Galleria degli Specchi

Viani, Antonio Maria; Santner, Carlo; Borbone, Jacopo (attribuito); Sementi, Giangiacomo (attribuito); Gessi, Francesco (attribuito); Albertolli, Giocondo

Galleria degli Specchi

Descrizione

Identificazione: Apollo e le Muse

Autore: Viani, Antonio Maria (1555/1560-1630 post), ideatore / pittore; Santner, Carlo (notizie XVII primo quarto), pittore; Borbone, Jacopo (attribuito) (notizie XVII primo quarto), pittore; Sementi, Giangiacomo (attribuito) (1583- 1640 ca.), pittore; Gessi, Francesco (attribuito) (1588-1649), pittore; Albertolli, Giocondo (1742-1839), decoratore

Cronologia: post 1601 - ante 1611ca. 16181779

Tipologia: pertinenze decorative

Materia e tecnica: intonaco/ pittura a fresco; stucco/ doratura

Descrizione: L'ambiente si trova in un'ala della Domus Nova, all'interno dell'Appartamento Ducale. In origine fu realizzato in forma di loggia, aperta sul cortile d'Onore. Entro il 1611 la Galleria fu chiusa ed ospitò i quadri della collezione gonzaghesca. Nel 1779 le pareti vennero rinnovate con stucchi dorati e specchi. Gli affreschi seicenteschi della volta e delle lunette presentano numerosi giochi ottici e temi mitologico-allegorici.

Notizie storico-critiche: Nell'estate 1601, prima di partire per la sua terza spedizione in Ungheria, Vincenzo I Gonzagha (1562-1512) diede principio a una nuova "fabbrica di Corte Vecchia". Era prevista la ristrutturazione della quattrocentesca Domus Nova con l'aggiunta di nuovi fabbricati. Ne risultò il nuovo grandioso Appartamento Ducale. L'architetto Antonia Maria Viani - di origine cremonese, giunto a Mantova nel 1592 dopo un'esperienza artistica nella raffinata corte bavarese di Guglielmo V Wittelsbach - ricavò monumentali stanze riducendo il numero dei piani interni della costruzione fancelliana alla quale addossò "il salon quadro dove si balla" - la grande sala degli Arcieri - e un loggione, fondato nel 1602, presto trasformato nella galleria chiamata dal tardo Settecento degli Specchi. Le decorazioni pittoriche risalgono all'epoca del duca Ferdinando Gonzaga (1587-1626) e sono databili attorno al 1618. La galleria costruita dal padre ebbe la più vasta decorazione pittorica mai eseguita in palazzo, ispirata alla celebrazione delle scienze e delle arti, con figure allegoriche tratte dell'Iconologia di Cesare Ripa. Nei due grandi lunettoni alle testate vennero dipinti il Parnaso, dove assieme ad Apollo e alle Muse compaiono ritratti di poeti (si riconoscono almeno Dante, Petrarca, Boccaccio, Ariosto e Tasso) e l'Allegoria delle Arti liberali. Sulle lunette della lunga parete interna e nelle due parti estreme della volta si susseguono immagini di Virtù. Concordia, Umiltà e Munificemza sono dipinte nel primo tratto di volta; Eloquenza, Benignità, Immortalità, Acutezza d'Ingegno, Magnanimità, Affabilità e Liberalità trovano posto nelle lunette, mentre Innocenza, Felicità eterna e Filosofia (?) concludono la serie al capo opposto. La parte centrale della volta è occupata da un Concilio degli Dei, con ai lati il Carro della Notte e il Carro del Sole. Sembra ovvio leggere nella estesa decorazione affrescata una glorificazione delle "virtù" del duca, espressamente richiamato dall'immagine del sole, presente nella sua impresa col motto "Non mutuata luce". La magniloquente realizzazione si colloca entro il secondo decennio del Seicento. Solo nel 1618 il colto Ferdinando ottenne da Guido Reni la partecipazione degli allievi Francesco Gessi e Giangiacomo Sementi. Un terzo pittore, il tedesco Carlo Santner, appose la sua firma nell'Allegoria delle Arti Liberali; altri artisti forestieri erano ospiti a Mantova in quel periodo a spese della corte: oltre ai bolognesi sono ricordati pittori milanesi, un romano e un indoratore bresciano, che sicuramente avranno partecipato alla grandiosa impresa. La distinzione delle mani presenta tuttavia difficoltà non facilmente sormontabili. Caratteri reniani sono stati evidenziati da Angelo Mazza nel Concilio degli Dei e nell'Innocenza; una distinzione più articolata è stata tentata recentemente da Stefano L'Occaso che dubitativamente attribuisce le sette lunette a Jacopo Borbone, i grandi riquadri della volta a Sementi (il Concilio degli Dei), Gessi (il Carro della Notte) e a un ignoto pittore di formazione emiliano-fiorentina (il Carro del Sole), mentre due allegorie, la Filosofia e la Felicità eterna prossime al lunettone di Santner, spetterebbero a un pittore influenzato da Giovanni Baglione. Accreditando l'indicazione di Zaist, L'Occaso ritiene inoltre che Antonio Maria Viani abbia personalmente dipinto il Parnaso, nonchè le due allegorie attigue, Concordia e Munificenza. In ogni caso il prefetto delle fabbriche non dovrebbe essere ritenuto estraneo all'ideazione della colorata e vistosa decorazione pittorica, tutto sommato sufficientemente unitaria (BERZAGHI 2003, pp. 246-253).

Collocazione

Mantova (MN), Museo di Palazzo Ducale

Credits

Compilazione: Massari, Francesca (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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