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Edificio per abitazioni e uffici in via Rossetti 19
Milano (MI)

Indirizzo: Via Rossetti 19 - Milano (MI) (vedi mappa)

Tipologia: architettura per la residenza, il terziario e i servizi; edificio per abitazioni e uffici

Caratteri costruttivi:

  • strutture: travi e pilastri in cemento armato
  • facciata: ceppo gentile; grès smaltato colore scuro; graniglia martellinata; lastre di beola bianca martellinata fine
  • coperture: a falde
  • serramenti: in legno douglas (sostituiti); bowindow in alluminio anodizzato

Cronologia:

  • progettazione: 1959 - 1963
  • esecuzione: 1959 - 1963
  • data di riferimento: 1959 - 1963

Autori:

Uso: abitazione

Condizione giuridica: proprietà privata

Descrizione

L'edificio si inserisce in un isolato caratterizzato dalla presenza di corpi edilizi in linea, paralleli tra loro e inseriti nel verde. Si tratta di un'area a funzione prevalentemente residenziale, connotata da una sostanziale uniformità tipologica che si sviluppa lungo via Nievo in fregio ai giardini Valentino Bompiani e Guido Vergani, tra l'emiciclo attorno all'Arco della Pace e l'area della Fiera di Milano. Il condominio progettato da Vito e Gustavo Latis si colloca all'estremità nord dell'isolato definito dal Piano Particolareggiato, all'incrocio tra le vie Nievo e Rossetti, addossandosi con uno dei due lati corti ad un edificio di recente costruzione. Rispettando le prescrizioni urbanistiche, i progettisti concepiscono un parallelepipedo compatto, rivestito in piastrelle opache di grès rosso scuro dai toni variabili, con sfumature che oscillano tra il marrone e il viola. Dal filo di questo rivestimento fuoriescono i bowindow, che scardinano la stereometricità del volume movimentando il disegno dei fronti, soprattutto sul lato rivolto verso il giardino dove sono prevalentemente affacciate le zone giorno degli appartamenti. Il prospetto su via Rossetti è arricchito dalla presenza delle logge dei servizi, identificate attraverso sequenze giustapposte di piccole aperture quadrate, marcate da fasce di rivestimento in pietra. Verticalmente, l'edificio è tripartito: al livello terra e al piano rialzato, per sottolineare il rapporto con la strada, viene usato un rivestimento in ceppo gentile, mentre all'ultimo piano il perimetro viene svuotato con l'espediente di una loggia concettualmente continua, dalla quale emergono i pilastri che reggono la copertura a falde sporgenti. Gli appartamenti, dai due ai tre per piano, distribuiti da due vani scala, vantano ciascuno due ingressi indipendenti - padronale e di servizio - secondo una soluzione tipica dei condomini milanesi degli anni Cinquanta. L'atrio d'ingresso, passante, consente un traguardo visivo da via Rossetti sul giardino retrostante grazie al sapiente impiego di superfici vetrate; la connessione tra il livello strada e il piano rialzato avviene attraverso una scala inserita nell'elegante vano a doppia altezza, le cui superfici sono caratterizzate dalla consueta cura dei progettisti nell'uso di materiali di pregio e nel disegno di dettagli e finiture. La fascia basamentale dell'edificio marca inoltre anche la differenza funzionale: i due piani ad uffici sono infatti collocati ai livelli seminterrato e rialzato, dotati di un ulteriore ingresso indipendente sul lato corto del volume. Al piano seminterrato, verso il giardino, trovano collocazione le autorimesse, per far spazio alle quali viene modificato parzialmente il passo strutturale dei pilastri.

Notizie storiche

Il progetto del condominio di via Rossetti 19 dei fratelli Latis è evidentemente influenzato dal vicino edificio di via Nievo 28/a (1955-1957) di Luigi Caccia Dominioni, di pochi anni precedente: il rapporto con il modello tipologico di riferimento è tuttavia di natura libera e dialettica, dove gli elementi di maggior modernità vengono rielaborati all'interno del più pacato linguaggio architettonico dei progettisti. Se l'idea del volume rettangolare compatto movimentato dalla presenza dei bowindow e il rivestimento in grès sono elementi che richiamano il noto condominio dell'architetto milanese, il tetto a falde sporgenti, le proporzioni delle aperture a porta finestra, la tripartizione in verticale dell'involucro esterno sono invece scelte progettuali che riallineano l'edificio dei Latis verso il solco della tradizione costruttiva milanese, conferendogli autonomia sia rispetto al modello, sia verso i dettami razionalisti più ortodossi. Anche la varietà distributiva interna, pur denunciandosi attraverso la vivacità del disegno dei fronti, non assume il carattere programmatico dell'architettura di via Nievo 28/a così come lo stesso rivestimento in grès, opaco e posato in orizzontale, possiede una consistenza più materica rispetto alla superficie lucida progettata da Caccia Dominioni. A testimonianza della prevalente unità tipologica del quartiere, è da segnalare la presenza del condominio di via Nievo 10 (1964-1965), sempre di Luigi Caccia Dominioni, costruito alcuni anni dopo proprio sul lotto limitrofo a quello dove sorge l'edificio dei fratelli Latis, riproponendo i medesimi temi architettonici ed espressivi dell'edificio al civico 28/a.

Documentazione allegata

Fonti archivistiche

Archivio Civico, Milano - scheda fondo vedi »

Archivio Vito e Gustavo Latis, Milano - scheda fondo vedi »

Bibliografia

Capitanucci M.V., Vito e Gustavo Latis. Frammenti di città, Milano 2007

Credits

Compilatore: Sartori, Alessandro (2016)
Responsabile scientifico testi: Costa, Andrea