La partenza

*Partenza da Milano.* *5 giugno* I due battaglioni sono schierati in bell’ordine, aspettano il segnale di partenza pieno di ardore e festosi nonostante la pioggia scrosciante. Romanticamente la natura offre un cielo scuro e melanconico a fare da sfondo alla tristezza dei Milanesi, padri, madri, fidanzate, che danno l’addio ai loro cari. Ali di folla festante, fanfare bellicose, bandiere tricolori alle finestre, leggiadre ragazze con le guance rosse e innamorate trepidanti accompagnano la schiera dei giovani volontari che attraversa Milano da Porta Ticinese a Porta Tosa (oggi Vittoria) passando per Porta Orientale (oggi Venezia). bq. Nebbiosa e presaga di triste giorno sorse l’alba del 5 giugno… un insolito tramestio, con convulso movimento agitava la bella Milano quella melanconica mattina. Il bruno aspetto del cielo faceva eco al cuore dei milanesi che all’addio de loro cari avvicinava. L’ultimo tocco del mezzodì squillava ancora per l’aura, e le nostre fila erano compiute. I due battaglioni schierati in bell’ordine sotto il porticato nella corte della nostra Caserma, festosi attendevano il desiderato segnale… Da un’ora attendevamo sotto l’armi, quando [giunse] il nostro Colonnello Pasotti cavalcante un lungo e magro cavallo di nero mantello, accompagnato dal suo piccolo stato maggiore. Allora lasciata la caserma schiera[mmo] in quella contrada e dopo breve rivista [fummo] disposti per squadra fu gridato “marsc” a cadaun battaglione stava alla testa l’alfiere portante spiegato i nostri vessilli, dono magnifico uno della C.[ontes]sa Verri _[Borromeo Arese Giustina in Verri 1800-1860, moglie di Gabriele figlio di Pietro Verri nel 1847 partecipò alla raccolta di fondi delle dame milanesi per i contadini bisognosi]_ e l’altro lavoro e dono delle Educande di … in Cont.[rad]a Torchio dell’Olio. [Carrobbio, Porta Ticinese]. *La nostra banda suonava bellicosa marcia. Animosi avanzavamo. Il fiore della Gioventù lombarda abbandonava la sua capitale e questa ad un ben condegno addio l’attendeva… La nostra dipartita da Milano fu veramente trionfale.* Corone e mazzi di fiori da per ogni dove ci venivano gettati e riconoscenti ce n’adornavamo. Per tutta quanto lungo è il cammino che dalla Caserma San Bernardino alla barriera di P.[or]ta Orientale conduce volgendo verso il Cordusio e di la dalla piazza del Duomo al corso Francesco infine alla barriera, tutte le case erano addornate _[sic]_ a festa. Bandiere tricolore, tappeti arazzi d’ogni sorta, che riunendo i più svariati colori porgevano al riguardante il più gradito contrasto. Balconi, finestre, terrazze, porte e botteghe tutte erano gremite d’interessate spettatrici e spettatori. Tre bande musicali coi loro armoniosi suoni cogli addii dei milanesi confondevansi… Lunghissimo il corso di P.[or]ta Orientale e la dove la sua larghezza è maggiore molti cocchi scoperti erano disposti in fila: da essi assai leggiadre figlie dell’Olona dimenticando l’imperversare del tempo lacrimose plaudivano alla nostra partenza. Là un padre abbracciando il figlio lo benediceva, altrove una madre rammentando al suo caro gli ultimi ricordi dati affettuosa lo baciava. L’innamorata vinto dall’estremo ogni terreno riguardo fra [le] braccia l’amato cingeva e nel lor muto linguaggio eloquenti parole scambiavano. L’amante all’amata giurando nuova fede d’un furtivo bacio le pudiche gote arrossava. Strette d’amico, addii di conoscenti, benedizioni da vecchi, auguri dai giovani ad ogni tratto rinnovavasi e strappavano lagrime d’amore… Tra questi brillavano molte gentili signore che la pioggia e il fangoso cammino non trattenne dall’accompagnare fin dove loro era dato, il figlio l’amante il fratello. Gli ultimi addii, gli ultimi baci più fervidi più amorosi giungevano al cuore. Oh giornata di paradiso, perche mai tramontasti? Il segnale della stazione era dato: partimmo.