498. La Manifattura serica

Sottotitolo Organo dell'Associazione della tessitura serica italiana e della Camera di commercio e arti di Como poi Giornale dell'Associazione della tessitura serica italiana e organo ufficiale della Camera di commercio e arti di Como poi Monitore settimanale delle industrie tessili. Giornale dell'Associazione della tessitura serica italiana e organo ufficiale della Camera di commercio e arti di Como poi nessuno, poi Giornale dell'Associazione della tessitura serica italiana e organo ufficiale della Camera di commercio e arti di Como.
Luogo Como.
Durata 7 gennaio 1878 (a. I, n. 1) - 28 dicembre 1887 (a. X, n. 52).
Periodicità Settimanale poi quindicinale poi settimanale.
Direttore G. Confalonieri poi B. Giussani poi G. Confalonieri poi Carlo Regazzoni.
Gerente P. Monti poi Bartolomeo Zenoni poi G.B. Camagni poi Bartolomeo Zenoni.
Editore Nessuno, poi Associazione della tessitura serica italiana poi Francesco Ambrosoli poi Associazione della tessitura serica italiana.
Stampatore Como, Tip. C. Franchi poi Ditta C.P. Ostinelli dei F.lli Giorgetti di Antonio poi Tip. dell'«Araldo» di Francesco Ambrosoli.
Pagine Da 4 a 8.
Formato Da 35x23 cm a 42x34 cm.

Con «La Manifattura serica», fondata da Gedeone Bressi nel 1878, l’Associazione per la tessitura serica italiana, sorta l’anno precedente col proposito statutario di patrocinare e promuovere gli interessi della tessitura serica principalmente in materia di trattati di commercio e regolamenti doganali, arricchisce l’ambiente manifatturiero di una impegnativa pubblicazione, durata lo spazio di 10 anni. Sul primo numero del 7 gennaio le linee programmatiche della rivista vengono così delineate: “Le industrie in questi ultimi tempi hanno subito trasformazioni importantissime. Gravi questioni riflettenti la mano d’opera, i salari, la concorrenza, il capitale, si vanno discutendo […] Sono sempre d’attualità le tariffe di dazi, di dogane, di trasporti, discussioni sui trattati di commercio, sui progetti di legge al commercio riflettenti. Di fronte a tutto ciò il sistema dell’aspettare, del silenzio, ci sembra affatto inopportuno e crediamo poter affermare che nella nostra provincia, in Como stessa, vi sia modo e necessità di tener parola sulle accennate questioni” (Programma, 7 gennaio 1878).

Le pagine della rivista sono quanto mai varie: la trattazione puntuale di tutto quanto riguarda il commercio della seta locale e nazionale e le corrispondenze dai centri manifatturieri esteri (a cui si aggiungono sunti e traduzioni dei migliori articoli pubblicati dai più importanti giornali specializzati stranieri) vengono svolte unitamente ad argomenti di natura tecnica e, anche se assai più raramente, politica, fornendo a chiunque eserciti l’industria serica un valido aiuto per la sua attività commerciale. Pubblica inoltre, insieme agli atti dell’Associazione serica, quelli della locale Camera di commercio, di cui è l’organo ufficiale, dando ampio risalto alla tabelle contenenti i dati sul movimento settimanale e annuale delle sete nello Stabilimento di stagionatura di Como; altre rubriche sono “Borsa” e “Bollettino dei fallimenti”, in modo “da avere sempre dinnanzi lo specchio della moralità commerciale delle ditte del circondario”.

Tema centrale è la questione del trattato di commercio con la Francia: dalle sue colonne si possono seguire tutte le complesse vicende che dalla firma del trattato del luglio 1877 (“Il governo ha ottenuto per noi quanto si poteva ragionevolmente desiderare. Da questa nuova condizione la fabbrica di Como potrà trarre sensibili benefici, se saprà organizzarsi seriamente e produrre non ciò che essa vuole ma ciò che il consumo domanda”, Il trattato commerciale con la Francia e l’industria della tessitura serica, 1° gennaio 1878), portano alle continue proroghe all’entrata in vigore dello stesso, causate della forte opposizione dei protezionisti francesi (in proposito, con crescente irritazione e preoccupazione la rivista rileva che “non è a dire come queste continue incertezze perturbino le industrie e i commerci”, Il trattato, 17 febbraio 1878), fino alla mancata ratifica del trattato da parte del Parlamento francese e la conseguente applicazione ai rapporti con la Francia della tariffa generale (Il nostro trattato di commercio all’Assemblea di Versailles, 23 giugno 1878; sempre a questo proposito si veda la petizione inviata dalla Camera di commercio di Como al ministro del commercio e delle finanze tesa a dimostrare “l’urgentissimo bisogno di un provvedimento che salvi la già avviata esportazione per la Francia dei nostri manufatti di seta”, Atti della Camera di commercio, 24 novembre 1878).

Anche gli interessi dell’industria tintoria, contrastanti rispetto a quelli della tessitura, vengono patrocinati dalla locale Camera di commercio: è del marzo 1879 l’invio, da parte della stessa, di una petizione al Parlamento a favore della tintoria, sacrificata nel nuovo trattato commerciale italo-francese, visto che sui materiali per la tintura provenienti dall’estero grava di massima un dazio dell’8-10%, mentre le fibre tinte della seta forestiera sono di fatto esenti (Atti della Camera di commercio, 23 marzo 1879 e seguenti). Gli industriali tessitori non vedono con favore la richiesta di un’agevolazione che, in fondo, disturba i loro invii di tessuti a Zurigo e Lione per essere tinti, definendola “ingiusta e illogica misura, che fa sopportare ai fabbricanti un’imposta per proteggere i tintori in ciò che essi non sanno o non possono fare, e che i fabbricanti hanno pure il naturale diritto di procurarsi alle stesse condizioni dei loro concorrenti di Lione coi quali devono competere” (G. Bressi, 6 aprile 1879).

Contro i danni causati alla produzione locale dalla crescente concorrenza straniera sui mercati sia interni che esteri, oltre a caldeggiare la proposta avanzata dal senatore Alessandro Rossi sulla costituzione di una Lega europea per la difesa della sericoltura mediante l’imposizione di un dazio d’entrata nei porti d’Europa sulle sete asiatiche (“Che cosa ha guadagnato l’Italia a introdurre esenti di dazio le sete asiatiche? La tessitura non ha fatto un passo di più, mentre restò avvilita la sericoltura nazionale”, A. Rossi, La seta a 70 franchi, 3 marzo 1878), il giornale, definendosi “l’organo più sincero dei bisogni e delle aspirazioni dei tessitori di seta italiani”, individua quale principale e stringente necessità dell’industria locale un immediato miglioramento della produzione: “Coll’ostinarci a voler gettare sul nostro mercato tutto quanto si produce, si procura un ribasso che ci è oltremodo dannoso... Deve quindi il fabbricante porre ogni attenzione nella scelta dei materiali e delle tinte, sorvegliare ogni particolare di fabbricazione e raccomandare l’operaio che metta ogni cura affinché la stoffa riesca perfetta e meritevole d’essere portata sui mercati esteri” (Pensieri e proposte sullo stato delle nostra fabbricazione di stoffe, 17 marzo 1878). A partire dal settembre 1878 la rivista offre quindi ai propri lettori una serie di studi sulla tessitura lionese, perché “offrire a chi non ha potuto farlo di persona un’idea sia pur lontana di quello che gli ottimi praticano intorno a ciò che forma la nostra principale risorsa non può non riuscire d’utilità” (Studi di tessitura, 8 settembre 1878).

In questi primissimi anni di vita della rivista siamo però ancora lontani dalla consapevolezza dell’importanza dell’organizzazione del ciclo produttivo rispetto alla tradizionale priorità affidata dagli industriali al momento mercantile: contro chi teorizza l’impossibilità di tener testa alla concorrenza straniera se non introducendo la tessitura meccanica, dichiara che “le stoffe più ricche, più lavorate, non si fanno meglio al telaio meccanico di quanto si tessano a mano. Per il loro impianto inoltre si richiedono capitali a cui non sembra favorevole l’epoca nostra e la nostra consuetudine” (I miglioramenti degli attrezzi per la tessitura e le case operaie, 5 maggio 1878). Bisogna attendere il 1882 per leggere che “per aggiungere, a quelli che attualmente si fabbricano, altri, molti articoli di forte consumo, ottenendoli in pari tempo in condizioni tali da permettere la concorrenza colle altre nazioni sui mercati esteri, è oggidì assolutamente richiesto che anche da noi abbia a pigliare largo posto il telaio meccanico” (Esportazione, 22 novembre 1882), fino all’ammissione che la causa della crisi della tessitura serica locale “non si deve andarla a cercare nelle clausole del trattato di commercio, ma nella imperfetta organizzazione della fabbrica di Como, che è organizzata quasi esclusivamente per la produzione di stoffe ora abbandonate dalla moda (Le cause della crisi, 4 luglio 1883, e, sempre sull’argomento, La nostra industria e la tessitura meccanica, 15 giugno 1884 e seguenti).

Nel corso del 1878 il periodico fornisce continue informazioni sulla partecipazione delle industrie tessili italiane all’Esposizione internazionale di Parigi del 1878, mentre del 1881 è la pubblicazione di 4 supplementi dedicati all’Esposizione nazionale di Milano, tra cui si segnala lo scritto L’industria delle seterie in Como (I tessuti di seta all’Esposizione nazionale, 11 e 18 maggio, 22 giugno, 6 luglio 1881).

Nel 1879, dopo essere passata alla diretta proprietà dell’Associazione acquistando così “un carattere maggiormente autorevole” (Anno secondo, 5 gennaio 1879), «La Manifattura serica» raddoppia il proprio formato, procurandosi corrispondenze da Vienna, Lione, Zurigo, Crefeld, Parigi, intrecciando in quest’ultima città rapporti con una grande casa al fine di avere notizie redazionali per il proprio “Corriere delle mode” che sia, anche, di guida alla nostra industria per la buona scelta dei colorati” (8 luglio 1878)

Cinque anni dopo il foglio si trasformerà, uscendo quindicinalmente e assumendo il tono e la veste di rivista, nella quale si assiste ad un notevole sviluppo della sezione tecnica, ora curata dall’ing. Giovan Battista Cademazzi, direttore della Scuola Castellini, e dal prof. Pietro Pinchetti, direttore e professore della locale Scuola di setificio, in modo da fornire utili oggetti di studio “anche ai molti cui non è consentito, per ragioni molteplici, iniziare corsi regolari di studio presso le scuole speciali” (Avviso, 19 marzo 1884). La rivista, inoltre, ricordando l’attività spesa in passato a favore dell’accordo fra classi, promette che “l’interesse dell’operaio, il suo miglioramento morale ed economico troveranno qui quella difesa e quel sostegno che nascono dalla piena convinzione del dovere d’affetto verso il compagno d’opera, verso il cooperatore che si travaglia a dar forma alle concezioni predisposte dall’industria” (Al lettore, 4 aprile 1884). Altri nomi di assidui collaboratori in questo nuovo periodo di vita del giornale sono quelli di Giuseppe Bianchetti, Giuseppe Capitani e Angelo Forloni, al quale viene affidata la cura di una nuova rubrica “Pratica commerciale”, con la quale si intende fornire una serie di “cognizioni e norme principali che maggiormente toccano da vicino i piccoli commercianti e che possono loro essere di guida nei casi più comuni” (Della insinuazione dei crediti al passivo dei fallimenti, 31 luglio 1884).

Dal 1886 anche la pubblicazione della «Manifattura» inizia a risentire seriamente del vecchio dissidio fra liberoscambisti e protezionisti interno all’Associazione serica, che del resto non era mai riuscita a rappresentare un insieme veramente omogeneo di interessi, come testimoniano i verbali delle adunanze negli “Atti dell’Associazione” riportanti frequenti episodi di dimissioni da parte di direttore e segretari. Nel maggio 1886 fino all’agosto dello stesso anno la rivista esce senza il tradizionale sottotitolo che la individua quale organo dell’associazione di categoria e della Camera di commercio, avvertendo i lettori che la pubblicazione continua non ad opera di sodalizi, ma solo per iniziativa privata, grazie alla volontà di Francesco Ambrosoli, già editore del periodico comense «L’Araldo», proponendosi quale “segnacolo di concordia fra il cozzo quotidiano di opinioni disparatissime”, e cercando di “accentuare le tendenze economiche e di farsi interprete di opinioni ben definite (Due parole al lettore, 19 maggio 1886), attestandosi così su posizioni protezioniste (“le teorie del libero scambio non possono avere una pratica applicazione, trovando esse ai nostri giorni insuperabili ostacoli oltreché nelle condizioni peculiari dei commercio internazionale, nella diversità di trattamento e nel difetto di reciprocanza da parte delle varie nazioni rivolte a difendere le loro produzioni col sistema restrittivo delle tariffe di confine”, Protezione o libero scambio?, 16 giugno 1886).

Nell’agosto 1886, assumendo di nuovo “la veste e la dignità di organo ufficiale della benemerita Associazione serica e della locale Camera di commercio” (Ai nostri lettori, 25 agosto 1886), ci si augura di entrare in una nuova e prosperosa fase di vita, ma solo un anno più tardi, di fronte alle ormai insanabili divergenze interne al sodalizio dei setaioli e al suo conseguente scioglimento, la rivista prende definitivamente commiato dai suoi lettori (La Manifattura serica, 28 dicembre 1887).

Nel corso dei suoi 10 anni di vita, oltre a riportare alcune relazioni su importanti manifestazioni nazionali ed estere (Il Congresso internazionale del commercio e dell’industria, 10 novembre 1878; Il Congresso internazionale del commercio e dell’industria di Bruxelles, 18 gennaio 1881 e seguenti; Il Congresso bacologico di Siena, 31 agosto 1881; Il Congresso internazionale di bacologia e sericoltura in Torino, 30 settembre 1884; Il Congresso serico in Varese, 22 settembre 1886), pubblica numerose “Appendici”, contenenti scritti di natura economica, fra cui si segnalano: La crisi dell’industria serica, 25 novembre 1879; La scuola di setificio in Como, 16 marzo 1881; Testo di legge per la cessazione del corso forzoso, 4 maggio 1881; Gli opifici sericoli in Como. Le apparecchiature, 29 giugno 1881; Facilitazioni desiderabili per il nostro commercio, 5 ottobre 1881; Le condizioni dell’industria lionese della seta e il suo avvenire, 7 marzo 1883; La tessitura meccanica nei piccoli opifici e la mancanza di lavoro, 16 maggio 1883.

C. Ro.

Raccolte: MI120: 1878-1887.