Loggia delle Muse

Giulio Romano; Rinaldo Mantovano (attribuito); Scultori, Giovan Battista (attribuito)

Loggia delle Muse

Descrizione

Identificazione: Muse

Autore: Giulio Romano (1499 ca.-1546), ideatore / esecutore; Rinaldo Mantovano (attribuito) (m. 1546 ante), pittore; Scultori, Giovan Battista (attribuito) (notizie 1527-1541), scultore

Cronologia: ca. 1527 - ante 1530

Tipologia: pertinenze decorative

Materia e tecnica: stucco; stucco/ modellatura a stampo; intonaco/ pittura a fresco; laterizio

Misure: 4,10 m x 12,16 m x 7,80 m (pareti); 4,65 m x 12,16 m x 2,34 m (volta)

Descrizione: Decorazioni ad affresco e a stucco che ornano le pareti e la volta della Loggia delle Muse.

Notizie storico-critiche: Al centro del corpo di fabbrica settentrionale di Palazzo Te, è presente una loggia bipartita: la compongono, infatti, due porticati di eguali dimensioni e identica strutturazione architettonica, separati tra loro da un muro interno la loggia. Se il porticato esterno, verso la città, è privo di decorazione plastica e pittorica in quanto mai portato a termine, il porticato verso il cortile del palazzo è caratterizzato da un ricco apparato ornamentale plastico e pittorico: solo quest'ultimo, pertanto, è comunemente designato con il termine comprensivo di "Loggia delle Muse". L'ambiente, di proporzioni allungate ma piuttosto contenute, è un vestibolo aperto tra due luoghi destinati a una fruizione pubblica - la Camera del Sole e della Luna (lato ovest) e la Sala dei Cavalli (lato est) - e costituisce, dunque, un importante punto di passaggio nel cerimoniale delle visite ufficiali. Il nome con cui l'ambiente è oggi designato deriva dagli studi di Hartt (1958) che per primo lo denominò "Atrio delle Muse" in virtù dei soggetti inclusi nella decorazione. Le date di realizzazione cadono, così come per gli altri ambienti del corpo di fabbrica settentrionale, nella prima fase dei lavori della villa, tra 1527 circa e 1530: Belluzzi sottolinea che le caratteristiche araldiche degli stemmi dipinti sulle testate escludono una datazione oltre il 1530 - anno dell'elevazione di Federico II Gonzaga a duca - mettendo così in discussione la proposta avanzata da Oberhuber, secondo cui le lunette affrescate risalirebbero, per motivi stilistici, al 1532 circa. Incerta l'attribuzione dei bassorilievi in stucco e dei dipinti, a causa della mancanza di dati documentari: sulla scia di Carpi e Hartt, Oberhuber assegna le lunette delle testate a Rinaldo Mantovano - attribuzione che pare essere accolta da Belluzzi - e i rilievi di tondi e semitondi in stucco a Giovan Battista Scultori. Il pessimo stato di conservazione delle favole mitologiche affrescate sulla parete settentrionale non consente, al contrario, ipotesi di attribuzione di tali brani. L'impostazione decorativa delle due testate occidentale e orientale è identica. La superiore cornice ad arco in stucco, affine alle nervature della volta, è decorata da quattro scomparti con girali vegetali a bassorilievo alternati a tre tondi centrali e due semitondi all'imposta dell'arco, nei quali compaiono oggetti e figure in bassorilievo su fondo scuro. Nella lunetta della testata occidentale è dipinto il dio Apollo, adagiato su un triclinio di roccia; lo accompagna il cavallo alato Pegaso. Gli attributi assegnati alla divinità alludono all'invenzione letteraria: la tematica poetica è in connessione con l'iconografia delle nove Muse palesata nella volta della loggia e ripresa anche nella lunetta della testata opposta, nella quale figura - secondo la critica più recente - un'allegoria delle Arti mantovane, impersonata da una giovane donna con vari attributi. La lunetta poggia visivamente sul cornicione in stucco che corre lungo i quattro lati della loggia e che divide la testata in due parti distinte. Nella parte inferiore della testata la porta di accesso alle stanze adiacenti è impreziosita, in entrambi i casi, da un finto portale in marmo, concluso da un frontone triangolare, al di sopra del quale campeggia uno scudo con stemma gonzaghesco; ai lati di quest'ultimo, due putti alati paiono cavalcare una coppia di aquile. Nelle specchiature laterali si osservano maschere di fauni reggenti festoni di verzura con frutti superiormente e, ai lati del portale, finte incrostazioni marmoree (verdi sulla testata occidentale; rosse sulla testata orientale). La parete settentrionale della loggia è suddivisa in tre arcate cieche di eguali dimensioni: la centrale è caratterizzata da un ricco apparato ornamentale incorniciante la porta, nel quale domina il motivo della grottesca su fondo bianco; nelle due laterali sono invece dipinte due favole mitologiche ambientate in ampi paesaggi e tematicamente connesse tra loro: la morte di Euridice (prima arcata) e Orfeo tra gli animali (terza arcata). La Loggia presenta una copertura a botte suddivisa in tre campate da quattro nervature a fascia con decorazioni in stucco: queste ultime corrispondono alle lesene addossate alla parete settentrionale e ai pilastri del lato meridionale. Il ripetersi senza varianti di un identico schema decorativo in ogni campata porta a contare, in totale, sulla volta: nove croci greche con altrettante figure a bassorilievo di Muse nei lacunari centrali e trentasei piccoli cassettoni ad affresco contornati da geroglifici nei quattro bracci di ciascuno; ventiquattro elementi a "T" con girali vegetali; sei elementi a "T" con decorazione floreale e cornice a greca; dodici tondi e otto semitondi in stucco posti nelle quattro nervature in stucco delimitanti le campate.

Collocazione

Mantova (MN), Museo Civico di Palazzo Te

Credits

Compilazione: Marocchi, Giulia (2011)

Aggiornamento: Pisani, Chiara (2011); Massari, Francesca (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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