568. Il Politecnico

Dal gennaio 1869 (a. I, n. 1) §Il Politecnico. Giornale dell’ingegnere architetto civile ed industriale§. Dal gennaio 1928 (a. LXXVI, n. 1) §Il Politecnico§.

Sottotitolo Repertorio di Studj letterarj, scientifici e tecnici poi Rivista di ingegneria-tecnologia-industria-economia-arte poi nessuno.
Luogo Milano
Durata 1866 (a. I, n. 1) - dicembre 1937 (a. LXXXV, n. 12). Nel gennaio 1869 i due periodici tecnici «Il Politecnico» e il «Giornale dell’ingegnere architetto» si fondono in un periodico solo, col titolo «Il Politecnico. Giornale dell’Ingegnere architetto civile ed industriale», indicando la pubblicazione sul frontespizio come a. I. Ma in breve l’indicazione è modificata per recuperare la continuità con la rivista di Carlo Cattaneo che era stata cancellata nel 1866.
Periodicità mensile poi quindicinale poi mensile.
Direttore Francesco Brioschi poi Giuseppe Colombo poi Gaudenzio Fantoli poi Ettore Cardani poi Cesare Dorici.
Gerente Bartolomeo Saldini poi Cesare Saldini poi nessuno.
Editore Nessuno, poi Bartolomeo Saldini poi Cesare Saldini poi nessuno.
Stampatore Milano, Tipografia Zanetti Francesco poi Tipografia degli ingegneri poi Casa editrice Francesco Vallardi.
Pagine 125 poi 64 poi 32 poi 64.
Formato [Microfilm]
Note Sulla copertina, molto semplice e sempre uguale nel corso degli anni, compare soltanto il titolo, l’annata e l’editore. La pubblicazione è ricca di illustrazioni e di allegati (disegni tecnici, tavole litografate, piantine, planimetrie, corografie, disegni di impianti ); dal 1905, le illustrazioni e i disegni vengono sostituite dalle fotografie di monumenti, motori, attrezzi, impianti, fabbriche, officine, trasformatori ecc. I dodici fascicoli, a fine anno, costituiscono un volume di circa 800 pagine di testo, corredato da una serie di tavole “diligentemente litografate”. Dal 1871, ogni fascicolo dedica alcune pagine alla pubblicità di strumenti, impianti e attrezzature di vario genere, motori, turbine, contatori, termosifoni prodotti dalle più importanti ditte italiane e straniere e agli annunci di tutto ciò che “può interessare ingegneri e agricoltori”. Pubblica alcuni numeri doppi.

Il 18 dicembre 1865, nell’ultimo fascicolo del «Politecnico», e di nuovo, poi, in apertura della nuova serie, compare il Manifesto col quale Francesco Brioschi, matematico insigne e direttore della nuova serie del prestigioso periodico di Cattaneo, presenta il suo programma. Pur esprimendo il fermo proposito di non “dipartirsi dagli intenti della prima serie”, Brioschi valuta il progresso raggiunto da alcune “arti” e ragiona sulla necessità di offrire al pubblico due fascicoli distinti, uno riguardante la “Parte letteraria” (politica, letteratura, arte, scienze morali, scienze positive…) e uno dedicato agli “Studi tecnici”, per aggiornare i lettori sul “movimento industriale del paese e dare tutte le notizie che lo riguardano e che ora sono disperse in numerose pubblicazioni”. Negli intenti di Brioschi e del gruppo di studiosi moderati che lo sostiene, il «Politecnico» deve costituire il “centro” di tutte le pubblicazioni che tendono a promuovere i progressi dell’industria e delle scienze da cui derivano”. Pertanto, accanto a lavori riguardanti “costruzioni, idraulica, economia rurale”, il periodico avrebbe compreso “lavori speciali sulle grandi costruzioni che si vanno compiendo in paese, e su tutte le questioni tecniche e industriali” legate agli interessi italiani. Brioschi espone un forte programma di informazione, dibattito scientifico e aggiornamento: “qualunque pubblicazione, qualunque macchina o processo industriale che costituisca un vero progresso in una data fabbricazione o in un dato ordine di lavori, sarà esposto nel Giornale con tutte quelle illustrazioni le quali richiedonsi per renderlo completamente noto” (Manifesto della quarta serie, gennaio 1866, p. VI). La parte letteraria comprende oltre alle “Memorie”, che raccolgono saggi di storia, geografia, letteratura e filosofia, firmati da alcuni studiosi e intellettuali di prestigio come Ruggiero Bonghi, Francesco Dall’Ongaro, Angelo De Gubernatis, Francesco De Sanctis, Paolo Ferrari, Mauro Macchi, Paolo Mantegazza, Antonio Stoppani, Pasquale Villari, alcune rubriche fisse: “Rivista delle belle arti” (curata da Camillo Boito), “Rivista musicale” (a cura di Filippo Filippi), la “Rivista parlamentare e politica” (a cura di Emilio Broglio) e la “Rivista bibliografica” (a cura di Luigi Luzzatti). Anche la parte tecnica è organizzata in modo analogo: le “Memorie” comprendono saggi dedicati ai più svariati argomenti (sistema funicolare di trazione, funi cilindriche in fili metallici, concimi, calcoli e tabelle relativi ai progressi dell’idraulica, travi di ferro, studio sui canali nella città di Milano, notizie industriali, sistema funicolare di locomozione, considerazioni intorno alle strade ferrate economiche (ferrovie comunali e provinciali), combustibili fossili, chiuse mobili, macinazione dei cereali… e così via). Le “riviste” riguardano soprattutto la segnalazione e la recensione di volume scientifici italiani e stranieri. La parte tecnica è rivolta agli ingegneri, agli industriale, “ai cultori di studj tecnici”, e intende colmare una lacuna più volte lamentata (cfr. Introduzione, 28 gennaio 1866, p. XI). Gli indici delle materie, suddivisi per argomento, offrono la possibilità di comprendere meglio l’ambizioso progetto del nuovo direttore: “Costruzioni”, “Idraulica fluviale e marittima”, “Architettura ed archeologia”, “Meccanica”, “Metallurgia”, “Scienze fisico-chimiche”, “Strade ferrate” da un lato, “Considerazioni politiche”, “Riviste letterarie”, “Trattazioni storiche e filosofiche” dall’altro costituiscono i contenuti fondamentali del periodico. L’impostazione riflette largamente sia gli interessi tecnologici e scientifici di Brioschi, che nel 1863 ha fondato la scuola del Politecnico di Milano, della quale è direttore e dove insegna idraulica, meccanica razionale e scienza delle costruzioni, sia la sua concezione educativa non scevra di paternalismo.

Nel gennaio 1869 il «Politecnico» e il «Giornale dell’ingegnere-architetto» “avendo sempre avuto comuni le tradizioni e gli intenti” si fondono in un solo periodico col titolo «Il Politecnico. Giornale dell’ingegnere-architetto civile ed industriale». La nuova rivista abbandona la parte letteraria e assume definitivamente un “carattere più positivo e più pratico”. Ecco con quali considerazioni, il comitato di redazione - composto oltre che da Brioschi, da Giuseppe Colombo, ingegnere e docente di meccanica industriale, Alfonso Cottrau, Elia Lombardini, ingegnere e studioso di idraulica fluviale, Luigi Tatti, ingegnere e imprenditore - presenta il nuovo progetto: “Si volle fondare un periodico il quale, mentre da un lato potesse rendersi l’organo di quanto si fa di notevole in paese, in fatto di studii d’applicazione, d’ingegneria e di industria, mirasse d’altra parte a far conoscere i progressi che si compiono in quest’ordine di lavori e di studii negli altri paesi” (s.t., gennaio 1869, p. 1). Per soddisfare tali esigenze, il nuovo giornale si presenta suddiviso in tre parti: la prima rimane riservata alle “Memorie originali” che comprendono lavori scientifici di interesse “pratico e immediato”; la seconda e la terza mirano a tenere informato il pubblico dei progressi italiani ed esteri in tema di ingegneria e di industria, pubblicando i “lavori più notevoli di costruzioni civili, stradali e idrauliche, i processi più recenti delle industrie chimiche e meccaniche…” (p. 2). Inoltre il giornale si propone di pubblicare regolarmente gli atti e i resoconti delle discussioni del Collegio degli ingegneri e architetti di Milano.

Nel primo fascicolo del gennaio 1871, il comitato di redazione, in una nota introduttiva, osserva: “Questo giornale entra nel suo XIX anno di esistenza e la sua diffusione in tutta Italia e all’estero vale da sola a dimostrare il vantaggio che gli industriali possono trarne con l’annuncio dei loro prodotti” (gennaio-febbraio 1871). Nel numero di aprile 1871, l’editore informa i direttori di biblioteche e istituti scientifici che restano disponibili pochissime copie della collezione completa e non manca di sottolineare che “i nomi che figurano tra i collaboratori e gli argomenti che vi sono trattati valgono da soli a porre in evidenza l’utilità dell’acquisto”. L’indice generale offre un elenco di materie sempre più consistente, strettamente legato al progresso degli studi scientifici e anche la “Rivista” di giornali e notizie varie si infoltisce di nuovi argomenti: dalle sostanze esplosive ai materiali adatti alla fabbricazione della carta, dal nuovo metodo di trattamento della ghisa in fusione alle esposizioni universali. Le “Memorie” offrono largo spazio ai problemi legati all’espansione e al miglioramento della rete ferroviaria nazionale, il cui slancio costituiva un contributo essenziale alla formazione del mercato nazionale. Nell’ultimo numero del 1875, Brioschi si rivolge agli associati del giornale, promettendo una serie di miglioramenti per l’anno successivo: soprattutto una maggior ampiezza della rassegna dei periodici stranieri riguardanti l’ingegneria, ed una più regolare collaborazione dei professori del Regio istituto tecnico superiore per rendere ancora più ricca e aggiornata la parte delle “Memorie originali”, così da permettere di “seguire abbastanza da vicino il grande movimento scientifico-industriale che caratterizza il nostro secolo” (dicembre 1875).

Nel 1878 alla morte dell’ingegner Elia Lombardini, uno dei collaboratori più competenti, nel comitato di redazione entra Paolo Gallizia. Il periodico resta immutato nella veste editoriale e nella struttura. Nel corso degli anni, le “Memorie originali” continuano ad offrire un ventaglio di argomenti e problemi molto ampio e vario: progetto per la costruzione di un manicomio, traversine in ferro nell’armamento delle ferrovie, acque potabili, completamento della rete ferroviaria in Italia, sistemazione del porto di Genova, miniere di ferro dell’isola d’Elba, ampliamento e riordino della stazione di Bologna, considerazioni di natura tecnico-industriali relative alla crisi serica. Si delineano con sempre maggior rilievo nuovi interessi di carattere urbanistico, architettonico e artistico, (con articoli dedicati alla costruzione di ospedali e carceri, oppure al Teatro della Scala di Milano, alla chiesa di Santa Maria delle Grazie e alla basilica di San Domenico di Cremona, al restauro di monumenti architettonici), e articoli di carattere sociale, riflesso di una maggior attenzione e sensibilità nei confronti delle condizioni di lavoro e dell’igiene, intesa come “scienza morale e umanitaria” (si vedano ad esempio le considerazioni dell’ingegner Massimo Pestalozza a proposito delle recenti agitazioni dei contadini, febbraio 1890, pp. 119-121) o lo studio Della dissipazione della nebbia nelle filande, dell’ingegner Gerolamo Chizzolini (aprile 1875). Aumentano anche i saggi riguardanti bonifiche, irrigazioni, fognature, opere di risanamento urbano, smaltimento delle spazzature.

Nel 1891 la Redazione oltre a Brioschi e Colombo, comprende anche Alfredo Cottrau, Emilio Bignami, Antonio Cantalupi e Pestalozza e nel 1894, la direzione oltre che al Brioschi è affidata anche al professor Giuseppe Colombo, deputato al Parlamento e docente di meccanica industriale e disegno di macchine. Colombo, buon conoscitore di lingue straniere, viaggiatore instancabile e curioso, tecnico e imprenditore attento all’avanzamento dell’industria italiana ed estera, non solo salda il legame fra scuola ed economia, tra istruzione e sviluppo industriale, ma soprattutto coglie l’importanza della questione industriale come condizione irrinunciabile per la modernizzazione del paese. Alla morte di Bartolomeo Saldini, suo figlio Cesare, ingegnere e professore di tecnologie meccaniche nel regio Istituto tecnico superiore di Milano, oltre che garantire la prosecuzione della gestione editoriale, diventa redattore. Il “più antico periodico scientifico che si pubblica in Italia” continua ad uscire mensilmente, in fascicoli di 64 pagine.

Con la morte di Brioschi, nel 1897, si chiude il ciclo “ottocentesco” del periodico e la direzione passa al prof. Giuseppe Colombo. È proprio il nuovo direttore a scrivere un appassionato ricordo del Brioschi, valorizzandone la modernità, la capacità di capire i tempi e di legare il risorgimento politico al risorgimento economico (dicembre 1897, p. 746). Il formato e la struttura del giornale che aveva contenuto le ambizioni, le velleità e i bisogni del periodo postunitario, restano invariati. Nel 1904, la Redazione avverte l’esigenza di sottolineare l’importanza del giornale che conta ormai oltre mezzo secolo di vita, per difendersi dalle critiche di chi lo rimprovera di non essere abbastanza moderno e lo accusa di “seguire troppo lentamente il rapido rinnovarsi della tecnica nel campo delle applicazioni”: “non pensiamo che un periodico tecnico come il nostro dovesse e potesse trasformarsi in una specie di diario sul quale si venissero affastellando affrettatamente delle notizie d’impressione senza quel prudente riserbo e quel sereno giudizio e raffronto col passato che soli possono dare autorità ad un giornale…”. Basta rifarsi al contenuto degli ultimi dieci volumi per trovare la miglior difesa del lavoro svolto dalla redazione: “vi si trovano illustrati con ampiezza di dati e abbondanza di disegni tutte le più interessanti e ragguardevoli opere dell’architettura e della moderna costruzione, tutti i più importanti lavori ferroviari ed i più notevoli impianti idroelettrici italiani e stranieri. Tutta la attività febbrile della tecnica mondiale vi è ricordata”. Gli sforzi compiuti dal «Politecnico» per dare spazio e voce al dibattito legato alle importanti trasformazioni economiche in corso dagli inizi del ‘900 sono evidenti, tuttavia la fase di crisi che il giornale sta attraversando vanifica in parte i volenterosi tentativi e la Redazione avverte acutamente l’esigenza di un rinnovamento che rispondesse “maggiormente ai desideri dei lettori” e dichiara di mettere ogni energia al servizio di un periodico tanto illustre, pur di “assicurarne sempre più la gloriosa esistenza” (s.t., gennaio 1904, pp. 3-4).

Nel 1915 compaiono alcuni contributi sulle Artiglierie semoventi, e La gittata delle moderne artiglierie, del tenente Carlo Ederla (gennaio 1915), che riportano il lettore alla realtà della guerra in atto. I tecnici e i professionisti sono esortati a stimolare con ogni mezzo il sentimento patriottico delle classi lavoratrici, “nei momenti supremi occorre lavorare con la massima energia per assicurare mercè l’abbondanza di cannoni e munizioni, la vittoria ai nostri fratelli che combattono per la libertà e la grandezza d’Italia” (Intensifichiamo la produzione delle munizioni, marzo 1916, p. 154). Anche il dopo guerra costituisce per i tecnici un banco di prova, per contribuire a riparare gli”infiniti guai della terribile guerra…uno dei contributi maggiori di pensiero e di opere lo dovrà dare la classe degli ingegneri. Il compito per gli uomini che si erano prodigati “nelle trincee, nelle officine, nel preparare i ripari”, è ben lungi dall’essere concluso, anzi si apre “un larghissimo orizzonte di attività, atteso il programma vastissimo di lavori che li attende: sistemazioni idrauliche, stradali, ferroviarie, ponti urgono per le regioni devastate nuove opere e nuovi impianti elettrici, nuovi canali di navigazione, porti, ferrovie si impongono in tutta Italia. E nelle officine si devono apprestare locomotive, vagoni, navi, motori termici, idraulici, elettrici ed altri considerevoli e svariati lavori complementari pel nostro rinascimento industriale ed economico.” In una fase tanto laboriosa, al “vecchio giornale” spetta un compito molto importante, quello cioè di “consigliare e commentare i nuovi e numerosi progetti” (Il compito dei tecnici pel dopoguerra, firmato dalla Direzione, gennaio 1919, pp. 1-2). Il 19 aprile 1922 muore l’ingegner Cesare Saldini. La commemorazione della sua figura di studioso della vecchia guardia lombarda, di tecnico e di “colonna madre” del giornale occupa molte pagine (si vedano i mesi di maggio e giugno 1922). Nel gennaio 1928, seguendo “ lo spirito di rinnovamento fervido e fecondo infuso in ogni aspetto dell’anima italiana dalla Rivoluzione e dal Regime”, il periodico tenta nuovamente di rinnovarsi, a partire dal titolo che torna ad essere semplicemente «Il Politecnico»: “Il «Politecnico» con questo primo numero si riapre ad una nuova vita, per riprendere la battaglia per il progresso, per assolvere il suo compito di incitamento, esempio, guida e selezione”, degno del suo nome e delle sue tradizioni (Rinnovando la nostra vita nella rinnovata vita della patria, gennaio 1928, pp. 1-2). La Direzione si rivolge ai collaboratori per mettere a punto un nuovo programma, più coerente con le esigenze dei tempi, ben “inquadrato nel campo generale della cultura del paese” (Le considerazioni del «Politecnico», febbraio 1928, p. 1) e si rivolge ai lettori, sollecitandone l’interesse, perché una rivista per vivere e fiorire ha bisogno del legame stretto con il suo pubblico (Le considerazioni del «Politecnico», marzo 1928, p. 1).

Durante gli anni trenta, piani regolatori, urbanistica, edilizia, edilizia popolare, demografia e lavori pubblici si collocano al primo posto negli interessi del periodico, che non manca mai di valorizzare l’operato del regime fascista, attraverso la pagina di “Considerazioni” che il direttore Cesare Dorici si è riservato: Verso l’avvenire (ottobre 1935); L’Impero (maggio 1936); Vittoria militare e conquista civile (giugno 1936); Edilizia popolare. I nuovi ordine del Duce, (gennaio 1937); Impero, colonie, lavoro (marzo 1937); Massima autarchia economica (maggio 1937) e così via.

Nel dicembre 1937, dopo 85 anni di vita “or gloriosa, or modesta, ma sempre improntata a serietà scientifica e ad una linea di grande probità pubblicistica”, il «Politecnico» sospende le sue pubblicazioni. I grandi cambiamenti dei tempi e delle circostanze infine hanno avuto la meglio: il glorioso periodico di Cattaneo, Brioschi, Colombo ha esaurito la sua funzione di “palestra di studj”, e i suoi progetti culturali. Altre iniziative e altre pubblicazioni meglio rispondenti alle attese del pubblico e al ritmo “della vita moderna che non offre più il piacere umanistico di esporre gli studi e di dibatterli”, si stanno affermando. Inoltre, al periodico viene a mancare la caratteristica di “esponente del locale Politecnico” e quindi buona parte del suo significato “più intimo ed essenziale”. Casa editrice e redazione preferiscono sospenderlo, piuttosto che immiserirlo, seppure con la speranza di poterlo ripresentare in circostanze più “fortunate e propizie”. (Congedo, dicembre 1937).

D. Ma.

Raccolte: MI120: 1866-1937.