Letteratura di Ancien Régime: da Bartolomeo Taegio a Marc'Antonio Dal Re

*Letteratura di Ancien Régime: Bartolomeo Taegio* Nel 1559 veniva pubblicato il dialogo _La Villa_ di Bartolomeo Taegio, dedicato all’imperatore Ferdinando I. Nell’opera sono menzionate, sebbene non descritte, ben 43 ville appartenenti al patriziato milanese, tra le quali spicca il "palazzo Secco Borella Trotti":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-09337/ di Vimercate, nell’ambito di un elogio al conte Ludovico Secco, suo proprietario, il cui ritratto si conserva nell’antica quadreria, distribuita nelle sale affrescate al piano terreno del palazzo. Egli è definito _“generoso e magnanimo”_ e _“si vago della villa et studio delle belle lettere cotanto amiche del silentio delle campagne, che spesse fiate abbandona Melano per la sua amenissima villa di Vimercate”_. Il lavoro di Taegio può essere considerato, pertanto, la prima testimonianza a stampa ove si siano menzionate le ville dell’area briantea, mirante a sottolineare la volontà dell’élite milanese di far proprie le forme dell’aristocratica vita di corte della monarchia cattolica, nell’ambito delle quali non poteva mancare il “saper villeggiare”. *Letteratura di Ancien Régime: Marc’Antonio Dal Re* La concezione tipica della società di Antico Regime, che individuava nella villa il segno di autolegittimazione aristocratica e di distinzione di ceto, si ritrova quasi inalterata duecento anni dopo il Taegio, nel celebre volume di incisioni di Marc’Antonio Dal Re intitolato _Ville di delizia o siano palagi camperecci nello Stato di Milano_. Pubblicato in due diverse edizioni (1726 e 1743) in questo volume non mancano esaltazioni di influenti esponenti della nobiltà dello Stato di Milano e aggiornamenti al nuovo assetto politico internazionale. In esso vi si presentano, _“a gloria della nobiltà milanese”_, circa una quindicina di residenze, esemplificative delle _“più nobili ville che sono in questo Stato”_. Con una declinazione di fasto e di magnificenza ancora barocca, per la prima volta con un ricco apparato incisorio dedicato agli esterni e ai giardini di famiglie politicamente fedeli all’arte del governo asburgico (es. i Belgioioso, gli Arconati, i Clerici e i Cusani), vengono descritti i modi di vita e i luoghi di villeggiatura di loro proprietà. Spazio minore, circa una pagina di descrizione e una tavola incisa con veduta generale del complesso, è dato al palazzo di Moncucco, allora di proprietà del conte Carlo Bolagnos, fortemente riconoscibile nell’attuale struttura della "villa":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-01267/, e alla "dimora":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-09369/ dei Gallarati Scotti di Oreno: entrambi complessi architettonici destinati a larga fortuna storiografica nel corso dell’Ottocento.
Brugherio, Villa Bolagnos Andreani Sormani, Veduta generale della villa (Fototeca ISAL, fotografia di L. Tosi)Brugherio, Villa Bolagnos Andreani Sormani, Decorazione scultorea della fontana (Fototeca ISAL, Foto di R. Bresil)Brugherio, Villa Bolagnos Andreani Sormani, Decorazione scultorea dell
*Altri esempi della letteratura di Ancien Régime* L’esaltazione dell’ideale vita in villa fu presente anche nella seconda metà del secolo XVIII, con pubblicazioni celebri quali l’articolo _Le delizie della villa_, edito da Pietro Verri nel "Caffè", e il contributo di Giuseppe Visconti _Descrizione d’una famiglia rustica_. Sebbene non compaia nessun riferimento a complessi esistenti, le aspirazioni di Verri per una villeggiatura degna di un aristocratico illuminato, sia per caratteri tipologici, sia per la presenza di una sala dedicata alle scienze naturali e alle macchine per esperimenti, sia per il giardino all’inglese e il possibile utilizzo a fini pratici di parte di esso, avrebbero certamente potuto essere state convertite in una delle ville della sua famiglia. Fu però "Ornago":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-05294/ la sede da lui prescelta per una più modesta e rinnovata misura del vivere. Riteneva invece inadatta la "residenza":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-00961/ antica dei Verri di Biassono, oggetto di recenti rifacimenti in chiave rocailles che non godevano dell’apprezzamento di Pietro, come si evince dalle lettere al fratello Alessandro. Qui tuttavia, un progetto di trasformazione, in direzione di un più razionale sfruttamento agricolo della tenuta, fu messo in pratica, tra la fine del Settecento e i primi decenni del secolo successivo, dal fratello minore Carlo.