desolante liquame. Sono anche il segno della malvagità dell'uomo che sa distruggere impunemente idoli e amori con una "Sentenza" che l'artista fa propria e riporta con furore segnico al simbolo della croce quale affermazione pubblica di innocenza e di colpa insieme, di violenza ingiustificata o comunque di mortificazione e di orrore." (Lajolo/ Carlesi, 1976).

Collocazione

Milano (MI), Fondazione Davide Lajolo

Credits

Compilazione: Ciottoli Sollazzo, Nora (2005)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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