Il Rinascimento

Il Rinascimento nel settore vetrario iniziò a metà del XV secolo a Venezia con l'invenzione da parte del vetraio muranese Angelo Barovier del cristallo, un vetro incolore e terso, basato sulla depurazione alchemica delle ceneri sodiche fondenti (l'allume catino proveniente dal Levante), oltre che sulla decolorazione col biossido di manganese, citato per la prima volta in una carta di Ragusa del 1453. Il vetrificante era costituito dai ciottoli quarzosi del fiume Ticino polverizzati. Si trattava di silice piuttosto pura, con un basso tenore di ferro. Angelo Barovier inventò anche un lattimo adatto alla soffiatura, un vetro bianco, opacizzato con calce di piombo e stagno, imitante le prime porcellane cinesi giunte a Venezia, citato nelle carte muranesi nel 1457.

Bottiglietta, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia

Bottiglietta, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia.

Vennero prodotti vetri di vari colori, blu, verde, acquamarina, ametista, rosso. La decorazione a smalto rinacque dopo un secolo di oblio. Alla decorazione a smalto venne presto abbinata la decorazione a foglia d'oro graffita, ricotta assieme agli smalti. Le decorazioni di tema sacro sono però piuttosto rare mentre prevalgono temi profani, inneggianti all'amore alla giovinezza e ad altri valori terreni. Non mancano figure mitologiche, scene di vita cavalleresca, putti, stemmi, ornati vegetali e geometrici. I maestri vetrai conseguirono velocemente un alto livello di manualità nella lavorazione a caldo. I numerosi tipi di bicchieri, calici, coppe, coppe su piede, tazze, piatti, bottiglie assunsero forme auliche ed eleganti, degne degli arredi rinascimentali, per lo più ispirate a quelle del vasellame metallico e ceramico.

Coppa su piede, Museo Civico Ala Ponzone - Cremona

Coppa su piede, Museo Civico Ala Ponzone - Cremona. Le coppe su piede costituiscono uno tra gli oggetti più frequenti nella produzione veneziana tra '400 e '500, e sono testimoniate da innumerevoli varianti. In prevalenza presentano piede e coppa realizzati con il medesimo vetro, ma vi sono anche alcuni limitati esempi di coppe blu/incolore o viola/incolore.

Tra le decorazioni a caldo venne adottata frequentemente la tecnica della 'meza stampaura' per ottenere nervature a rilievo.

Secchiello, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia

Secchiello, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia. Secchielli vitrei, che presentano differenti tipi di decorazione sono prodotti a Murano a partire dalla seconda metà del Quattrocento fino agli inizi del Settecento. Erano destinati anche all'esportazione, come documentato da un secchiello con il manico dorato e more, importato da Venezia per il duca di Albuquerque. I secchielli in vetro, di produzione veneziana, avevano forse anche una destinazione liturgica. La forma dei secchielli in vetro ricorda quella di analoghi oggetti in bronzo, ottone e argento, raffigurati, anche in alcuni dipinti veneziani della fine del XV e del XVI secolo: un secchiello in metallo con aspersorio figura ne Il sogno di Sant'Orsola di Vittore Carpaccio - 1495, Venezia, Gallerie dell'Accademia -, documentandone un uso sacro, mentre un analogo secchiello, dipinto in una tela di Paolo Veronese, Cena in casa Levi - 1573 circa, Venezia, Gallerie dell’Accademia - ne evidenzia un uso anche profano.

L'applicazione di fili e gocce e la soffiatura a stampo erano pratiche decorative consuete.

Piatto, Museo Civico Ala Ponzone - Cremona

Piatto, Museo Civico Ala Ponzone - Cremona. Realizzato con una particolare tecnica, che rinvia ad uno specifico gruppo di oggetti cinquecenteschi con analoghi segmenti in lattimo. La tecnica utilizzata prevedeva l'applicazione di un filamento avvolto a spirale - andamento che si può evidenziare al centro del piatto - una volta realizzate le costolature; ulteriormente soffiato l'oggetto, i tratti che non avevano aderito alla parte maggiormente rilevata si spezzavano e rimanevano perciò solo le porzioni corrispondenti al decoro a stampo.

Le forme essenziali dei soffiati valorizzavano il decoro simile ad un merletto ma verso la fine del secolo la filigrana a retortoli – caratterizzata da fili di lattimo a spirale all’interno della parete - venne anche adottata per complessi vasi soffiati a stampo con figure di leoni o di grifoni a rilievo.

Brocca, Museo Civico Ala Ponzone - Cremona

Brocca, Museo Civico Ala Ponzone - Cremona. Questo prezioso e raffinato oggetto testimonia l'abilità raggiunta dai vetrai nella realizzazione di oggetti in filigrana. In particolare questa forma, ispirata a modelli classicheggianti si ritrova frequentemente realizzata con tale tecnica. Le brocche con questa forma trovano i loro corrispettivi pittorici nell’iconografia veneziana del '500: Paris Bordone le rappresenta nell'Ultima Cena nella Chiesa veneziana di S. Giovanni in Bragora ed anche Tiziano nel noto Baccanale del Museo del Prado a Madrid.

La foglia d'oro, verso la fine del XV secolo, venne applicata al vetro anche nel corso della lavorazione a caldo.

Coppa su piede, Museo Ala Ponzone - Cremona

Coppa su piede, Museo Ala Ponzone - Cremona. Le coppe su piede costituiscono uno tra gli oggetti più ricorrenti nella produzione muranese tra tardo '400 e primo '500; sono presenti in buon numero sia in collezioni pubbliche che private, e la loro varietà dimostra la fantasia dei vetrai veneziani dell'epoca. Questi oggetti si differenziano, oltre che per le diverse proporzioni di coppa e piede, per la presenza o meno di costolature e/o per la presenza di smalti policromi. All'interno di quest’ultimo gruppo la disposizione ed il diverso sviluppo del decoro crea ulteriori distinzioni nella valutazione. Il pezzo di Cremona presenta sia una decorazione a meza stampaura che a smalto. Sono ampiamente note coppe che propongono questo binomio; il motivo a pelte - definito anche "a squame" -, in questo genere come in altri tipi di oggetti, è inoltre il più diffuso ma, nel nostro esemplare, ha uno sviluppo del tutto peculiare. Infine il pezzo presenta un piccolo disassamento tra coppa e piede ed una leggera deformazione rilevabile sull’orlo, probabilmente dovuti alla seconda esposizione al calore per fissare gli smalti. La pittura infatti veniva applicata a freddo, una volta realizzato l'oggetto, che poi veniva nuovamente infornato per far fondere e fissare in modo definitivo il decoro.

L'incalmo, che permette di saldare a caldo lungo il bordo della bocca due soffiati diversi, risale alla seconda metà del secolo.

Bicchiere e piattino, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia

Bicchiere e piattino, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia. I due pezzi sono da ascrivere alla produzione veneziana della fine del Seicento e dei primi del Settecento sia per la complessità esecutiva della filigrana che per la tipologia dell'oggetto.

Il vetro a ghiaccio compare per la prima volta in un documento muranese del 1570.

Secchiello, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia

Secchiello, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia.

Nel 1549 Vincenzo d'Angelo brevettò il graffito a punta di diamante applicato ai soffiati.

Sottocoppa, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia

Sottocoppa, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia.

L’incisione a punta di diamante fu applicata la prima volta a Murano, per decorare gli specchi, introno al 1539, da Vincenzo Angelo dal Gallo. Dieci anni dopo fu impiegata anche sui soffiati sempre dello stesso maestro muranese. Si affermò per tutto il Cinquecento, connotata da motivi schematici, astratti e a “grottesca”. Nel Seicento e fino ai primi due decenni del Settecento, invece, prevalse una decorazione, sempre a punta di diamante, ma con motivi naturalistici, talvolta con animali, raffigurati con maggiore libertà compositiva). Ad esso venne spesso abbinata la pittura a freddo, mentre passò di moda la pittura a smalto. La pittura a freddo, inadatta a vetri d'uso perché facilmente deperibile, venne adottata per complesse composizioni, spesso tratte da dipinti di Raffaello, divulgate dalle acquaforti di Marcantonio Raimondi. I nuovi vetri veneziani del XV ed ancor più del XVI secolo godettero di un veloce e vastissimo successo presso la ricca borghesia, la nobiltà e i sovrani d'Italia e di tutta Europa, che acquistarono e commissionarono preziosi soffiati, anche con decorazioni includenti i loro stemmi, presso le vetrerie di Murano. Soprattutto nel XVI secolo i vetrai muranesi, contravvenendo alle leggi della Repubblica di Venezia, vennero stimolati dalle richieste del mercato estero ad emigrare in città straniere dove produssero vetri di stile veneziano con materie prime e tecniche veneziane, istruendo i colleghi di quei paesi nei segreti del lavoro vetrario veneziano. Si ebbe così il fenomeno della vetraria alla 'façon de Venise', alla moda di Venezia. Questa produzione ampiamente diffusa a livello europeo imitò i pezzi muranesi in modo fedele tanto da rendere talvolta complessa una individuazione certa dell’origine ma anche sviluppando, sulla base di modelli e tecniche veneziane, una produzione originale.
Coppa biansata, Museo Civico Ala Ponzone - Cremona

Coppa biansata, Museo Civico Ala Ponzone - Cremona.

Coppa su piede, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia

Coppa su piede, Musei Civici del Castello Visconteo - Pavia. I soffiati decorati a smalto con fiori e foglie verdi, talvolta arricchiti da uccelli dalle piume bianche o da figure femminili e maschili, sono ascritti alla produzione vetraria catalana. I motivi decorativi a smalto di area spagnola incontrarono un certo successo nella produzione storicista della fine dell'Ottocento e dei primi anni del Novecento.

In Italia come centro di produzione alla façon de Venise si distinse Firenze, dove i vetrai di Murano lavorarono in fornaci attive all'interno dei palazzi medicei e realizzarono vetri di stile veneziano e modelli disegnati dagli artisti della corte dei Medici. In alcuni paesi la vetraria alla façon de Venise assunse dei caratteri prettamente locali. Ciò avvenne soprattutto in Spagna, con i vetri decorati a caldo e a smalto. In Inghilterra con i cristalli incisi a punta di diamante di Verzelini, in Germania con i vetri dipinti a smalto. Questi ultimi, in vetro incolore o in vetro blu, erano dipinti con scene di vita quotidiana o ispirate da favole.