Madonna del Libro

Botticelli, Sandro

Madonna del Libro

Descrizione

Identificazione: Madonna col Bambino

Autore: Botticelli, Sandro (1445-1510)

Cronologia: ca. 1482 - ca. 1483

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tavola/ pittura a tempera

Misure: 39,6 x 58

Descrizione: La Vergine è raffigurata, col capo chinato e l'usuale aria assorta e meditativa delle Madonne botticelliane, all'interno di una stanza che prende luce da un'ampia finestra. Il Bambino Gesù, che regge in grembo con la sinistra, si volge in alto verso di lei, accostando la mano destra a quella della Madonna, poggiata su un libro aperto, impaginato come un Libro d'Ore, dal testo non del tutto leggibile e parzialmente identificato con due passi di Isaia ov'è l'annuncio profetico del concepimento e della nascita del Salvatore da parte della Vergine. Attributi della futura Passione sono invece i tre chiodi dorati che il piccolo reca nella sinistra e la coroncina di spine dorate infilata nel braccio, ritenuti aggiunte più tarde, ma perfettamente congruenti al significato del dipinto. Sul tavolo vicino al libro è posta una scatola di legno riccamente lumeggiata in oro e, sopra di essa, una maiolica fiorentina ripiena di frutta che si è pensato potesse avere un significato allegorico. Le ciliegie alluderebbero al sangue di Cristo, le prugne alla dolcezza dell'affetto della Vergine e i fichi alla Salvezza o alla Resurrezione del Cristo.

Notizie storico-critiche: Ignoto è purtroppo il committente della preziosa tavola destinata alla devozione privata, in genere giustamente accostata dalla critica alla ben più monumentale Madonna del Magnificat degli Uffizi, con una conseguente datazione intorno al 1480, che andrà spostata in avanti di qualche anno. Con il celebre tondo, destinato a essere replicato più volte, la Madonna del Libro condivide l'accurata esecuzione pittorica e la profusione delle dorature, oltreché, come d'uso, nelle aureole, nella veste della Madonna, nel cuscino, nella scatola, nei capelli del Bambino e della Vergine e nei simboli della Passione. Dorature che si ritrovano nelle opere di Botticelli successive all'affrescatura della Sistina in cui l'oro, per compiacere i gusti di papa Sisto IV Della Rovere, era stato profuso in ogni parte, con una larghezza inusitata, insieme al costoso lapislazzulo. Proprio questo prezioso materiale è stato utilizzato nel manto della Madonna del Libro, come ha permesso di evidenziare l'attento restauro compiuto da Carlotta Beccaria (in collaborazione con Roberto Buda per quanto concerne l'intervento sul supporto ligneo). Il disegno della Sacra conversazione è indubitabilmente di Botticelli e lo è la quasi totalità dell'esecuzione pittorica, ma certe preziosità, certe finezze nel nodo dei veli trasparenti sulla spalla della Vergine costellata dalla stella e dai raggi d'oro, la veste rossa sottostante con le due fascette d'oro intrecciate, la cintura in vita e il velo che ricade sul ginocchio della Madonna, fanno pensare all'intervento di un artista di eccezionale livello quale fu Filippino, che svolse un ruolo di comprimario piuttosto che di collaboratore nell'affollata bottega botticelliana, da cui si doveva essere già affrancato. Del resto già Cavalcaselle, nell'edizione italiana della Storia della pittura in Italia curata con Crowe, aveva scritto alla fine dell'Ottocento: "Questo grazioso dipinto mostra la maniera del Botticelli, ma v'ha qualche cosa in tutto di più aggraziato di quanto in generale si osservi nei dipinti di questo focoso maestro. La qual grazia ricorda molto la maniera di Filippino Lippi o quella delle più belle opere giovanili del suo scolaro Raffaellino del Garbo" (Crowe, Cavalcaselle 1883-1908, vol. VI, [1894], pp. 278-279). Al giovane può forse essere riferita anche la natura morta dello sfondo colla scatola o il libro ornato d'oro e chiuso con due corregge, quello che sembra uno staccio, il libro per ritto, nell'ombra della scansia, e la zuppiera di maiolica con frutte, che somigliano agli oggetti sullo sfondo della Vergine annunciata di Filippino a San Gimignano (1482-1484). Il dipinto Poldi Pezzoli, da datarsi agli anni 1482-1483, sembra preludere, nel suo assetto raccolto e intimo, alla più articolata composizione della Madonna del Magnificat, che dovette impegnare notevolmente il maestro per il problema di non facile risoluzione dell'inserzione delle figure in un tondo, brillantemente risolto assecondando con le forme e le pose delle figure quel particolare formato. Vi è già in quest'opera quel rivolgersi speranzoso e affettuoso del Bambino verso una Madre triste e assorta, consapevole del suo futuro sacrificio per l'umanità, e il dialogo fra le mani destre dei due protagonisti, poste sul libro, cui, nel dipinto degli Uffizi, si aggiungerà la mano dell'Angelo con il calamaio, in cui la Madonna intinge la penna. (Cecchi, 2005)

Collezione: Collezioni d'arte del Museo Poldi Pezzoli

Collocazione

Milano (MI), Museo Poldi Pezzoli

Credits

Compilazione: Vertechy, Alessandra (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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