719. Il Villaggio

Dal 13 novembre 1920 (a. XLV, n. 45) §Il Villaggio ed i campi§.

Sottotitolo Gazzetta agricola commerciale popolare poi Foglio agricolo commerciale popolare poi (Gazzetta del Villaggio). Giornale degli interessi agricoli in Italia. Fondatore ed organo dell'Unione fra gli agricoltori poi Gazzetta del Villaggio. Giornale degli interessi agricoli in Italia poi Gazzetta del Villaggio. Giornale degli interessi agricoli-commerciali poi Antica Gazzetta del Villaggio. Giornale degli interessi agricoli-commerciali poi Antica Gazzetta del Villaggio. Giornale degli interessi commerciali-agricoli poi Antica Gazzetta del Villaggio. Giornale tecnico-agricolo-commerciale poi Giornale tecnico-agricolo-commerciale poi Corriere dell'agricoltura e del commercio agrario poi Corriere dell'agricoltura e del commercio agricolo poi Messaggero delle campagne. Corriere dell'agricoltura e del commercio agricolo. Gazzetta agricola.
Luogo Milano poi Milano-Roma poi Milano poi Roma-Milano.
Durata 28 settembre 1879 (a. I, n. 1) - 1° aprile 1928 (a. LIII, n. 14*). Prosegue la «Gazzetta del villaggio» (cfr. n. …): proprio per rimarcare la continuità con il suo predecessore, col numero successivo al 6 marzo 1881 (a. III, n. 76), datato 13 marzo 1881, cambia la nunmerazione in a. VI, n. 247. In seguito sbaglia la numerazione delle annate due volte, la prima nel 1890 - dopo il 14 dicembre (a. XV, n. 756) esce il 21 dicembre (a. XVI, n. 757) - e l'altra nel 1907: dopo il 10 novembre (a. XXXIII, n. 1637) esce il supplemento datato 12 novenmbre (a. XXXII, n. 1637) e l'errore si ripete il 17 novembre (a. XXXII, n. 1638). Il cambio del titolo coincide con la fusione con «I Campi», edito a Roma; il 1° dicembre 1921 assorbe anche la «Gazzetta agricola» (cfr. n. …..).
Periodicità Settimanale.
Direttore Giuseppe Gandolfi poi nessuno, poi Cesare Ballerini poi nessuno, poi Emilio Guarnieri poi Mario Casalini.
Gerente Giovanni Galluzzi poi nessuno, poi Antonio Borlini poi nessuno, poi Antonio Borlini poi nessuno, poi P.G.Feroldi poi Giovanni Lega poi Vitellio Coppi poi nessuno.
Editore G.G. Berrini poi nessuno, poi Giuseppe Gandolfi poi Società anonima «Il VIllaggio» poi Società editoriale italiana poi [Il Secolo] poi [Stabilimento Poligrafico editoriale romano].
Stampatore Milano, Tip. Emilio Civelli poi Tipografia Fratelli Lanzani poi Unione grafica poi Bortolotti di Dal Bono e C. poi Giuseppe Prato poi Tip. Ditta E. Civelli poi Fratelli Lanzani poi Unione grafica poi E. Zerboni poi Unione tipografica poi Società editoriale italiana poi Tip. Il Secolo poi Roma, Stabilimento Poligrafico editoriale romano poi Società poligrafica edit. italiana poi Tipografia "Foro Trajano" poi Stabilimento tipografico centrale.
Pagine Da 4 a 14.
Formato [microfilm]
Note Contiene molte illustrazioni, tabelle e disegni e dal 1898 anche fotografie; allega di rado supplementi pubblicitari di un foglio; tra il 1883 a il 1889 ha anche un supplemento saltuario contenente consigli pratici, corrispondenze, rubriche commerciali (tabelle ed elenchi di moltissimi prodotti e loro prezzi di mercato) e pubblicità: tale supplemento diventa fisso all'inizio del 1900, facendolo diventare di fatto bisettimanale ("L'unico periodico d'Italia che esce due volte la settimana", riporta nella testata).

È un periodico analogo alla «Gazzetta del villaggio», della quale prosegue persino l’appendice a puntate; conta però meno pagine e rispetto alla «Gazzetta» è anche meno brillante ed originale. Si presenta come una rivista tecnica di agricoltura (forse la migliore del periodo), specializzata e ricchissima di notizie, analisi, proposte, ma senza più quelle caratteristiche “popolari” della «Gazzetta» che pure sul primo numero proclama di voler proseguire: “Si farà seguace – si legge – delle buone tradizioni della «Gazzetta» rispettandone l’indirizzo giocondo e popolare che ne formava per così dire la sua simpatica specialità,... migliorandone il formato, i tipi e la carta, senza diminuzione delle materie, anzi aumentandole”; l’obbiettivo è ancora quello di “associare l’utile al dilettevole” (avviso dell’Amministrazione, 28 settembre 1879), “nel desiderio che abbia a sussistere sempre una morale e letteraria colleganza fra il nostro giornale ed il vecchio” (avviso sul numero del 13 marzo 1881). Ma alcuni anni più tardi si definisce semplice “giornale di carattere professionale” (Un pensiero a Trieste, 23 febbraio 1902).

Il giornale incontra subito un buon successo, tanto che i numeri 4 e 5 sono esauriti (nota a penna sull’unica coll. reperita); la sua stessa durata, che sfiora il mezzo secolo, dimostra che ebbe un notevole pubblico.

Lo schema fisso delle pagine (inizialmente 12) ne comprende almeno tre di articoli e una con il calendario settimanale, poesie, bollettini delle estrazioni, il “Portafoglio” (rubrica già presente nella «Gazzetta» e poi soppressa, con annunci, segnalazioni di concorsi e di fiere), “Disappunti commerciali” (fallimenti) e notizie brevi, un’altra “Rassegna commerciale”, ben 4 di “Parte commerciale” e pubblicità e infine 3 pagine solo di inserzioni pubblicitarie. Nel novembre 1883 il periodico ingrandisce il formato e riduce il numero delle pagine a 8: le 4 di articoli contengono testi e resoconti di conferenze e di assemblee, articoli tecnici e di politica agricola, un’appendice geografica o letteraria e le rubriche di consigli pratici; altre due riportano fatti di cronaca e la parte commerciale, le ultime due inserzioni a pagamento.

Nell’indice sotto la testata annovera tra gli argomenti trattati: “Questioni sociali del Villaggio -Corrispondenze - Lavori settentrionali - Cronaca – Appendici - Invenzioni e scoperte - Ultime notizie delle campagne - Istruzione - Igiene - Veterinaria - Contabilità rurale - Costruzioni - Meccanica - Bonifiche - Irrigazioni - Concimi - Viticoltura - Bachicoltura – Cereali - Orto – Cortile - Caccia - Pesca - Agricoltura - Pastorizia - Caseificio - Leggi, decreti, statistiche, ecc. - Concorsi in genere - Cappellanie e sedi vacanti - Vendite - Aste - Appalti - Finanze - Estrazioni prestiti - Lotto - Assicurazioni - Posta - Telegrafi - Ferrovie - Tramwavs - Fiere - Mercati - Sagre – Esposizioni - Riviste e prezzi delle principali piazze”.

Pubblica anche una “Rivista della stampa agraria”, una “Tribuna degli associati” con le risposte ai quesiti dei lettori, e una saltuaria appendice con brani tratti da testi di geografia.

Il «Villaggio» si vanta di essere il periodico “più copioso e a più buon mercato che esista in Italia”; quanto ai contenuti, “oltre alle materie agricole ed alla quistione sociale, che tratta, contiene appendici originali, varietà scientifiche utilissime, illustrazioni e supplementi, in modo che lo fa essere il giornale più ricco e popolare che possa convenire alle nostre famiglie campestri” (avviso dell’amministrazione pubblicato più volte alla fine del 1883).

Molti articoli sono anonimi, ma i collaboratori sono gli stessi della «Gazzetta»: numerosi i contributi dell’agronomo Cesare Ballerini (sulle sue idee in tema di cooperazione si veda Dalla produzione alla Vendita. Agricoltori unitevi!, 3 gennaio 1904), poi direttore del giornale come già del suo predecessore, del veterinario Osvaldo Eletti e di altri esperti nelle singole materie trattate (fra i tanti, Pericle Accomazzo, Davide Avigo, Carlo Besana, Armodio Bessi, l’apicultore Gaudenzio Borgia, Luigi Bruno, l’enologo Aldo Cantoni, Alessandro Cantono, Giuseppe Capra, Giovanni Dalmasso, Emilio de Minciaky, Alfonso Eletti, il deputato Maggiorino Ferraris, Nicolò Lisitano, Luigi Loiacono, Mario Molineris, Ugo Navarra, l’assicuratore Augusto Sarfatti, Gregorio Soldani e Gavino Stara-Satta). Nell’ultimo decennio dell’Ottocento Gabriele Rosa firma molti articoli di apertura del giornale (una sorta di “manifesto” delle sue idee per lo sviluppo delle ricchezze naturali del paese è L’Italia agricola, 9 agosto 1896).

Il giornale apre in genere con un editoriale di attualità incentrato principalmente sulla politica economica del governo, al quale seguono altri articoli tecnici: molti di questi trattano di agricoltura lombarda e di industria italiana, oppure offrono consigli pratici di agronomia e veterinaria (nelle rubriche “Appunti pratici”, “Caseificio”, “Fra tini e botti”, “Macchine d’attualità” (promozionale, con illustrazioni), “Nel frutteto”, “Nel giardino”, “Nella stalla”, “Nel vigneto”, “Zootecnia”. Si riportano anche numerosi servizi dall’estero e i resoconti delle assemblee pubbliche del Circolo agricolo di Milano. Fra i temi degli editoriali di particolare rilievo la crisi degli anni ottanta dell’Ottocento, la conseguente agitazione agraria e l’agitazione per la perequazione fiscale (La crisi agricola e Gravi indizi della crisi, 14 ottobre 1883; cfr. anche la Rassegna estera del 1° giugno 1884, l’interessante confronto in La crisi agricola di cinquant’anni fa e l’odierna in Lombardia, 19 e 26 ottobre, 2 e 9 novembre 1884 e i numerosi articoli del 1885). Su questi temi si innesta poi il dibattito sul protezionismo e sui controlli sulle merci importate: P. Santucci, Sull’odierna crisi agricola e sul libero scambio, 23 marzo 1884; D. C. Orio, L’esportazione dei vini e il libero scambio, 13 aprile 1884; La quistione dei dazi protettori e del libero scambio, 15 e 22 novembre 1885; Libero scambio e protezione, 20 dicembre 1885; gli articoli di G. Gandolfi su La grande questione dei dazi della fine del 1886; Il dazio sui risi, 11 settembre 1892; I dazi sul frumento, 11 novembre 1894; Edoardo Pini, La protezione delle industrie agrarie, 6 marzo 1898; In tutela della nostra produzione olearia, 4 febbraio 1906, a firma Relator.

Altrove il foglio si dichiara protezionista, auspicando che sull’esempio della Francia anche l’Italia possa avere “un programma inteso a tutelare finalmente e meglio le patrie industrie” (Battaglia economica e risveglio agricolo, 7 f ebb. 1892), rivendicando d’altra parte l’abolizione dei dazi di esportazione (Il dazio d’uscita sulle sete, 17 aprile 1892).

Ancora, si occupa a più riprese di argomenti fiscali (nel 1891: Voti di economie e prospettiva di tasse, 29 marzo; Contro le fiscalità per la ricchezza mobile, 27 settembre; Fisco e contribuenti, 4 ottobre; Spropositi di ricchezza mobile, 18 ottobre; e nel 1915: Alessandro Cerelli, L’agricoltura e il fisco. Le imposizioni che gravano sugli agricoltori, 25 settembre), dei lavori parlamentari sulla legge di colonizzazione interna (ad esempio La colonizzazione all’interno, 25 agosto 1895, Per la colonizzazione interna, 1° aprile 1906 e “Relator”, Per la navigazione interna, 25 novembre 1906; e i diversi articoli sulla colonizzazione agricola della Sardegna firmati da E. Grattarola nel 1914), mentre è contro la politica coloniale in Africa (Perché nell’Eritrea e non in Italia?, domanda, a proposito dei finanziamenti alle famiglie coloniche emigrate in quella colonia, 24 giugno 1894). Si lamenta anche il “triste” spettacolo di “vastissime zone di terreno suscettibili di proficua coltivazione” ma “lasciate abbandonate, incolte” a causa dell’emigrazione dei lavoratori della terra (L’emigrazione sarda, 9 agosto 1896) e si auspica la tutela degli emigranti all’estero (L’emigrazione all’estero, 13 settembre 1896; cfr. anche Emigrazione, 11 e 18 giugno 1893; “Agricolus”, Le cause dell’emigrazione, 20 settembre 1896; i molti articoli sul tema pubblicati nel 1899 e nel 1900, fra cui Emigrazione e colonizzazione, 11 febbraio 1900, dove si studiano le relazioni tra i due fenomeni; e l’inchiesta di A. Ajello su La Tripolitania agricola, 11 novembre 1911).

Attenzione a problemi di carattere sociale emerge in articoli quali La pellagra e la malaria nella provincia di Milano, 4 settembre 1892; Contro la pellagra, 4 e 11 agosto 1902; A. Braschi (dell’Università popolare), Le condizioni dei contadini, 13 e 20 ottobre 1901; A. Cantono, Malaria e risaia, 15 luglio 1911; Carlo Hugues, La dominante carestia e l’alimentazione delle classi popolari, 2 dicembre 1911.

Il periodico tratta pure di contratti di lavoro e scioperi (Agitazioni dei contadini, 19 maggio 1889; Altre considerazioni intorno gli ultimi scioperi e gli accordi ottenuti, 26 maggio 1889; E. Pini, I contratti a termine nelle derrate agrarie, 12, 19 e 26 dicembre 1897, 2 gennaio 1898; G. Spanna, I patti agrari in Italia, 17 e 24 febbraio 1901. Altre agitazioni sono oggetto di diversi articoli nel 1908: G. Dalmasso, Il contratto agrario e le condizioni dei contadini nell’alto Milanese, 20 agosto 1910; A. Cantono, Il contratto di lavoro nell’agricoltura, 12 novembre 1910). Numerosi anche gli scritti sull’istruzione agraria (L’istruzione agraria femminile, 2 settembre 1900; P. Gibelli, La Scuola di educazione e di economia domestica nelle nostre campagne (prov. di Milano), 19 novembre 1910) e sul credito agrario (fra i tanti articoli citiamo Il problema del credito agrario, 11 dicembre 1892; Il credito agrario, 19 marzo 1893; Il credito fondiario, 26 marzo 1893; Ancora del credito agricolo, 2 aprile 1893; Ancora del credito agrario, 30 aprile e 7 maggio 1893). Ad ogni stagione si riporta l’andamento della campagna serica, comune per comune (cfr. anche L. Garbaglia, Della seta. Il peso della sericoltura sulla bilancia dell’economia italiana, 6 maggio 1916).

Il 20 gennaio 1884 sono pubblicate, sotto il titolo La crisi agricola nella bassa Lombardia e specialmente nel Cremonese, le quattro lettere di Stefano Jacini a Giovanni Fiorini, giornalista degli «Interessi cremonesi»; il 10 febbraio dello stesso anno appare una lettera aperta di risposta del Fiorini. Sempre del 1884 (apparsi a partire dal 24 febbraio) sono i sunti dell’inchiesta sulle condizioni del credito agrario in Italia, provincia per provincia, oltre ad altri articoli sull’argomento. Del 1886 sono molti articoli sulle variazioni degli affitti dei terreni in Lombardia e in Piemonte, provincia per provincia (ad esempio Carlo Stabilini, La quistione degli affitti, 24 gennaio 1886) e gli scritti di Gaetano Cantoni sulle coltivazioni a grande rendimento.

Il 28 aprile 1901 inizia la pubblicazione di un’appendice a puntate di Giuseppe Pellegrini su Bachicoltura. Note pratiche che prosegue fino al 2 giugno 1901; un’altra appendice dello stesso autore appare dal 28 febbraio al 5 giugno 1904: Rivista delle due campagne bacologiche 1901-1902. Opportune istruzioni e deduzioni che si possono ritrarre da esse. Nel 1910 è pubblicata una serie di articoli sui Problemi meridionali, divisi per regioni, opera di G. Dalmasso.

Meritano una citazione, ancora, Giuseppe Gandolfi, L’agitazione serica e il Consorzio nazionale serico, 9 dicembre 1883; Giovanni Cornaggia, Il privilegio commerciale e la schiavitù agricola, 8 maggio 1887; le inchieste su La condizione serica in Italia, 6 marzo 1892, su I nostri prodotti agricoli sui mercati inglesi (15, 22 e 29 maggio, 5, 12, 19 e 26 giugno, 3 luglio 1892) e quelle del prof. Marcello Romano su La scuola d’agricoltura, 16, 23 e 30 aprile, 21 maggio 1893 e Le scuole agrarie come dovrebbero essere, 2, 23 e 30 luglio, 20 agosto 1893; e ancora: Carlo Ohlsen, Le piccole industrie casalinghe, 15 e 22 aprile 1900; Edoardo Cerioli, La viabilità rurale al Parlamento italiano, 20 e 27 maggio 1900; Giuseppe Codara, Agricoltura industriale, 3 gennaio 1907; A. Cantono, Per la nostra montagna, 22 aprile 1911 e G. Dalmasso, Per la restaurazione montana, 6 maggio 1911.

La rivista persegue i “grandi scopi” dell’Unione fra gli agricoltori italiani e del “risorgimento agricolo in Italia” (avviso sul numero del 13 marzo 1881, cit.; cfr., sul primo punto, A proposito dell’Unione agricola lombarda, 3 agosto 1890; Sempre a proposito dell’Unione agricola lombarda, 10 agosto 1890; Parlamentarismo - Discentramento e Unione agricola lombarda, 17 agosto 1890). Essa sostiene inoltre la cooperazione in agricoltura (Risveglio?, 17 aprile 1892; G. Rosa, Cooperazione agraria, 16 luglio 1893), pur senza nasconderne i limiti (G. Soldani, I difetti delle cooperative italiane in genere e di quelle agricole in ispecie, 29 maggio 1915), e la fondazione di camere d’agricoltura in Italia (G. Rosa, Agricoltura redentrice d’Italia, 2 agosto 1896), mentre depreca il fatto che il governo italiano trascuri l’agricoltura (La politica e l’agricoltura, 21 marzo 1909) e la gravi di tasse anche nei periodi di crisi: “più si fanno difficili le condizioni dell’agricoltura, più crescono le pretese del governo verso i comuni rurali” (Le imposizioni governative ed i comuni rurali, 1° aprile 1888). “Se le tasse pesassero meno sui prodotti del suolo; se si incoraggiasse maggiormente la industria agricola” e si dedicasse “maggior attenzione alla colonizzazione”, allora ne trarrebbe giovamento, a suo dire, pure il mercato del lavoro (La quistione dei disoccupati, 28 febbraio 1892).

Nel 1894 il periodico promuove l’Esposizione nazionale di vini ed olî d’oliva ed internazionale di macchine agricole ed olearie all’interno delle Esposizioni riunite di Milano, a cui dedica diversi articoli dal dicembre 1893. Nel 1895 sostiene poi una Società fra i produttori di bozzoli.

Ad ogni elezione politica o amministrativa il «Villaggio» indica i candidati i cui programmi corrispondono ai suoi orientamenti; in uno di questi articoli (in cui ritorna eccezionalmente come firma uno degli pseudonimi che caratterizzavano la «Gazzetta») invita i lettori “a pensare, a conferire e combattere per conto nostro... prima di dare il voto badiamo se il nostro candidato sa qualche cosetta della situazione difficile in cui giace la nostra industria [agricola]”; i punti del suo programma dovranno comprendere “riforma tributaria”, perequazione” e “la santa propaganda dei terreni incolti” (Il Gentiluomo del villaggio, Ai piccoli possidenti in occasione delle elezioni, 9 maggio 1880). Altrove si condividono le idee dell’on. Maffei per dare La terra a chi la lavora (9 luglio 1893), al fine di evitare speculazioni ai danni dei contadini.

Il 18 dicembre 1896 muore G. Gandolfi (cfr. il necrologio di Valerio Busnelli sul numero del 27 dicembre 1896); poche settimane prima, Antonio Borlini aveva per breve tempo assunto la gerenza del settimanale, che torna ad assumere in pianta stabile dopo tale data: l’avvicendamento coincide all’incirca con la morte di G. Rosa, fino ad allora uno dei collaboratori più assidui, e con un rinnovo del corpo redazionale, ora composto anche, fra gli altri, da Mino Cantoni, Arnaldo Gnaga, Costantino Gorini e i citati C. Ohlsen (che si occupa soprattutto di istruzione agraria) ed E. Pini (sue sono molte inchieste di economia e di politica economica).

L’agronomo Cesare Ballerini dà alla testata una impronta più marcatamente politica; cfr. anche l’attacco alla Società Umanitaria nell’articolo È quello che pensavamo noi!, 31 gennaio 1904.

Negli anni dieci la testata si presenta rinnovata nella veste grafica; ha cinque pagine di articoli e rubriche (soprattutto di consigli), quattro di bollettini e tre di pubblicità. Ai soliti contenuti aggiunge una rassegna della stampa tecnica italiana e straniera. Fra i suoi collaboratori vi è ora anche Giovanni Pascoli (su cui si veda l’articolo di Innocenzo Cappa, Giovanni Pascoli poeta di Romagna, 2 luglio 1910). Il taglio della rivista si fa più tecnico e più ampia ancora la schiera dei collaboratori. La politica è ora seguita solo attraverso le iniziative delle associazioni degli agricoltori e i progetti di legge, ad esempio per gli infortuni sul lavoro nei campi; fa eccezione un articolo di A. Cantono, Verso un partito nazionale agrario?, 25 marzo 1911.

In questo periodo il giornale promuove l’assicurazione dei contadini alle casse di previdenza e alle polizze contro gli infortuni e i consorzi contro i danni recati alle coltivazioni dal maltempo o dalle malattie; e segue i congressi italiani ed esteri di agricoltura, allevamento e lavorazione dei prodotti.

Nel 1913 l’attenzione per la politica viene meno del tutto e con essa spariscono le inchieste e gli articoli che non siano meramente tecnici. L’11 ottobre dello stesso anno, però, pubblica l’intero discorso-programma del “candidato agrario” Steno Sioli-Legnani, nel 1914 l’articolo Gli agricoltori italiani nel presente momento politico (il 19 settembre) di cui è autore G. Soldani, e nel 1918 invita gli agricoltori a partecipare alla lotta politica.

Durante la Grande guerra passa da 8 a 4 pagine (rimane il supplemento, ridotto da 4 a 2 pagine), condensa le notizie nella rubrica “Notizie e informazioni” e vengono eliminati quasi del tutto gli articoli di approfondimento: fra questi E. Guarnieri, La campagna bacologica 1916. Allevate bachi, o agricoltori, perché i bozzoli andranno a caro prezzo, 12 febbraio 1916; G. Soldani, La mancanza dei lavoratori nelle campagne, 4 marzo 1916; La guerra e l’aumento dei prezzi sui principali generi di consumo, 22 aprile 1916; A. Manaresi, La rinascita di un’industria durante la guerra. I colori naturali, 23 dicembre 1916; L’agricoltura e la guerra, 20 gennaio 1917; E. Buscema, Come rimediare alla deficienza di manodopera nelle campagne, 12 maggio 1917; L. Garbaglia, Problemi del dopo guerra. La terra ai contadini, 28 luglio 1917; G. D’Ippolito, Per l’economia e l’agricoltura dopo la guerra, 3 aprile 1918. Pubblica anche la rubrica “Agricoltura di guerra” e una serie di articoli Per la nuova Italia (Giulio Pennari, Emigrazione o colonizzazione interna?, 11 maggio 1918 e Id., Organizzazione agraria nazionale, 1° giugno 1918).

Nel 1918 una polemica divide L. Devoto ed Edoardo Bonardi sul ritorno alla terra come ad una misura di medicina sociale: il giornale riporta numerosi interventi di entrambi.

Cessate le ostilità, tornano per un breve periodo i temi politici (cfr. G. Soldani, La necessità di un partito agrario nazionale, 4 gennaio 1919; Liborio Granone, Per una politica agraria, 11 gennaio 1919; ancora G. Soldani, La terra a chi la lavora?, 1° febbraio 1919; L. Garbaglia, Partiti politici e agricoltura, 9 agosto 1919 e Id., Problemi sociali. La terra... a chi la possiede, 16 agosto 1919); dopodiché il giornale ridiventa attento principalmente alle tematiche tecnico-sociali, dedicando molto spazio all’agitazione dei mezzadri in Toscana; conta ora 4 pagine (due di articoli, una di bollettini e l’ultima di pubblicità) e non ha più né il supplemento né illustrazioni.

Molti scritti, ovviamente, trattano ancora dei problemi del dopoguerra: sono quasi tutti di G. Soldani (cfr. ad esempio la serie del 1919 Pel dopo-guerra e Per risanare le nostre piaghe. L’agricoltura ed il riassetto del dopo-guerra, 13 marzo 1920), il collaboratore che cura anche la rubrica “Problemi sociali”.

In seguito alla fusione con «I Campi», il periodico trasferisce a Roma la direzione, mantenendo a Milano redazione e amministrazione. Aumenta la foliazione a 6 pagine, tornano le illustrazioni, vengono inserite una “Rubrica del lavoro” e una su “Le organizzazioni dei produttori”. Infine si rinnova radicalmente il corpo redazionale: nuovi collaboratori sono Angelo Cabrini, Francesco Dore, Emilio Fava, Egidio Ferrari, Umberto Maggi, Camillo Mancini, Alberto Missiroli e Massimo Samoggia. In prima pagina compare un vero e proprio articolo di fondo firmato sempre dal direttore, Mario Casalini.

Il giornale è ora molto più sensibile alla politica: oltre a studiosi e docenti universitari vi scrivono diversi parlamentari per illustrare il movimento di riforma dei patti di lavoro e di organizzazione dei lavoratori della terra, ma, ciononostante, dichiara di voler restare “un organo di carattere tecnico” (M. Casalini, La lotta elettorale, 23 aprile 1921). Attacca il Partito popolare (Mario Viterbi, Meglio i rossi che i bianchi, 22 ottobre 1921) ed è attento alle posizioni della sinistra (M. Casalini, La questione agraria e il congresso socialista, 15 ottobre 1921; Id., Il comunismo e la piccola proprietà rurale, 1° aprile 1922). Propugna ancora l’istituzione di cooperative agricole, specie quando il 20 agosto 1922 viene inaugurata l’Università della cooperazione, fondata dal direttore del giornale (cfr. il discorso inaugurale di Luigi Luzzatti sul numero del 26 agosto 1922).

Alcuni articoli di Casalini fortemente critici nei confronti dell’operato del governo Mussolini (come I due atti del governo per il grano, 24 febbraio 1923; Il sindacalismo fascista, 24 marzo 1923; Verso lo sfacelo delle Cattedre [ambulanti di agricoltura]?, 16 giugno 1923M; e Agricoltura e Stato fascista, 18 agosto 1923) provocano l’inevitabile reazione della stampa fascista; e il direttore tenta un’autodifesa nell’articolo Criticare per collaborare, 10 marzo 1923. Fino al 1926 il «Villaggio» insiste comunque nei suoi rilievi (ad contestando la fusione di più dicasteri in un unico Ministero dell’economia nazionale e criticando la “battaglia del grano”) prima di mostrarsi molto più allineato con la politica governativa, fino a quando interrompe improvvisamente le pubblicazioni.

A. Ac.

Raccolte: MI120: 1879; 1880-1914; 1915 (lac.); 1916-1923; 1924 (dal 5 aprile)-1928.