14. L'Agricoltore lomellino

Dall'1/7 luglio 1881 (a. II, n. 35) §L'agricoltore lomellino e novarese§. Dal 4/gennaio 1883 (a. IV, n. 1) §L'agricoltore lomellino§.

Sottotitolo Giornale agricolo, economico e d'annunzi poi nessuno.
Luogo Mortara.
Durata 18-19 marzo 1880 (a. I, n. 1) - 19 gennaio 1883 (a. IV, n. 3).
Periodicità Quindicinale poi bisettimanale poi settimanale.
Direttore Giuseppe Pollini poi Annibale Strada poi Domenico Gabrielli.
Gerente Nessuno, poi Costantino Temporelli.
Stampatore Mortara, Tipografia editrice Paolo Botto.
Pagine 4.
Formato [microfilm].

Nato per iniziativa di Giuseppe Pollini, direttore dell’Agenzia Lomellina che tratta acquisti, vendite e affitti di terreni, il giornale spera di “incontrare il favore dei più tra i lomellini, cui sta a cuore il benessere dell’agricoltura, principale fonte del commercio e dell’industria, insomma della prima ricchezza nostra” (Ai lettori, 18-19 marzo 1880). Nella stessa presentazione al lettori il giornale si dichiara decisamente apolitico: “Non ci occuperemo né punto né poco di politica […] Noi ci asterremo affatto dalla politica e dalle polemiche personali, perché sta in noi ferma e radicata la convinzione che le discussioni politiche avrebbero a fare col nostro compito come i cavoli a merenda”. L’anonimo estensore dell’editoriale di presentazione ai lettori confida anche nella collaborazione dei lettori per la buona riuscita del giornale e caldeggia la collaborazione degli insegnanti elementari che fanno istruzione agraria, specie nelle scuole serali, ripromettendosi di segnalare “alla pubblica stima il nome di quegli insegnanti che raccolgono più copiosa messe di frutti nella nobile […] scienza dell’agricoltura”. Proprio l’insistenza sulla necessità di diffondere l’istruzione agraria caratterizzerà il giornale nella sua prima fase di attività. Numerosi articoli affermano l’esigenza di istituire scuole di complemento per insegnare a coltivare la terra (Istruzione agraria, 29-30 aprile 1880; Scuola agraria, 13-14 maggio 1880); e lo stesso giornale si preoccupa di divulgare nozioni tecniche attraverso dialoghi didattici (Sull’uso della calce per decomporre i concimi, 1°-2 aprile 1880) e gli articoli di Domenico Gabrielli, veterinario di Garlasco (Gabrielli, che si firma con lo pseudonimo di Digi, cura la Storia di un manipolo di foraggio, una lunga serie di articoli sull’alimentazione e la digestione dei bestiame).

Una generica posizione di solidarismo sociale porta il giornale ad interessarsi delle condizioni dei contadini. In un articolo sull’emigrazione, “una delle piaghe che funestano l’agricoltura”, il giornale si compiace di osservare che essa non è un fenomeno rilevante in Lomellina, grazie all’ammissione dei contadini nella Società operaia (“tanto benemerita per ogni riguardo”), in un “patriottico sodalizio” che “rivela la santa idea dei promotori che la inspirava pel bene della classe dei contadini e la benevolenza dei saggi operai che la approvava”. Oltre alle società operaie, aggiunge il giornale, i contadini possono avvalersi delle casse di risparmio, “vera manna del cielo per l’operaio e il contadino” (L’agricoltura e l’emigrazione, 1°-2 aprile 1880).

Lo spirito filantropico del giornale si manifesta, oltre che nell’apprezzamento per la creazione di forni cooperativi e di società di mutuo soccorso (di cui vengono riportati gli statuti), anche nella proposta di cambiare l’epoca dei patti agrari tra proprietari e fittavoli o coloni per far sì che i secondi ricevano “lode e compenso, che tanto valgono per unire in buona relazione padroni e servi” e per permettere che il colono si affezioni al padrone (Convenzioni agricole , 27-28 maggio 1880).

Per debellare i furti campestri il giornale ripropone la necessità di creare società di mutuo soccorso per i contadini, ma anche di instillare in loro i principî religiosi (“Guai se il contadino non avesse il freno della religione, sarebbe peggiore delle bestie!”) e di istruirli (Del furto campestre e dei mezzi per prevenirlo e reprimerlo, 8?9 luglio 1880).

Oltre a questi articoli di taglio “sociale”, il giornale riporta una serie di notizie sull’attività agricola della Lomellina, alcuni articoli (firmati con lo pseudonimo di Claudicans) di bibliografia e culturali (La Lomellina all’Esposizione nazionale di Torino d’arte antica e moderna, 24?25 giugno 1880), le comunicazioni dei comizi agrari del circondario di Lomellina e Vigevano.

Fin dal primo numero il giornale dimostra un grande interesse per la questione delle acque demaniali nel Vercellese, nel basso Novarese e nella Lomellina e per l’ampliamento del canale Cavour: «L’Agricoltore lomellino» invita gli utenti ad associarsi per ampliare il canale, facendo all’est della Sesia ciò che era stato fatto dall’Associazione generale dell’ovest (gli articoli su questo argomento vengono firmati con lo pseudonimo di Carle). Un altro degli argomenti trattati dal giornale è la perequazione dell’imposta fondiaria, con la conseguente necessità di un unico catasto generale in tutto il regno.

In fondo alla terza pagina si trovano sempre le notizie sulle quotazioni dei prodotti agricoli e del consolidato italiano, mentre la quarta pagina è destinata alla pubblicità (specialmente della Tipografia Botto e dell’Agenzia Lomellina).

Dal numero 9 dell'8-9 luglio 1880 il giornale presenta “un sunto riguardante le cose agricole” tratto da diversi giornali, specie dal «Bollettino di agricolura». Si tratta di brevi articoli sulle innovazioni della scienza agraria (il giornale caldeggia una maggiore diffusione di “metodi meccanici” nell’industria agraria) e di brevi saggi di zootecnia.

Il principale obbiettivo del giornale, comunque, resta quello di propugnare l’esercizio privato dell’irrigazione con le acque demaniali, e a questo argomento viene dedicato un articolo su ogni numero. Il dibattito sulla questione assume una particolare intensità quando Strada è costretto a dimettersi da presidente del Comizio agrario di Mortara, in seguito alle accuse mossegli da Ercole Volpi, direttore della «Gazzetta lomellina». Annibale Strada, presidente del Comizio agrario di Mortara dal 26 marzo 1880, durante l’assemblea generale di Vercelli dell’11 febbraio 1881 era stato eletto presidente della commissione esecutrice per l’impianto di una Associazione cooperativa irrigua tra Sesia e Ticino; e in quella veste aveva elaborato un progetto di statuto per un’associazione generale irrigua (riferito con numerosi articoli sul giornale), attirandosi le critiche di Volpi.

Nonostante il largo spazio dedicato dal giornale alla polemica tra Strada e Volpi (si arriva alla convocazione di un giurì d’onore), «L’Agricoltore» non tralascia altre questioni di attualità. Alla fine del 1881 la direzione fa un consuntivo dell’attività del giornale: “Fa poca politica, ma buona, perché agricola. Tali quella del macinato, quella del corso forzoso, quella dei trattati di commercio, quella ferroviaria; epperò registra le tardive ma necessarie conversioni sulla prima, studia gli effetti della seconda, teme quelli della terza, e vorrebbe vedere migliorata la quarta, sempre in relazione alle attinenze che tutte hanno colla multiforme produzione del lavoro campestre” (Consuntivo, 29 dicembre 1881. Molti scritti, infatti, sono dedicati alla costruzione di linee ferroviarie nella zona (Genova-Mortara), mentre viva preoccupazione per l’economia lomellina suscita il trattato di commercio con la Francia.

In vista delle elezioni politiche del 1882 il giornale prende posizione invitando a non fidarsi dei clericali e dei repubblicani, mantenendosi “sul sodo terreno monarchico costituzionale”. Le misure invocate dal giornale per risolvere la crisi agricola sono: la perequazione dell’imposta fondiaria, la riduzione delle tariffe di circolazione dei prodotti e dei mezzi agrari, la revisione del trattato di commercio con la Francia, la riduzione delle tariffe delle acque demaniali. «L’Agricoltore» appoggia anche la creazione, da parte del Comizio agrario di Torino, di un’Associazione elettorale agricola che rappresenti, in caso di elezioni, gli interessi della classe degli agricoltori. Dal 22 maggio 1882 il giornale pubblica anche degli articoli dell’ex deputato Enrico Montezemolo, di tendenze moderate, il quale si propone di “aprire gli occhi del cervello alla maggior parte degli elettori nella prossima lotta elettorale”.

Durante il secondo anno di vita il giornale cambia direttore e nome (7 luglio 1881). Giuseppe Pollini viene sostituito da Annibale Strada, presidente del Comizio agrario di Lomellina, mentre il nuovo titolo è «L’Agricoltore lomellino e novarese». Il giornale diventa bisettimanale, con uscita il lunedì e il giovedì, viene ingrandito il formato, ma rimane di 4 pagine con l’ultima dedicata alla pubblicità.

Nella sua nuova fase il giornale si propone di studiare la questione dell’Associazione cooperativa irrigua per tutto l’agro novarese-lomellino, interessante tutto il territorio compreso fra il canale Cavour, il Ticino, il Po e la Sesia (per questo viene aggiunta al titolo la dicitura “novarese”), di curare gli interessi dei singoli comuni, di proporre oltre agli studi economici anche contributi letterari, di mantenere e ampliare le speciali corrispondenze con Roma, Torino e Milano.

Il giornale, sotto la direzione Strada, non si impone un’assoluta astensione dalla politica, ma si schiererà “ove la coscienza ci farà credere che risieda la giustizia e la verità” (Ai lettori, 7 luglio 1881).

La nuova natura del giornale, non più solo agricolo, appare definitivamente dal numero del 1° agosto 1881. L’ordine delle materie è il seguente: notizie estere, notizie interne, provincia, circondari di Novara e Mortara, irrigazione, agricoltura e commercio agricolo, letteratura, varietà, consolidato e mercati. Dallo stesse numero le notizie estere ed interne vengono stampate in caratteri più minuti per porre l’attenzione e dedicare più spazi agli argomenti locali, agricoli ecc.

Dalle notizie estere trapela un vivo antifrancesismo del giornale, mentre alcuni articoli evidenziano un atteggiamento poco aperto nei confronti della questione sociale. In un articolo sull’argomento P. A. Minoli (che scrive con regolarità articoli di botanica sul giornale) dice che non bisogna insegnare ai meno abbienti a “godere”, non si deve esortarli al “cambiamento in meglio della loro posizione sociale, evocandoli a tutte le libertà”, perché così facendo “si faranno delle rivoluzioni, non delle riforme”; ai meno abbienti, secondo il Minoli, bisogna invece insegnare a “soffrire”, per evitare “il sentimento popolare contro gli abbienti”, generato anche “dall’atteggiamento sovvertitore che prende la stampa politica liberale immoderata” (Questione sociale, 18 agosto 1881).

Negli articoli politici non mancano le critiche alla Sinistra, accusata di aver introdotto una politica di sprechi, mentre viene lodato il rigore della Destra.

Mentre il giornale accentua sempre più i suoi contenuti politici (largo spazio è occupato da una spiegazione della nuova legge elettorale), nel numero del 12 ottobre 1882 lo Strada annuncia che per “avvenimenti di famiglia altrettanto dolorosi che imprevedibili” è costretto ad abbandonare la direzione del giornale, affidata a Domenico Gabrielli.

Alle elezioni il giornale appoggia esplicitamente il partito “sinceramente monarchico?costituzionale” contro i candidati radicali. I candidati appoggiati sono: Benedetto Cairoli, Emanuele D’Adda, Pasquale Valsecchi, Bernardo Arnaboldi e, soprattutto, Filippo Cavallini, segretario particolare di Depretis. La scelta del giornale si rivela fortunata e tutti i candidati appoggiati vengono eletti.

«L’Agricoltore», nel frattempo, ha perso sempre di più il carattere di giornale agricolo, nonostante la presenza di alcuni articoli sulle tecniche di coltivazione. Un segnale importante di questo snaturamento è il fatto che dal numero 49 del 19 giugno 1882 non vengono più riportate le informazioni sui mercati, sostituite da una rubrica di sciarade e logogrifi.

Col numero 101 del 23 dicembre 1882 il giornale, che sta per entrare nel quarto anno, dovrebbe Cominciare, secondo i responsabili, “la sua vera vita politica”, stando “in prima linea a combattere per tutte le nobili e generose idee di progresso e di libertà, secondo i programmi svolti dai nostri egregi deputati nelle ultime elezioni, specialmente dall’onor. Filippo Cavallini”. La periodicità, però, viene ridotta da bisettimanale a settimanale, nonostante l’aumento del formato e le pagine di 4 colonne. Si cerca di riportare il giornale all’antica impostazione e questo sforzo è evidente dalla ripresa del vecchio titolo: «L’Agricoltore lomellino». Dopo pochi numeri, però, il giornale interrompe le pubblicazioni.

D. Va.

Raccolte: PV003: 1880-1883.