Portale
bottega mantovana (?)
Descrizione
Ambito culturale: bottega mantovana (?)
Cronologia: post 1475 - ca. 1525
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: marmo nero
Misure: 178.5 cm x 308 cm x 21 cm
Descrizione: Portale archivoltato, ricomposto e murato, scolpito a semplice sagomatura.
Notizie storico-critiche: Il portale archivoltato, ricomposto e murato nel passaggio tra due ambienti a pianterreno del Castello di S. Giorgio, é frutto di un riuso di marmi, come intuibile osservando la parte posteriore dei componenti, dalla superficie solo sbozzata. Due pezzi dell'archivolto presentano posteriormente un motivo decorativo a cerchi concentrici.
Proviene da uno dei chiostri del complesso conventuale di S. Domenico, demolito a partire dal 1924: é infatti riconoscibile nel "portale in marmo bardiglio scuro, dalla demolizione dell'ex caserma Landucci" - denominazione del complesso, trasformato in sede militare dopo la soppressione - richiesto in deposito da Clinio Cottafavi, direttore di Palazzo Ducale, al Comune di Mantova il 17 giugno 1924 (cfr. DO).
Il Comune di Mantova, divenuto proprietario della Caserma Landucci ricavata negli spazi dell'ex chiesa e convento di S. Domenico (acquisto effettuato il 20 marzo 1924, cfr. ASCMn, C.C., b. 5, classe I-art. 2, fasc. 40 "Caserma S. Domenico, ora Landucci") con la finalità di abbattere lo stabile in attuazione del nuovo piano regolatore, dispose tra 1924 e 1926 circa il deposito a Palazzo Ducale, già sede delle collezioni civiche, di marmi e altri manufatti presenti nel complesso conventuale: portali, lapidi, sculture e altri marmi di tipo architettonico. La demolizione del complesso conventuale - con una prima eccezione riguardante il campanile e il fianco occidentale dell'ex chiesa, gravati "dalla servitù di pubblico rilevante interesse [...]" (cfr. contratto di acquisto 20 marzo 1924 su citato) - fu sostazialmente accolta da una voce importante della cultura mantovana dell'epoca, nonché Direttore della reggia cittadina: Clinio Cottafavi (7 dicembre 1921, cfr. bibliografia) che, descrivendo le parti di maggior interesse della chiesa e degli annessi, auspicandone la conservazione, indicò nel riutilizzo dei materiali artistici di S. Domenico la giusta via di qualificazione delle nuove costruzioni cittadine, in primis i portici.
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://www.lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/M0230-00380/
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