601. Il Rappresentante

Sottotitolo Monitore delle esposizioni. Giornale propugnante l'estensione del commercio e dell'industria italiana poi Monitore delle esposizioni. Giornale bimensile propugnante l'estensione del commercio e dell'industria italiana poi Monitore delle esposizioni. Giornale propugnante gli interessi e l'estensione del commercio italiano.
Luogo Milano.
Durata 5 dicembre 1889 (a. I, n. 1) - 1°-15 gennaio 1898 (a. VI, n. 1*).
Periodicità Non indicata ma quindicinale poi bimensile poi trimensile (ma irregolare).
Direttore Carlo Sestagalli.
Stampatore Milano, Tip. C. Moreo poi Tipografia Cooperativa Insubria poi Tip. V. Moreo.
Pagine Da 4 a 8.
Formato 37x27 cm poi 48x33 cm poi 50x35 cm.

Nella presentazione al primo numero si legge: "Non è il Messia aspettato dalle genti. No. Il «Rappresentante» è nato ed entrato nella falange giornalistica, non per raddrizzare le gambe ai cani, né per cambiare il giro del mondo, come tanti giornali lasciano credere nei loro programmi […] Oggi che l'espansione del commercio e dell'industria italiana fa passi da gigante; oggi che la produzione italiana ha più che mai bisogno di nuovi sfoghi, l'opera del «Rappresentante» non sarà discara a molti. Difatti qual mezzo più potente per intavolare relazioni all'estero e mandarvi i prodotti nazionali? […] Il commercio, l'industria e i produttori italiani, fatte poche eccezioni, sono quasi sempre ignari delle continue esposizioni che si tengono all'estero, delle loro condizioni, del mezzo di parteciparvi, se siano cose serie o no, dei risultati che si possono avere e di tutto ciò che riguarda espositori ed esposizioni. Il «Rappresentante» raccoglierà con cura tutte le notizie interessanti le esposizioni e l'esportazione dei prodotti italiani e nulla infine tralascerà per meritarsi la simpatia dei suoi lettori" (Ai nostri lettori, 5 dicembre 1889).

Saltuariamente, almeno a partire dal gennaio 1897, il periodico pubblica in prima pagina articoli che esulano dai temi consueti trattati sulla base del programma sopra citato. Così il 30 gennaio 1897 compare un pezzo intitolato Le Opere pie e i clericali, dove si legge: "È pur troppo noto che specialmente in Italia la direzione e l'amministrazione delle Opere pie sono in maggioranza nelle mani dei clericali. Il patrio governo nel mentre istituisce, propone ed applica leggi repressive pei partiti estremi, ha lasciato finora e lascia che i clericali si facciano strada ovunque […]. La fatale scuola del Loyola fa progressi immensi e guai a coloro che reggono i destini della patria se invece di accordar loro un cieco appoggio non vi mettono degli argini".

Il 15 febbraio 1897 in un articolo che prende in esame la questione del lavoro notturno degli operai si afferma: "Ormai, si può dire, in tutte le nazioni civili è stato soppresso questo avanzo di barbarie, eppure non ne soffersero i commercio, e l'operaio trovò ancora la sua occupazione perché aumentarono i mezzi di produzione, e si suddivisero le squadre dei lavoranti. E perché l'Italia non dovrebbe seguire un esempio che già diede splendidi risultati?" (Il socio, Il lavoro notturno degli operai).

A. De C.

Raccolte: MI120: 1889-1891 (a settembre); 1896 (da dicembre)-1898.