Cenacolo

Andrea da Milano; Alberto da Lodi

Cenacolo

Descrizione

Identificazione: Ultima cena

Autore: Andrea da Milano (1475-1547 ca.), esecutore; Alberto da Lodi (notizie 1522-1542), esecutore

Cronologia: ca. 1531/02/10 - ante 1531/09/24post 1532/07/07 - ante 1533/04/07

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: legno di pioppo/ pittura a tempera; legno di pioppo/ doratura a pastiglia; legno di pioppo/ doratura a missione; legno di pioppo/ bulinatura

Misure: 413,2 cm x 342,3 cm x 158,5 cm (intero)

Descrizione: Il gruppo del Cenacolo è collocato all'interno della cappella omonima , sopraelevata attraverso un rialzo di legno.
É composto da 13 statue lignee a grandezza naturale, realizzate a tutto tondo con nicchia scavata all'interno e abbigliate con vesti e manti, decorati a ramage, gigli e fiori.
Viene raccontato l'episodio dell'Ultima cena: è stata collocata, infatti, una lunga mensa, composta da tre tavoli accostati, anch'essi lignei, sostenuti da gambe, caratterizzate da un motivo vegetale dorato, e sui cui ripiani sono adagiati un agnello, al centro, in corrispondenza della figura di Cristo e dei pani, posti davanti a ciascun apostolo.
Il momento è quello in cui Gesù rivela che qualcuno tra gli apostoli lo tradirà, riprendendo lo stesso istante descritto dal Cenacolo vinciano, oltre ad avere lo stesso ordine di disposizione a gruppi di tre e la medesima descrizione caratteriale dei personaggi, rappresentati da sinistra a destra: Bartolomeo, Giacomo Minore, Andrea, Giuda, Pietro, Giovanni, Gesù, Tommaso, Giacomo Maggiore, Filippo, Matteo, Taddeo e Simone.

Notizie storico-critiche: Appena terminata la cappella della Passione (1530), i deputati del Santuario decisero la sistemazione della cappella del Cenacolo, di fronte ad essa.
Il gruppo ligneo fu eseguito nuovamente ad opera di Andrea da Milano con le relative dorature di Alberto da Lodi; la decorazione della volta, invece, fu affidata a Luini, che dipinse in riquadri a due a due simmetrici quattro angeli recanti gli strumenti della Passione e l'Eterno Padre che si affaccia dalla balaustra nell'oculo centrale.
Quando fu conclusa la decorazione, Andrea da Milano diede disposizioni (1533) in merito alla costruzione del sopralzo e al posizionamento delle sue statue (di cui però non si conosce l'esatta posizione): in questa occasione fornì le sculture di un agnello, di tre vasi e di quindici pani da mettere sulla mensa e anche i due busti dei profeti Isaia e Abacuc per i tondi della facciata della cappella. In seguito la mensa si arricchì di altre suppellettili, quali dodici bicchieri, tre oliere e tre salini; tutti elementi che ora non sono più apparecchiati.
Inoltre l'autore completò la scenografia intagliando altre cinque statue, collocate su due mensole nella parete di fondo: a sinistra Gesù nell'orto del Getzemani con l'angelo, a destra gli Apostoli dormienti.
La cappella subì diverse trasformazioni nei secoli, il più importante dei quali avvenne nel 1596 , ad opera dell 'Ing. Lelio Buzzi, che dirigeva i lavori della facciata appena iniziati .
In seguito alla visita pastorale del mons. Albergato (o Albogasio), visitatore e vicario generale del card. Federico Borromeo, fu ordinato che i due piccoli altari delle cappelle della Passione e del Cenacolo venissero sostituiti da nuovi altari di dimensioni maggiori, atti alla celebrazione della messa. Per questo motivo la cappella venne allungata: tutto il complesso delle statue e del rialzo vennero smontati e ricollocati nel 1597, ma non fu mantenuta la stessa disposizione dell'artista poiché fu rifatta la tavola, come è testimoniato in una registrazione contabile.
Le statue furono montate secondo il seguente schema: Taddeo, Giacomo Minore, Andrea, Giuda, Bartolomeo, Giovanni, Cristo, Pietro, Giacomo Maggiore, Tommaso, Matteo, Simone e Filippo; quindi dall'aspetto differente rispetto a quello attuale.
Con l'allungamento rimasero solo le tredici statue della Cena, la nuova decorazione della volta venne completata da Francesco Volpino con altri due angeli in stile luinesco.
Andarono persi, infatti, gli affreschi di Cesare Magni sulla parete di fondo poichè fu abbattuta e su quelle laterali per il rovinio di alcune parti murarie: le statue dell'orazione dell'orto non furono più disposte nella posizione originaria per la presenza di una nuova grande apertura. I deputati, però, volendo che la scena fosse ancora rappresentata, il 25 ottobre del 1596, commissionarono a Camillo Procaccini di dipingere tre tele, aventi per soggetto Gesù nell'orto e il bacio di Giuda (sulle pareti laterali) e i servi che attendono alla tavola (sulla parete di fondo).
Andrea da Milano e Alberto da Lodi anticipano Gaudenzio Ferrari, poco prima che egli lavori al Santuario, costruendo una rappresentazione sacra in stile tableaux vivant, come già ne aveva fatto esperienza l'artista valduggiano presso il Sacro Monte di Varallo (dal 1507).
Lo scultore modella i volti di Cristo e degli Apostoli, crea giochi raffinati con i panneggi delle vesti, caratterizza la gestualità tentando di tradurre i moti dell'animo e le sottili vibrazioni psicologiche del Cenacolo vinciano, facendo immergere il fruitore nell'atmosfera del dramma di Cristo, colto proprio nel momento dell'annuncio, che vedrà traditore proprio uno degli apostoli. L'artista racconta lo stesso momento descritto da Leonardo, collocando le figure secondo lo stesso schema compositivo, da sinistra a destra: Bartolomeo, Giacomo Minore, Andrea, Giuda, Pietro, Giovanni , Gesù, Tommaso, Giacomo Maggiore, Filippo, Matteo, Taddeo e Simone.
Probabilmente l'autore è stato aiutato da uno o forse più allievi di bottega per esempio nell'apostolo Giuda e in tutte quei personaggi con larghi panneggi rigonfi.
Quest'opera costituisce un unicum di riproduzione del Cenacolo con sculture lignee a grandezza naturale, se si esclude una rivisitazione contemporanea di Marisol, conservato al Moma di New York.

Collocazione

Saronno (VA), Santuario della Beata Vergine dei Miracoli

Credits

Compilazione: Tasca, Anna (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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