Il centro monumentale

Seguendo il percorso che dalla centrale piazza Roma giunge al margine meridionale del nucleo storico di Vimercate, si incontrano in serrata successione i maggiori complessi architettonici del luogo: a ponente è dapprima palazzo Trotti, seguito quindi dall’ "ospedale":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/3m080-00085/ e dall’attiguo "convento di San Francesco":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-00094/, poi casa Banfi, unitamente ai rispettivi parchi; a levante, il vasto insieme di villa Sottocasa col relativo parco, subito appresso –dopo il vicolo Serponti, in antico Monzani, seguito da villa Serponti. *Palazzo Trotti* Vimercate, Palazzo Trotti (Fototeca ISAL, fotografia di E. Vicini) "Palazzo Trotti":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-09337/ è attestato sulla piazza Unità d'Italia con una cortina a due piani dalla quale emerge una torre quadrangolare tronca, al cui piede è aperto un mistilineo portale di ingresso. Il complesso è organizzato attorno al corpo centrale affacciato sulla corte d’onore e, all’opposto, verso il parco, dove si afferma lo schema tipico ad U delimitato da ali laterali. Alla severa immagine architettonica si contrappone il vasto ciclo pittorico allestito nelle sale interne, con scene mitologiche riconducibili a tre distinte fasi decorative settecentesche. Alle più antiche, dedicate a Cleopatra, a Semiramide, ad Ercole e a Minerva, si aggiunsero le Sale dell’Olimpo, di Atlanta, di Diana, di Angelica e Medoro, di Piramo e Tisbe e di Andromeda, opera del ticinese Giuseppe Antonio Orelli. E’ opera di Carlo Donelli, detto il Vimercati, la Sala di Bacco, al primo piano. Una lontana testimonianza dell’edificio, rinnovato tra la fine del XVII e il XVIII secolo, risale probabilmente al 1559, quando fu dato alla stampa _La villa_, volume nel quale Bartolomeo Taeggio raccontò della presenza di Lodovico Seccoborella nella _"sua amenissima villa di Vimercato"_. Fu Giovanni Battista Seccoborella ad avviare alla fine del Seicento una complessa opera di trasformazione, protrattasi sino alla seconda metà del XVIII secolo congiuntamente alla sistemazione del milanese palazzo di via Borgonovo. Coi lavori proseguiti dal figlio Francesco sino al 1701, il palazzo prese l'impianto generale, mentre nei decenni successivi fu impostato il rinnovamento della facciata verso la corte d’onore. Ai Seccoborella, feudatari in Vimercate, succedettero nel 1739 i Trotti che vi mantennero dimora sino alla metà dell'Ottocento, quando il palazzo, ormai abbandonato, fu venduto al locale Municipio che nel 1862 vi adattò la propria sede. A partire dal secondo dopoguerra la tutela del palazzo è stata centrale nel dibattito pubblico vimercatese, prefigurando i successivi interventi di restauro e valorizzazione. *Villa Sottocasa* Vimercate, Villa Sottocasa (Fototeca ISAL, fotografia di D. Garnerone) Poco oltre, lungo via Vittorio Emanuele, è "villa Sottocasa":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-09309/, eretta sul luogo di un antico edificio negli ultimi decenni del Settecento dai Visconti di Brignano. Il complesso ha impianto a U, con cortile d'onore centrale sul quale domina il fabbricato padronale su tre piani con una neoclassica facciata conclusa da una balaustra timpanata. A lato, i corpi minori delimitano tre corti di servizio. Più oltre è il grande parco, fortemente rimaneggiato tra il XIX e il XX secolo. Il prospetto principale è suddiviso in due partiture da una cornice mistilinea, con lesene binate poco aggettanti e finestre inquadrate da semplici cornici. Al centro del piano nobile è un balcone con ringhiera in ferro battuto di fattura ottocentesca, caratterizzato dalle iniziali Ponti e Sottocasa che rimandano all'unione matrimoniale di Luigi Ponti con la contessa Elisabetta Sottocasa, avvenuta nel 1865. La facciata posteriore, rivolta al parco, presenta una immagine più sobria, pur non mancando di elementi decorativi. Ampio l’apparato decorativo dei saloni di rappresentanza dove rimangono testimonianze del periodo otto-novecentesco, in particolare nel Salone d'Onore, voltato su una cornice di stucchi e fregi, accanto ad altre sale con decorazioni più tarde. La dimora giunse per successione alla famiglia Sottocasa che nella prima metà del Novecento modificò principalmente il piano nobile. L’acquisizione pubblica fu avviata negli anni Ottanta, con una parte consistente del parco, e conclusa nel 2001 con la villa e la restante porzione del parco. Malgrado l’impegno, l’integrità del complesso non è stata mantenuta, venendo a mancare all’acquisizione pubblica l'ala nord della villa, le serre ed il granaio. All’imponente piano di interventi mirati al recupero architettonico e alla valorizzazione del bene, si è aggiunta la creazione di un polo culturale di alto profilo, con la sede dell'Assessorato alla Cultura e il Museo per il Territorio, dotato di spazi multifunzionali ancora in fase di completamento. *Villa Serponti* Vimercate, Villa Serponti (Fototeca ISAL, fotografia di D. Garnerone) Contigua è "villa Serponti":http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-09310/, passata alla storia come risultato di un complesso intervento di trasformazione di un edificio preesistente, avviato nella seconda metà del XVIII secolo dai Serponti, marchesi di Mirasole –Caltignaga, nella pianura novarese– ed esponenti di una ricca casata che, alle cospicue e consolidate rendite aggiunse attività imprenditoriali, con la lavorazione dei metalli al maglio nelle fucine del lecchese. L’impianto ad U rivela la matrice più consueta delle ville nobiliari lombarde, edificate lungo un arco temporale alquanto ampio e affermatesi in particolare tra il Settecento e l’Ottocento nell’area milanese. La dimora è certo meno appariscente di altre, a ragione della modesta cortina edilizia che delimita la proprietà verso lo spazio pubblico, alterata al piano terra da adattamenti alla funzione commerciale del tutto estranei alla regola rappresentata dalla settecentesca costruzione. E’ nel portale di accesso centrale, sormontato da un balcone, che si riconoscono gli elementi distintivi della signorile dimora, manifesta solo nello spazio del cortile interno. L’impianto planimetrico irregolare deriva dal fabbricato principale cui sono addossati fabbricati minori ad uso di pertinenza, lungo il bordo a sud. Il corpo della villa, elevato su due piani, presenta su corte i prospetti più significativi, l’uno aperto dal portico e tripartito da lesene, l’altro, rivolto a sud, con una serie regolare di finestre e due balconi simmetrici a lato. All’interno rimangono alcuni ambienti di particolare bellezza, con lo scalone monumentale coperto da un soffitto ligneo cassettonato a “passasotto”, interessato da un recente restauro che ha messo in salvaguardia i pregevoli dipinti a volute e vegetali e le cornici modanate in stucco di impronta rococò. Fra gli spazi pertinenziali si ricordano la serra grande, con il prospetto verso il cortile aperto da vetrate e concluso da un coronamento a balaustra, e il giardino alberato con vasche fontana e gruppi scultorei.