AMORE E PSICHE v. Cupido e Psiche
Pippi Giulio detto Giulio Romano; Rinaldo Mantovano; Pagni Benedetto
Descrizione
Autore: Pippi Giulio detto Giulio Romano (1499 ca./ 1546), disegnatore / pittore / stuccatore; Rinaldo Mantovano (/ ante 1546), pittore; Pagni Benedetto (1504/ 1578), pittore
Cronologia: post 1526 - ca. 1528
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: olio su intonaco; stucco modellato; stucco a stampo; stucco dorato; stucco dipinto
Misure: 9.70 m x 9.62 m
Notizie storico-critiche: La volta della Camera di Psiche presenta eccezionali caratteristiche costruttive e tecniche: diversamente dagli altri soffitti a volta del palazzo, in mattone, essa non è copertura portante in quanto costituita da un'intralicciatura lignea composita sita al di sotto delle catene delle capriate del tetto, alla quale si collegano orditure secondarie che danno forma ai lacunari del soffitto; inoltre i dipinti, a differenza degli affreschi alle pareti, sono realizzati con tecnica a olio, su una base composta da un sottile strato di intonaco applicato a una trama di stuoie di canne. Potrebbe riferirsi all'esecuzione di tali dipinti l'ordine di duecento pennelli "per lavorare a oglio" effettuato da Federico Gonzaga nel giugno del 1526. La realizzazione della volta è databile, su base documentaria, tra giugno 1526 e 1528. L'ideazione, la progettazione disegnativa e la regia complessiva, oltre all'assai probabile esecuzione di determinati brani, spetta a Giulio Romano il quale a Roma, all'interno della bottega di Raffaello, collaborò alla decorazione della Loggia di Psiche della villa di Agostino Chigi, maturando un'approfondita conoscenza dell'iconografia del mito. I collaboratori coinvolti sono i pittori Benedetto Pagni da Pescia e Rinaldo Mantovano, ai quali possono verosimilmente aggiungersi plasticatori del cantiere giuliesco al momento privi di un'identificazione certa. La volta è introdotta da otto peducci semplici e quattro angolari, costituiti da mensoloni e foglie d'acanto in stucco dorato; presenta lacunari di varia forma, delimitati da una cornice in stucco dipinta con motivi vegetali su fondo giallo-oro e da numerose cornici in stucco dorato. Al centro della copertura, delimitato da una cornice con mensole e rosette in stucco dorato, arricchita da un fregio di girali dipinto su fondo rosso, si apre il pannello quadrato raffigurante le "Nozze di Amore e Psiche", epilogo della storia cui l'intera volta e parte delle pareti sono dedicate; sui lati del lacunare si dispongono quattro semiottagoni recanti ciascuno una figura con attributi (Naiadi e Amore). Più esternamente, otto lacunari ottagonali (due per lato) ospitano altrettanti episodi del mito di Amore e Psiche: il racconto inizia con l'ottagono "Psiche adorata come una divinità" e prosegue, con scarti rispetto al testo e andamento non rettilineo, attraverso gli altri sette pannelli ottagonali, passando per il semiottagono "Amore si punge con una freccia". Le lunette alle pareti continuano il racconto, il cui scioglimento finale è costituito dalle citate nozze dipinte al centro della volta. La ricca orditura decorativa del soffitto comprende lacunari quadrati minori alternati agli ottagoni, contenenti rosette in stucco dorato (in numero totale di venti) e, sulle diagonali della copertura, quattro lacunari esagonali abitati dall'impresa del ramarro (o salamandra) con cartiglio. La fascia decorativa più esterna della volta, subito al di sopra delle lunette, è costituita da un giro di dodici unghie (tre per lato) recanti amorini con strumenti musicali; quattro canefore a bassorilievo in stucco bianco e dorato abitano i lacunari agli angoli della copertura. L'arditezza degli scorci compositivi e le inedite scelte luministiche fanno della volta di Psiche uno dei risultati di maggior impatto dell'arte giuliesca; numerose le letture del ciclo susseguitesi nel tempo, talora inclini alla spiegazione allegorica dei dipinti (D'Arco,1838; Hartt, 1958), talaltra dedicate all'analisi dell'iconografia (Gombrich, 1951; Verheyen, 1972 e 1977; Signorini, 1983). Si segnalano inoltre la proposta di lettura in chiave biografica del ciclo avanzata da Intra (1887) e l'accento posto da Arasse (1985) sulla figura del labirinto, immagine adombrata dall'andamento tortuoso del racconto e dalla polisemia di senso dell'intero ciclo. Oberhuber (1989) orienta, piuttosto, la propria analisi alla distinzione delle personalità artistiche coinvolte nell'esecuzione. Una minuziosa rilettura critica di tali posizioni è svolta, con aggiornamenti, da Belluzzi (1998) e Cavicchioli (2002). La volta, sottoposta nel tempo a numerosi interventi parziali di recupero, è stata integralmente restaurata nel corso degli anni Ottanta del XX secolo (cfr. campo RS della presente scheda): i lacunari conservano oggi solo il 30-40% di pittura originale. La decorazione pittorica dei costoloni, posta direttamente sulla doratura, del fregio figurato del pannello centrale, dei coronamenti delle unghie e dei fondi di canefore, rosette e ramarri è stata eseguita a secco; si notano tracce di spolvero su parti del fregio dei costoloni ottagonali. Le cornici in stucco sono state probabilmente modellate in situ, mentre gli elementi in rilievo (canefore, rosette, ramarri) sono stati realizzati a stampo. Gli stucchi sono a base di calce e polvere di marmo finissima; la doratura originale degli stessi è a foglia su bolo. I restauri succedutisi nel '900 hanno fortemente integrato doratura e pittura degli ornati.
Collocazione
Mantova (MN), Museo Civico di Palazzo Te
Credits
Compilazione: Marocchi, Giulia (2011)
Aggiornamento: Pisani, Chiara (2011)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/M0230-00193/
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