359. Gazzetta agricola

Sottotitolo Nessuno, poi Settimanale. Promotrice della Cooperativa agricola italiana poi Messaggero delle campagne. Promotrice della Cooperativa agricola italiana poi Messaggero delle campagne. Promotrice della Cooperativa agricola italiana di colonizzazione interna.
Luogo Milano.
Durata 1° gennaio 1888 (a. I, n. 1) - 30 gennaio 1921 (a. XXXII, n. 5*). Dal 1905 si fonde con il «Messaggero delle campagne» di Roma. Nel 1918 e nel 1919 la numerazione resta ferma all'anno XXX.
Periodicità Settimanale.
Direttore Leon Augusto Perussia (direttore responsabile) poi Cesare Ballerini (redattore responsabile).
Editore Emilio Quadrio poi Successore Carlo Brigola poi nessuno, poi Soc. editoriale italiana, editrice proprietaria.
Stampatore Milano, Tipografia degli operai poi Tip. Bernardoni di C. Rebeschini e C. poi Tipografia Ogliani & C. poi Società Tipografica Lombarda poi Tip. Marcolli e Turati poi Tipografia Francesco Marcolli poi Tipografia F. Marcolli & C. poi Stabilimento Tipografico Pizzoni & Rigamonti poi Stab. Tip. Lit. Parini Pizzoni e C. poi Tip. Zerboni.
Pagine Da 2 a 8.
Formato Da 44x31 cm. a 64x45 cm.
Note Dal 1895 al 1905 regala agli abbonati l'«Annuario agricolo illustrato», poi rimpiazzato con libri unici. Dal 1913 contiene alcune illustrazioni.

Si tratta di una delle più autorevoli, battagliere, interessanti e diffuse riviste di agricoltura uscite in Italia tra Ottocento e Novecento. Ai problemi irrisolti dell’agricoltura, bisognosa di investimenti, di bonifiche, di scuole specializzate, di agevolazioni creditizie e fiscali e più in generale di una politica di costante sostegno per combattere la crisi e lo spopolamento delle campagne, nonché alle scelte operate dai vari ministeri o dalle amministrazioni locali e all’evolversi del mondo contadino anche sotto i profili morale, politico e sociale sono dedicate le pagine della «Gazzetta», ricchissima di dati, inchieste, commenti, proposte e articoli originali, quasi sempre firmati. Pienamente raggiunto appare il suo intendimento di “costituire d’un foglio economico, il più economico di quanti esistano, un mezzo potente di diffusione de’ principî razionali d’economia e delle pratiche agrarie, e così informarlo che, pur rimanendo popolare, non cessi d’essere elevato” (La Direzione, Un ringraziamento, 1° gennaio 1888). È a questi “principii razionali”, a questa “praticità”, alla sua facile lettura, insieme con l’attenzione, mai acritica, rivolta alla politica economica italiana, che si deve l’ampia diffusione della rivista, la quale già alla fine del primo anno di vita conta 10.000 copie e il 2 gennaio 1921, in uno degli ultimi numeri reperiti, dichiara di contare ancora su “parecchie migliaia” di abbonati, spiegando questo successo con la sua natura di foglio “ad un tempo... di lotta, di propaganda e di insegnamento”.

Altrove la rivista può vantarsi della sua natura “libera ed indipendente” perché “vive di fondi proprii” (La Direzione, Ai lettori, 9 settembre 1888), ma non nasconde l’incongruenza di cercare il proprio pubblico fra gli agricoltori, un’esigua minoranza dei quali è in grado di leggere (Carlo Kienerk, L’avvenire per questo giornale, 18 novembre 1888).

Il primo direttore, Leon Augusto Perussia, è giornalista acuto ed esperto: già “redattore per la direzione” dell’«Italia agricola» e collaboratore di altri periodici (cfr. il necrologio scritto da Cesare Ballerini e Camillo Mancini sul numero dell’8 agosto 1915), attraverso i suoi editoriali che aprono quasi ogni numero della «Gazzetta», la indirizza verso un preciso obbiettivo; il miglioramento morale ed economico delle classi agricole, imprimendole quel carattere approfondito e polemico che non verrà più meno. Un altro, o al massimo altri due articoli trattano dei fatti economici, finanziari e politici più importanti della settimana; seguono nelle pagine centrali gli articoli di scienze agrarie (orticoltura, veterinaria, igiene, descrizioni di stabilimenti agricoli, consigli per migliorare le coltivazioni e la produzione o per curare le malattie delle piante) e le corrispondenze da tutta Italia, opera di collaboratori e abbonati, sulle condizioni agricole delle diverse regioni. Mancano invece quasi del tutto articoli o corrispondenze sull’economia estera: solo dopo il 1900 il periodico inizia ad interessarsi alla politica economica degli altri paesi. Numerose e accurate le rubriche fisse: “Cronaca” (con brevi notizie su mostre, esposizioni, concorsi, istituti agrari, conferenze, credito) e “Mercati” (con i prezzi di cereali, frutta, canapa, lino, bestiame, vino, legna, foraggi, sementi, burro, formaggi, uova, olio, latte, ecc. sulle piazze d’Italia), alle quali dal 1890 se ne aggiungono altre di “Notizie bacologiche”, “Raccolti, produzioni, scambi”, “Concorsi, mostre, congressi, ecc.”. L’ultima pagina è riservata alla pubblicità.

Nei primi anni pubblica anche un’appendice con brevi testi letterari, per lo più di tema campagnolo, o articoli descrittivi di botanica, zoologia, geografia e storia: fra gli altri, Una veglia di contadini nella Beauce, di Emile Zola, racconto tratto dalla Terre; Spirito ribelle, dramma campestre sulla lotta “fra lavoro e capitale, fra coloni e proprietari, fra obbligati e fittabili... fra il crollo dei vecchi ideali economici e il soffio ardente della nuova utopia sociale” (dall’annuncio sul numero del 19 agosto 1888); le 52 Conversazioni domenicali fra proprietario e colono di F. Trevisan del 1891; il Calendario orticolo di L. Varini del 1892; e le 33 puntate di R. Ghidoni su L’agricoltura propagata ai figli dei campagnuoli, ultima appendice pubblicata nel 1893.

Dal 5 gennaio 1896 il giornale cambia veste grafica, introduce nuove rubriche (sugli istituti di credito, “Colonizzazione e bonifiche”, “Iniziative ed istituzioni”, “Stato delle campagne”, “Nel pollajo” e il listino dei prezzi correnti a Milano delle materie fertilizzanti), nuovi argomenti (articoli anche sulle cattedre ambulanti e le stazioni agrarie) e collaboratori. La «Gazzetta» diventa così l’eco dei problemi di tutte le zone agricole d’Italia. Nel presentare tali novità, la Direzione scrive: “Il giornalismo agrario è forse di quelli, che percorrono la via più difficile, laboriosa, stentata; poiché esso deve fare i conti con tutte le disgraziate vicende, colle crisi e cogli infortuni a cui agricoltori e proprietari, che ne formano il nucleo dei sostenitori, vanno fatalmente soggetti ? ma non solo ? esso è in Italia finanziariamente avversato da una miriade di bollettini e riviste a lunga periodicità e diffusione scarsa, i quali contendono al giornale vero, redatto con forma e mezzi moderni, riccamente informato, vivo e battagliero, a quota di abbonamento accessibile ad ogni borsa, il suo posto di forte lotta e di espansione massima”.

Un altro allargamento degli orizzonti giunge nel 1913, quando la «Gazzetta» prende ad occuparsi anche di giurisprudenza agricola e commerciale e dell’economia delle colonie d’oltremare, dei suoi problemi e del suo reale contributo alla ricchezza nazionale. Egualmente, due anni dopo, con una rubrica di “Massime-disposizioni?sentenze in materia di acque?foreste-strade-proprietà-servitù?servizi pubblici”; e nel 1916, con una rubrica fissa sul “Movimento agrario popolare”.

Estremamente ampia è la rosa dei collaboratori, fra i quali spiccano agronomi, docenti, studiosi, esperti, politici e letterati; citiamo qui Fausto Aldrighetti, Ercole Bassi, Gaetano Bignardi, Giuseppe Bonfiglio, Arnaldo Calvi, Alfonso Carli, Gastone Chiesi, Luigi Curcio Palmieri, Giuseppe Cusmano, Attilio Fontana, Rodolfo Forlani, Mario Gambalunga, Luigi Gherini, Antonio Ingegnoli, Anna Kuliscioff, Luigi Majno, Fortunato Melocchi, Luigi Monaldi, Eugenio Morpurgo, Anna Maria Mozzoni, Ferdinando Mutti, Francesco Patria, Luigi Pavese, Egidio Pecchioni, Mario Previtera, Aronne Rabbeno, Angelo Repossi, Gabriele Rosa, Ferrante Rutuba, Rodolfo e Primo Stevani, Ercole Strada, Luigi Varini e Francesco Zamarin. Dall’inizio del secolo il collaboratore più assiduo diviene Camillo Mancini, già direttore di quel «Messaggero delle campagne» che, nato a Roma nel 1891, si fonde poi con la «Gazzetta» allargandone la diffusione nel centro e al sud, e in seguito eletto deputato al Parlamento.

Il giornale affronta sistematicamente alcuni temi salienti, affiancando loro altri argomenti dettati dall’attualità e quindi diversi anno dopo anno. Fra i primi se ne individuano sei, e precisamente: la preminenza dell’agricoltura rispetto alle altre attività economiche; la conseguente necessità di favorirla, attraverso riforme dell’istruzione agraria, del credito agrario, del sistema fiscale e una politica economica improntata al protezionismo; l’efficacia dell’istituto cooperativo; l’avversione per la politica coloniale espansionistica e, di contro, l’esortazione ad una politica di “colonizzazione interna” come autentico rimedio all’emigrazione, individuata come quinto tema fondamentale; infine, la partecipazione dei contadini all’attività politica.

L’agricoltura è ritenuta la prima fonte di benessere per le popolazioni e in quanto tale dev’essere la prima beneficiaria della politica del governo: essa, “oppressa da balzelli e da immane debito ipotecario, trovò lenimento nell’abolizione dei decimi di guerra, se non dal lieve aumento dei dazi sui grani, e vide ? nuovo spettacolo e moda nuova ? via via formarsi nella stessa Camera un gruppo agrario di parlamentari militanti per cattivarle credito e protezione. Pure, a che gli sforzi di pochi e divisi e sforniti d’armi, contro la formidabile ugna del fisco? contro le conseguenze di sperpero del danaro pubblico? contro il pregiudizio fisiocratico di considerare inesauribile la terra e la persistenza a ritenerla responsabile d’ogni vuoto dell’erario?” (L. A. Perussia, Pericoli futuri, 8 gennaio 1888). Tale discorso nasce dalla volontà del governo di ripristinare la tassa sul macinato, di aumentare nuovamente il prezzo del sale e di riattivare i due decimi di guerra sull’imposta fondiaria: “l’incoerenza eretta a sistema di finanza”. Sullo stesso tema, N. Reghezza, Rispettate l’agricoltura!, ibidem; L. A. Perussia, Rifar la strada!, 22 gennaio 1888, La spogliazione nazionale, 26 febbraio 1888, Sulle spese per l’agricoltura, 23 dicembre 1888, e Di chi la colpa? , 30 dicembre 1888. L’agricoltura è la “primissima delle industrie nazionali”, ribadisce Perussia, ironizzando sul tracollo finanziario delle banche nel 1894 (Panico, 4 febbraio 1894).

Ne consegue che è all’economia agricola che si devono rivolgere gli sforzi del governo volti allo sviluppo del paese. In molti numeri la «Gazzetta» si occupa di istruzione agraria (esemplari gli articoli di Perussia, Come non si studia agricoltura in Italia, 22 marzo 1891; V. E. Vizzon, La riforma scolastica ed il miglioramento campestre, 4 e 11 settembre 1892; L. A. Perussia, Istruzione e migliorie contro lo spostamento dalle campagne, 16 aprile 1893; P. Liberati?Tagliaferri, L’istruzione nelle campagne, 14 ottobre 1894; L. A. Perussia, I contadini e l’istruzione, 16 agosto 1896; C. Mancini, Le cattedre ambulanti di agricoltura in Italia. Loro progresso e loro avvenire, 5 marzo 1903; Mario Garbagni, L’insegnamento agrario in Italia ed agli Stati Uniti, 18 ottobre 1903; e Vincenzo Fedele, Per la istruzione agraria. Riforme opportune, 21 luglio 1907). Ma “non soltanto alla istruzione agraria, come già da noi indicato, ma pure ad altri servizi fra i più importanti per un paese che a civiltà pretenda, Italia ufficiale serba le briciole del banchetto finanziario” (L. A. Perussia, Come è trattata l’agricoltura in Italia, 3 settembre 1893). Lo stesso concetto è ribadito più volte: “Se vogliamo sollevarci da questo marasmo [sic] agricolo che ci opprime, è indispensabile che si scuota la gente colta, e che questa si assuma il compito eminentemente patriottico e civile di convergere verso l’agricoltura l’intelligenza ed i capitali finora usufruiti in così misera proporzione a profitto della produzione del suolo” (righe introduttive a F. Permoli, La situazione finanziaria e l’agricoltura in Italia, 2 settembre 1894).

È dunque da auspicare anche una riforma del credito concesso agli agricoltori, sul quale si veda B. G. Bacciotti, Le provincie meridionali e l’usura, 21 agosto 1898 e Credito agrario per le provincie meridionali, 2 ottobre 1898; L. Curcio Palmieri, Credito e disagio, 29 giugno 1902; Operazioni di credito agrario, 27 luglio 1902; e Plinius (pseudonimo di Perussia), Il credito agrario in Italia. Grave difetto delle leggi in materia, 20 agosto 1911. Inscindibile appare poi una revisione della politica fiscale: cfr. Prospero Liberati?Tagliaferri, Produzione e tributi, 27 maggio e La tassa sui cereali, 8 luglio 1894; L. A. Perussia, Il dazio sui grani dev’essere economico e non tributario, 4 novembre 1894; e la serie di articoli di apertura sul fisco nei primi mesi del 1911. Infine, la politica economica del governo deve ispirarsi ai principi del protezionismo, così giustificato: “Noi difendiamo l’industria agricola dalle esorbitanze fiscali e dalle invasioni dei prodotti stranieri” (L. A. Perussia, 1908, 5 gennaio 1908); cfr. anche C. Mancini, Vecchia questione che ritorna, 12 luglio 1908; A. Ingegnoli, Intorno alla ripresa del movimento antiprotezionista, 12 ottobre 1913; L. Gherini, Protezionismo o liberismo? , 16 novembre 1913; C. Ballerini, Il dazio sul grano e la produzione interna. A proposito di certe “fisime”, 12 luglio 1914; il dibattito tra L. Gherini e Nicolò Fancello, segretario generale della Lega antiprotezionista italiana, 9 agosto 1914; E. Bassi, Protezionismo e liberismo, 23 agosto 1914; C. Ballerini, La riduzione del dazio sul grano. Considerazioni e commenti, 25 ottobre 1914; e i numeri del 7 e 21 febbraio e del 7 marzo 1915 sulla stessa deliberazione del governo.

Ampio credito riserva la «Gazzetta» all’istituto della cooperazione: cfr. I buoni esempi della cooperazione, 5 agosto 1888; L. Pavese, L’unico rimedio possibile ed immediato in agricoltura consiste nella cooperazione, 7 ottobre 1894 e Agricoltura e cooperazione, 28 ottobre 1894. Su questo tema la storia del giornale s’incrocia presto con l’istituzione della Cooperativa agricola italiana, una società mutua di utilità pubblica, previdenza e assistenza con sede a Milano, promossa da Perussia con Giulio Fornara e G. Chiesi e avente come obbiettivi la colonizzazione, la coltivazione e la rifertilizzazione delle terre italiane: cfr. il manifesto?programma sul numero del 1° marzo 1891; un altro, ampio manifesto il 6 dicembre dello stesso anno; gli articoli di presentazione pubblicati il 15 e il 22 febbraio 1891 e quelli successivi che registrano l’accoglienza dell’iniziativa, i nomi degli aderenti e dei componenti il comitato costitutivo, nonché l’attività svolta e le deliberazioni in merito. La «Gazzetta» diviene così il bollettino ufficiale della Cooperativa agricola italiana, allargando i suoi interessi alla colonizzazione interna, all’origine e ai rimedi della malaria, all’igiene alimentare, senza per questo trascurare gli altri temi?chiave: semmai è ravvisabile, da questo momento e fino all’ingresso di C. Mancini nel corpo redazionale, una prevalenza di articoli sulla questione agricola in Sardegna, in quanto prima sede della Cooperativa (cfr. ad esempio la lettera aperta di Perussia all’on. Edoardo Pantano su Colonizzazione in Sardegna, 29 maggio 1892 e gli articoli sul numero seguente, fra i quali il primo dei sei pubblicati in appendice al reportage In Sardegna dello stesso Perussia); sono invece stranamente assenti articoli sull’altro insediamento della Cooperativa nel Mantovano. In seguito il giornale riporta anche la lista delle oblazioni a favore della Fondazione “Emilia Perussia”, la cassa di mutuo soccorso fra i coloni addetti alle proprietà sociali della Cooperativa.

Decisa posizione prende la «Gazzetta» contro la politica coloniale varata da Crispi e bollata fin dall’inizio come “coreografia... di Stato” (L. A. Perussia, 11 marzo 1888): si vedano soprattutto gli articoli di L. A. Perussia, Come si colonizzi l’Africa!, 15 settembre 1889, Anomalie, 9 febbraio 1890 e Colonie in Africa, 21 aprile 1895.

Alle velleità colonizzatrici, Perussia ribatte con ironia introducendo il 22 settembre 1889 la rubrica “Africa italiana”, intesa come l’Africa che è in Italia, ossia “quanto d’Africa, per così dire, alla agricoltura interessa si cancelli dal suolo italiano”. È nell’interno del paese, nelle terre da bonificare e quindi rendere coltivabili che a suo dire deve operare il governo: “la mercé de’ nostri possedimenti africani, le questioni della Sardegna, dell’Agro romano e della Maremma toscana restano insolute” (L. A. Perussia, I colonizzatori dell’Africa, 27 marzo 1892); “una legge per la colonizzazione in Italia manca e mancano gli appoggi ufficiali - e ancora diciamo, per essere schietti fino alla rozzezza - che in Italia chi colonizza è guardato con occhio compassionevole da tutte le così dette classi dirigenti, fra cui, in prima linea, e governo e banchieri” (Id., L’eterno problema, 24 agosto 1902; si vedano anche Id., Colonizzazione, 10 febbraio 1889; E. Morpurgo, La Colonia Eritrea e la colonizzazione interna, 8 luglio 1894; L. A. Perussia, L’Eritrea e la colonizzazione, 5 febbraio 1895, Bonifiche in Italia? , 1° marzo 1896, Spada ed aratro, 14 giugno 1896, Bonifichiamo, 30 agosto 1896; Colonizzazione e bonifica, 22 novembre 1896; L. Pavese, Come bonificare l’Agro romano e le altre terre incolte d’Italia, 17 ottobre 1897 e numeri seguenti; La malaria e le bonifiche nel meridionale d’Italia, 13 marzo 1898. In Il problema della colonizzazione, 15 maggio 1904, C. Mancini mette a confronto l’opera dei privati con quella dello Stato.

Una lunga serie di articoli espone i lavori di bonifica necessari nelle singole regioni italiane: Colonizzazione della Sila, 28 gennaio 1894; Per la Sicilia, 29 luglio 1894; L’Agro pontino, la regione più malarica d’Italia, 17 febbraio 1895; la serie a puntate all’inizio del 1897 di Italo Gasparetti su Bonifiche nella valle padana; La bonifica dell’Albarese, 20 febbraio 1898; A.Canevari, Le paludi nella provincia di Lecce, 27 febbraio 1898; Le misere condizioni della Maremma toscana, 9 ottobre 1898; V. Cantino, Agricoltura in Liguria, 23 ottobre 1898; L. Curcio Palmieri, Bonifica nel Salernitano, 29 marzo 1903; Per l’Agro grossetano, 30 ottobre 1904; L. A. Perussia, Per le Calabrie, 17 dicembre 1905; Calisto Paglia, Sull’immigrazione di operai settentrionali in Basilicata e in Capitanata, 2 giugno 1907; Giuseppe Cimorelli, La bonifica della pianura di Venafro, 19 gennaio 1908; C. Ballerini, Per le Puglie, 13 agosto 1911; L. Monaldi, La bonifica del lago Trasimeno, 16 e 23 marzo 1913; L. A. Perussia, Una grande bonifica nell’Emilia, 21 settembre 1913.

Ma la questione irrisolta che più sta a cuore alla «Gazzetta» è la bonifica delle campagne intorno alla capitale; si veda la serie di articoli del 1891 di L. Pavese su La soluzione agraria della questione dell’Agro romano; Un pensiero per la bonifica dell’Agro romano, 22 aprile 1894; Proposte di un agricoltore lombardo per la coltura dell’Agro romano, 7 giugno 1896; G. Cusmano, Sul bonificamento dell’Agro romano. Considerazioni pratiche, 28 settembre e 5 ottobre 1902; e C. Mancini, Per un canale d’irrigazione nell’Agro romano, 16 luglio 1916.

La più evidente conseguenza degli errori del governo è l’emigrazione all’estero delle genti contadine, decimate dalla fame e dalla pellagra: fra i tanti, tantissimi articoli sull’argomento si veda Il governo e l’emigrazione, 1° luglio 1888; L. A. Perussia, Perché si emigra? , 29 luglio 1888; L’emigrazione italiana. Come si estenda e si alimenti, 25 novembre 1888; C. Kienerk, Emigrazione, 13 gennaio 1889; G. Carusi, Emigrazione. Cause e conseguenze, 5 aprile 1903 e Emigrazione. Rimedi proposti, 12 aprile 1903. Senonché, tra il 1908 e il 1909 il fenomeno migratorio si scontra con la parziale chiusura dei paesi ospitanti: alla “ripulsa” degli emigranti italiani, soprattutto in America, corrisponde un aumento della disoccupazione (L. A. Perussia, La crisi della emigrazione italiana e le terre in abbandono, 26 gennaio 1913).

In politica la «Gazzetta» si batte per il voto alle plebi contadine e per la costituzione di un unico, forte partito agrario nazionale (pur muovendo in qualche caso delle riserve ai progetti via via elaborati in Parliamo chiaro, 16 luglio 1893 e in L. A. Perussia, Prendeteci in parola! , 20 agosto 1893), mentre ripudia ogni ideologia rivoluzionaria e destabilizzatrice degli equilibri sociali: per le “plebi ignoranti... non predichiamo la sommossa... ma l’istruzione, la libertà, la riforma civile e sociale” (L. A. Perussia, Uomini o schiavi?, 9 dicembre 1888).

Ciò che manca agli agricoltori per vedere esauditi i loro desideri è “una illuminante, alta, ardente organizzazione politica che ne confederi, rinvigorisca e disciplini le forze... che occorrendo, invada e preponderi in quei poteri pubblici i quali fino ad oggi hanno considerato l’agricoltura sotto l’unico aspetto d’una vacca da mungere fino a cavarne sangue e poi prendere eroicamente a pedate” (Id., Gli agricoltori e la politica, 25 novembre 1894). Si vedano in proposito anche: Id., Le classi agricole, 4 agosto 1889, Organizziamoci!, 13 gennaio 1895 e 31 gennaio 1897, Gli agricoltori ed il partito agrario, 21 febbraio 1897; Arnaldo Strucchi, Politica e agricoltura, 25 aprile 1897; C. Mancini, Un partito di agricoltori?, 13 settembre 1903; Renzo Garbagni, Come dovrebbe essere un partito agrario?, 4 ottobre 1903; C. Mancini, Agricoltura e politica, 9 ottobre 1904 e Per un partito agrario nel Parlamento e nel paese. Lettera all’on. prof. Giovanni Raineri, 29 ottobre 1905; A. M. Cavallo, L’agricoltura e la politica, 3 maggio 1908; A. Giovannetti, Un partito agrario, 31 gennaio 1909; È possibile un “Partito agrario” in Italia? Quando lo fosse riuscirebbe esso utile?, 15 giugno 1919; Il partito verde, 20 luglio 1919; e Politica e agricoltura, 5 e 19 ottobre, 2 novembre 1919.

In questi anni la «Gazzetta» rifiuta invece seccamente l’ideologia socialista, i suoi “seducenti per quanto irrealizzabili miraggi”: cfr. il botta e risposta su Agricoltura e socialismo tra C. Mancini (22 febbraio 1914) ed E. Bassi (29 marzo 1914); ancora C. Mancini, Socialismo di nuovo conio! , 19 aprile 1914; e il lungo scritto a puntate nello stesso anno di L. Monaldi su Socialismo agrario. Ossia la nuova politica economica da adottarsi per aumentare la nostra produzione agraria ed offrire lavoro stabile e proficuo ai disoccupati.

A molti altri argomenti la rivista rivolge inoltre la sua attenzione prendendo spunto dall’attualità: eccola allora dedicare ampio spazio e più di un articolo al principale evento economico della settimana, sia esso un provvedimento del governo, un’assemblea di coltivatori oppure l’intervento di un eminente studioso o l’opinione di un amministratore pubblico sulla produzione industriale od agricola. In questo modo la «Gazzetta» tratta “tutte quelle altre questioni di indole economica, tecnica, finanziaria, ecc. che concernino l’agricoltura, la possidenza e le popolazioni lavoratrici dei contadi” (L. A. Perussia, Pel 1902, 5 gennaio 1902). Costante è l’attenzione rivolta alla previdenza sociale per le classi rurali, sia in tema di pensioni che di malattie o infortuni.

Fin dal suo apparire il giornale dedica molti articoli alla viticoltura e alla cura della peronospora, accusa la Francia per il mancato accordo sulla nuova convenzione commerciale con l’Italia (L. A. Perussia, Vassalli. No!, 5 febbraio 1888 e La verità sulle cause ed effetti della rottura colla Francia, 3 novembre 1889), esamina cause e rimedi della crisi in corso (P. Liberati?Tagliaferri, La presente crisi agricola, 19 agosto 1888, La crisi agricola e gli istituti di credito, 26 agosto 1888, Rimedi alla crisi agricola, 2 settembre 1888, Per l’agricoltura!, 5 maggio 1889) e critica la “mania festaiuola che logora l’attività italiana” con inutili mostre ed esposizioni (Un’esposizione nazionale a Palarmo? , 23 settembre 1888; si veda anche C. Mancini, Falso indirizzo zootecnico e falsi metodi di premiazione, 18 giugno 1905), alle quali contrappone l’Esposizione universale di Parigi, illustrata nel 1889 con diversi articoli di Felice Cameroni.

Nel 1890 si distinguono due serie di articoli a puntate, la prima di A. Rabbeno su Il patto colonico nei rapporti coll’odierna questione agricola e l’altra, alla fine dell’anno, sulle tariffe ferroviarie per il trasporto delle derrate, ritenute insostenibili, nonché le più care d’Europa.

Al 1894 datano molti articoli di F. Permoli sulla mezzadria nelle diverse regioni della penisola; da segnalare, A. Rabbeno, Voti e speranze di riforme colla legislazione rurale, 8 e 15 aprile 1894.

Tra il 1896 e l’anno successivo, A. Canevari ed E. Morpurgo passano in rassegna l’industria agraria: si vedano per tutti gli articoli di Canevari su Indole e difficoltà dell’industria agraria, 29 novembre 1896 e Natura e fruttuosità dei capitali dell’industria agraria, 13 dicembre 1896.

Nel 1897, una rassegna dello stesso Canevari dei sistemi di amministrazione rurale e un’altra serie a puntate di Marcello Vinelli su Il trattato di commercio colla Francia e gli interessi agrarî sardi. Nel 1898, argomento principale divengono le case coloniche: v. Salvatore De Caro, Necessità di case coloniche, 5 giugno e G. Lionetti, Proposta d’una società per la costruzione di case coloniche, 14 agosto.

Alla fine del secolo la «Gazzetta» segue costantemente l’evolversi della crisi politica per le sue ripercussioni sull’economia, con articoli del direttore e di L. Curcio Palmieri.

Nel 1900 la notizia che desta maggiore interesse è la scoperta dell’origine della malaria, alla quale segue una campagna del governo per debellarla: cfr. L. A. Perussia, Bonifiche e malaria, 26 agosto. Fino al 1902 la rivista dedica molti articoli a questa e ad altre malattie dell’uomo o degli animali, come pellagra, tifo, difterite e afta epizootica.

Tra 1900 e 1901 tratta anche del rimboschimento di aree incolte della penisola. Nel 1902 l’attenzione si sposta sugli scioperi dei coloni e dei braccianti: L. A. Perussia, Gli scioperi, 23 marzo; Gli scioperi agrari e l’inchiesta della Società agricoltori, 13 aprile; e L. A. Perussia, Scioperi e dazi, 20 aprile. Si vedano anche G. Carusi, Scioperi e tumulti, 10 maggio 1903 e gli articoli nella rubrica “Agitazioni agrarie”, introdotta in questo periodo.

Ancora, nel 1903 troviamo un articolo su La legge forestale, 8 febbraio: si veda a questo proposito la serie a puntate di F. Salvadori, Legislazione forestale, dal 15 febbraio in poi. Fra il 1903 e il 1904, una serie di articoli su Le case penali agricole. Nel 1904, dal 17 luglio la serie di A. Rabbeno Sui consorzi fra i proprietari privati per rimboschimento e coltura silvana e pastorizia e molti articoli sul cotone e la sua coltivazione, vivamente sostenuta: cfr. anche, di L. Gherini, la lettera aperta al presidente del Consiglio G. Giolitti Coltiviamo il cotone!, 20 novembre e, più tardi, Per la coltivazione del cotone in Italia, 23 ottobre 1910.

Dal 19 febbraio 1905 il giornale prende ad illustrare passo dopo passo l’iniziativa del re per la fondazione di un Istituto internazionale di agricoltura, seguendone poi i lavori e spiegando più volte il suo funzionamento.

Nel 1906 appare un articolo di C. Mancini Sul furto campestre, 15 aprile: “Educare, istruire quanto più si può, ma in pari tempo punire efficacemente e paternamente la piccola delinquenza precoce”. Tra 1906 e 1907, il giornale apre un dibattito sugli sgravi fiscali riportando opinioni anche discordanti tra loro e con la sua linea di pensiero.

Nel 1907, una rassegna di N. Bochicchio sulle piante alimentari e dall’utilizzo industriale e articoli di C. Mancini che seguono l’iter della nuova legge sulle abitazioni rurali, fino alla sua emanazione (presentata sul numero del 23 febbraio 1908).

Dal 1908 al 1910 quasi tutti i numeri riportano articoli sulla crisi vinicola, per la quale la «Gazzetta» torna a ribadire la sua soluzione: cfr. Giuseppe Colonna, Per la crisi vinicola. I rimedi della cooperazione, 16 agosto 1908. Sempre nel 1908, prendendo spunto dalle agitazioni contadine nel Parmense, C. Mancini sostiene “la nocuità delle camere del lavoro e la necessità delle camere d’agricoltura” (Camere di lavoro e camere d’agricoltura, 17 maggio).

Nel 1909 vengono trattati due particolari risvolti dell’istruzione agraria: cfr. Angelo Maria Pinna, Agricoltura e milizia. L’istruzione agraria nell’esercito, 27 giugno e 11 luglio e gli articoli sul “femminismo in agricoltura”, inteso come l’emancipazione, ottenuta proprio attraverso l’istruzione, delle donne contadine.

Il dibattito si sposta l’anno dopo sulla possibile istituzione di un Ministero dell’agricoltura (C. Mancini, I nuovi orizzonti d’un Ministero d’agricoltura in Italia, 20 febbraio 1910) e di un Ministero delle comunicazioni (L. A. Perussia, Il programma e L. Gherini, Intorno al programma, 8 maggio 1910). Il primo diviene realtà solo sei anni più tardi: cfr. C. Mancini, Il Ministero d’agricoltura autonomo!, 25 giugno 1916.

Dal 1915, com’è ovvio, si concentra sulle conseguenze della guerra sull’economia e sulla politica economica e finanziaria del governo. Il 5 settembre 1915 C. Mancini replica ad un articolo di L. Einaudi sul «Corriere della sera» nel quale si sostiene che gli agricoltori approfittano del conflitto per vendere i loro prodotti “a prezzi folli” (Gli agricoltori non chieggono né protezioni, né favori).

Nel 1916 affronta le questioni della requisizione di terre, dell’assistenza alle famiglie dei “militarizzati” e dell’utilizzo dei prigionieri di guerra come manodopera. Inoltre anticipa già alcune considerazioni sugli scenari economici del dopoguerra: si vedano ad esempio C. Ballerini, La mano d’opera agricola durante e dopo la guerra, 28 maggio; Francesco Lo Presti, L’agricoltura italiana durante e dopo la guerra. Il nord e il Mezzogiorno, 12 novembre; e anche L. Monaldi, Per una nuova politica economica da adottarsi per prevenire la crisi del dopo guerra, 7 e 21 gennaio, 25 febbraio e 18 marzo 1917. Fino alla fine della guerra, inoltre, riporta le disposizioni governative sui consumi e articoli sulla mobilitazione agraria (cfr. il numero del 3 marzo 1918 e C. Mancini, Mobilitazione agraria in tempo di pace, 17 novembre 1918).

Dal 27 maggio 1917 al 23 marzo 1919 e poi nel corso del 1920 il giornale alterna numeri di sole 2 pagine ad altri di 4 (che è la foliazione più frequente): gli articoli si fanno necessariamente molto più brevi.

Nel dopoguerra la «Gazzetta» cambia edizione (ora è la SEI) ed il taglio degli articoli diviene sempre più politico?sociale per denunciare con toni allarmati il diffondersi della propaganda rivoluzionaria nelle campagne: cfr. Cesare Iudica, Il pericolo rosso, 29 dicembre 1918; Bolscevismo in... campagna! Come combatterlo? , 26 gennaio 1919; E. Bassi, Collettivismo e lotta di classe, 13 aprile 1919, articolo tratto da uno studio dello stesso autore sull’ideologia massimalista; e Il miglior baluardo contro il bolscevismo in Italia, 27 aprile 1919.

In seguito il giornale svolge un’inchiesta sulle Condizioni economico?agricole della Dalmazia, 3 e 10 agosto 1919 e tra il 1919 e l’anno seguente pubblica articoli sulle disposizioni varate dal governo per l’incremento della produzione agricola. Del 1920 sono anche un’inchiesta di Antonio De Gregorio, Sul latifondo siciliano, 22 e 29 febbraio, 7 marzo e una serie di articoli dal titolo A chi la terra?.

Infine, pur così ampio, lo sguardo della «Gazzetta» è talora rivolto molto vicino a sé, alle campagne circostanti il capoluogo lombardo: cfr. Patti colonici nel Milanese, 26 maggio 1889; L. A. Perussia, Il problema agrario e gli scioperi del Milanese, 2 giugno 1889; La questione colonica nell’alto milanese, 27 aprile 1890; Le condizioni dei contadini nella bassa Lombardia, 5 giugno 1898; e Alessandro Galetti, Progressi economico?sociali nell’agricoltura milanese, 7 luglio 1907.

A. Ac.

Raccolte: MI120: 1888; 1889 (lac.); 1890-1911 (a ottobre); 1913-1914; 1915 (lac.); 1916-1921.