Enea uccide Turno

Barberis, Vincenzo de (attribuito); Barberis, Michele de (attribuito)

Enea uccide Turno

Descrizione

Identificazione: Episodi dell'Eneide

Denominazione: affreschi del cortile con episodi dell'Eneide

Autore: Barberis, Vincenzo de (attribuito) (notizie dal 1511/ 1550-1551), pittore; Barberis, Michele de (attribuito), Pittore

Cronologia: post 1540 - ante 1550

Tipologia: pertinenze decorative

Materia e tecnica: intonaco/ pittura a fresco

Descrizione: Il ciclo pittorico dipinto a monocromo si sviluppa sulle quattro pareti del cortile, al di sopra del loggiato del piano nobile e sulla parete settentrionale inframmezzata dalle finestre. La grisaglia è ravvivata in più punti dall'utilizzo del rosso e dell'oro per segnare, rispettivamente, sangue, fuoco o dettagli ornamentali. Il racconto ha inizio sul lato orientale, nell'angolo a sinistra, prima della finestra (Fuga di Enea da Troia). Gli episodi dell'Eneide si susseguono senza soluzione di continuità su più piani, fino a sconfinare nella parte settentrionale. Il grande riquadro che domina il centro di questa parete è purtroppo molto compromesso e non si riesce a cogliere la figurazione, eccezion fatta per la scena in basso a sinistra tra le due finestre del primo piano, raffigurante l'episodio conclusivo del poema (Uccisione di Turno da parte di Enea). I personaggi principali delle varie scene sono in parte riconoscibili grazie all'inserimento dei nomi in lettere capitali accanto alle figure. Nell'angolo in basso a destra della parete nord campeggia l'immagine stante di un re in abito rinascimentale riconoscibile, grazie al motto sovrastante, come Giove. Nelle finte nicchie ricavate tra le finestre laterali della medesima parete sono dipinti Marte e Venere.

Notizie storico-critiche: Tradizionalmente riferito a Fermo Stella, presente nel 1528 nel vicino Oratorio di S. Lorenzo, da più di un decennio è ormai attesta l'attribuzione del ciclo a Vincenzo de Barberis e alla sua bottega, all'interno della quale lavorava anche il nipote Michele. Per la datazione è stato suggerito un periodo compreso entro il quinto decennio del Cinquecento, grazie a puntuali richiami con opere realizzate dal pittore bresciano in quel lasso di tempo, in particolare gli affreschi di S. Giacomo di Teglio del 1544, di S. Lucia Fumarogo e Piatta del 1545.
Per alcune scene la fonte iconografica è stata individuata nelle xilografie di un'Eneide edita a Strasburgo nel 1502 e più volte ripubblicata a Venezia da Giunti nella prima metà del XVI secolo.
L'intera figurazione è a monocromo, con l'eccezione di un unico personaggio in piena policromia visibile nell'angolo in basso a destra della parete meridionale, sotto la finestra del secondo piano. L'uomo non più giovane con il volto rasato, i lineamenti marcati e un costume popolare di foggia rinascimentale è colto nell'atto di salire a bordo della nave con un cesto di pane sotto il braccio, un coltello nella mano destra e una brocca di peltro nella sinistra. Si è ipotizzato possa trattarsi del committente, l'attempato Andrea Guicciardi, patrigno di Azzo II Besta; un'altra interpretazione vede invece nell'anonimo personaggio un possibile ritratto del pittore.

Collocazione

Provincia di Sondrio

Credits

Compilazione: Perlini, Silvia (2014)

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