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Innocentii II papae privilegium

1133 maggio 1, Roma.

Innocenzo II papa conferma a Ermengarda, badessa del monastero di S. Salvatore e S. Giulia di Brescia, tutto il patrimonio accumulato in favore del monastero dalla regina Ansa e già confermato dall'imperatore Enrico <III> e dai loro successori, garantendo inoltre allo stesso cenobio i beni posseduti o che acquisirà in futuro per concessione di pontefici, per elargizione di re e principi, nonché per donazione dei fedeli; stabilisce altresì che coloro che contriti e confessati visiteranno la chiesa del monastero nei giorni di Natale, s. Stefano, s. Giovanni, ss. Innocenti, Epifania, venerdì santo, Pasqua, Ascensione, Pentecoste, il giorno della consacrazione della chiesa, Ognissanti, s. Maria, ss. Apostoli e s. Giulia riceveranno l'indulgenza per la terza parte dei peccati mortali e per la metà di quelli veniali.

Falsificazione in forma di copia semplice imitativa del sec. XV, ASBs, ASC, Codice Diplomatico Bresciano, busta 5, perg. LXXXV [F]. Regesto Astezati, pp. 366, 545, 582. Regesto Cristoni, p. 4. Nel margine superiore del recto, di mano del copista: Copia. Nel verso, di mano del sec. XV: Copia privilegii indulgentie | in monasterium Sancte Iulie; altre annotazioni di epoca moderna, tra cui segnatura Astezati: K fil. 2 n. 8.

Edizione: KEHR, Papsturkunden in Italien, V, n. 5, pp. 431-33.
Regesti: ODORICI, Storie Bresciane, V, n. XLVII, p. 97 (alla data 1133 agosto 30); Kaltenbrunner in Wiener, XCIV, n. CCCCIXb, p. 704; JAFFÉ-L., n. +8307 (alla data 1138-1143); KEHR, Italia pontificia, VI, 1, n. +9, p. 324.
Cf. WEMPLE, S. Salvatore/S. Giulia, p. 99 (nota 78).

La pergamena si presenta complessivamente in buono stato di conservazione. Rigatura a secco, anche con le linee verticali delimitanti lo specchio della scrittura.
Il testo del privilegio, non privo di alcune lacune sintattiche, dipende dal privilegio (genuino) di Innocenzo II del 1132 agosto 31, concesso in favore del cenobio bresciano di S. Pietro in Monte di Serle (cf. Le carte del monastero, n. 56, pp. 109-10).
Convincenti sono le prove che inducono a ritenere come spurio il privilegio qui edito, tanto che già Kehr aveva espresso un reciso giudizio di falsità. Basta osservare come nell'escatocollo risultino palesemente fittizie le sottoscrizioni degli esponenti del collegio cardinalizio, oltretutto incomplete poiché prive dell'indicazione della sede di appartenenza; manca il Benevalete espresso in forma di monogramma (assenza che potrebbe anche essere imputata al copista); la riga del datum, che richiama la cosiddetta datazione breve delle litterae, non è giustificata per la tipologia documentaria, mentre l'attestazione di Ermengarda come badessa del monastero è inconciliabile con la cronologia del documento: dal 1132 al 1139 risulta badessa Costantina. Suscita inoltre qualche perplessità il rinvio esplicito nel testo a un diploma emanato dall'imperatore Enrico, con cui sarebbero stati confermati al monastero di S. Giulia tutti i beni donati allo stesso dalla regina Ansa e da altri: il riferimento potrebbe forse andare al diploma del 1014 di Enrico II o a quello del 1048 maggio 2 di Enrico III presenti nel tabularium monastico, ma nessuno dei due sembra rispondere appieno alle caratteristiche espresse; non si esclude pertanto che il rinvio sia in realtà dovuto soltanto a una pedissequa ripresa testuale del modello.
La seconda parte della dispositio, con cui si intende in qualche modo regolamentare la concessione delle indulgenze utilizzate "pro conservatione ecclesie" ed elargite a coloro che avessero visitato la chiesa del monastero in occasione di determinate festività liturgiche, rivela quali fossero gli intendimenti sottesi alla produzione del falso.
Si può ipotizzare - in analogia a quanto già evidenziato per la contemporanea iniziativa sostenuta in favore del cenobio di Serle - che il vescovo bresciano, Giovanni III di Palazzo (1195-1212; cf. SAVIO, Brescia, pp. 239-41, GAMS, p. 780), facendosi carico delle difficoltà economiche in cui si trovava anche il monastero di S. Giulia a cavallo tra il XII e il XIII secolo, abbia cercato di avvantaggiarlo servendosi dello strumento delle indulgenze. Risalgono infatti agli ultimi decenni del XII secolo alcune operazioni finanziare - tra le quali la vendita dell'intera proprietà monastica di Nuvolera - determinate dalla necessità di reperire capitali liquidi per la ristrutturazione della chiesa e del monastero e per l'edificazione di S. Maria in Solario (cf. ANDENNA, La città, pp. 21-2). Da qui - dall'esigenza così di sopperire alla mancanza di liquidità, che rappresentava da sempre l'aspetto più deleterio dell'economia di una grande istituzione monastica fondata sulla proprietà terriera - nacque nel presule, forse in accordo con la badessa, l'idea di produrre un falso, che, richiamandosi direttamente alla fondatrice Ansa e soprattutto facendo perno sulle indulgenze - rese credibili con l'autorevole supporto della loro menzione in un documento pontificio - favorisse donazioni in favore dell'ente.
Alla luce dell'atteggiamento tenuto dal vescovo bresciano nei confronti di alcuni cenobi - tra i quali S. Pietro in Monte e S. Giulia -, emergono elementi sufficienti per immaginare, come proposto da Cau, l'esistenza, agli inizi del Duecento, di una iniziativa congiunta tra le due parti (presule e monasteri), talvolta rafforzata facendo ricorso all'allestimento di 'autorevoli' falsificazioni, volte a favorire, mediante lo strumento delle indulgenze, elargizioni verso gli enti monastici (cf. Le carte del monastero, p. 83).

INNOCENTIUS EPISCOPUS SERVUS SERVORUM DEI. DILECTE FILIE DILECTE FILIE ERMENGARDE ABBATISSE MONASTERII SANCTI SALVATORIS ET D(OMI)NE SANCTE IULIE BRIXIE EIUSQUE SUCCETRICIBUS REGULARITER SUBSTITUENDIS, SALUTEM ET APOSTOLICAM BENEDICTIONEM. Ad hoc in apostolice Sedis specula disponente D(omi)no constituti esse conspicimur, ut religiosas diligamus personas et ad religionem propagandam propensius intendamus. Nec enim aliquando gratus Deo famulatus impeditur, si non ex caritatis radice procedens a puritate religionis fuerit conservatus. Quocirca dilecte in D(omi)no filie Ermengarde abbatisse, quoniam omnipotenti Domino deservire secundum beati Benedicti regulam (a). Statuimus enim, ut universa, que a bone memorie Anse regine monasterio Sancti (b) Salvatoris prescripto, cui Deo auctore presides, collata sunt et ab illustris memorie Henricho (1) Romanorum imperatore augusto per precepti sui pagina firmata esse noscuntur, firma (c) tibi et succitricibus tuis et illibata permaneant. Quecu(m)que preterea in presentiarum idem monasterium iuste et (d) canonice possidet aut in futurum concessione pontificum, largitione regum vel principum, oblatione fidelium sceu (e) aliis iustis modis prestante Domino poterit adipissci (f), vobis et per vos eidem monasterio auctoritatis nostre munimine roboramus et discernimus. Nos enim Deo inspirante, a quo bona cuncta procedunt, volentes donis spiritalibus fidelium animos animare, omnibus fidelibus christianis vere penitentibus confessis et contrictis, qui prefatam eclesiam devote in infra nominatis diebus visitaverint, v(idelicet) in die nativitatis Domini cum tribus sequentibus, s(ilicet) sancti Stephani, sancti Ioha(n)nis et sanctorum Innocentium, in die epiphanie Domini, in die Veneris sancti, in die resurectionis Domini cum duobus sequentibus, in die Asensionis Domini, in die Pentecosten cum duobus sequentibus, in die consecrationis eiusdem eclesie, in die Omnium Sanctorum, in festivitatibus sance Marie virginis, in festis duodecim apostolorum, cunctis diebus d(omi)nicis per totum anni circulum, in die d(omi)ne sancte Iulie virginis et martiris et per totam octavam devote visitaverint, pro qualibet vice tertiam partem criminalium et medietatem venialium peccatorum, auctoritate Dei om(n)ipotentis et beatorum apostolorum Petri et Pauli indulgentiam impartimur. Qui autem antedictam ecclesiam in die traslacionis domine sancte Iulie visitaverint et de suis facultatibus aut parum aut multum secundum eorum posibilitatem pro conservatione dicte ecclesie largituri sint, auctoritate Dei omnipotentis et gloriose virginis Marie et beatorum Petri et Pauli eius apostolorum et auctoritate nostra apostolica de consilio fratrum nostrorum cardinalium, omnium orationum omniumque beneficiorum totius ordinis et regule beati Benedicti, Deo concedente, in perpetuum, particeps facimus; et illis omnibus sit pax d(omi)ni nostri Iesu Christi et auctoritate nostra prefata concedimus et indulgemus, quatenus hic fructu bone actionis omnium peccatorum suorum indulgentiam percipiant et aput districtum iudicem premia ęterne pacis inveniant. Ergo ut nulli omnino hominum fas sit prenominatam ecclesiam temere perturbare aut eius possessiones auferre vel ablatas retinere, minuere, aut aliquibus vexationibus fatigare, sed omnia integra (g) conserventur, pro cuius gubernatione c[oncessa sun]t, usibus omnimodis profutura. Si qua igitur in futurum ecclesiastica secularisve persona hanc nostre constitutionis paginam sciens contra eam temere venire temptaverit, primo, secundo tertiove comonita, si non satisfatione congrua mendaverit, potestatis honorisque sui dignitate careat reamque se divino iuditio existere de perpetrata iniquitate cognoscat et a sacratissimo corpore et sanguine d(omi)ni nostri Yesu Christi aliena fiat atque in extremo examine districte ultioni subiaceat. Data Rome aput Sanctum Petrum, indictione undecima, primo madii, pontificatus nostri anno tertio.
(R) Ego Innocentius Catholice Ecclesie episcopus scripsi.
Ego Wlielmus (h) Prenestine Ecclesie episcopus scripsi.
Ego Waldricus episcopus scripsi.
Ego Alexander episcopus cardinalis scripsi.
Ego Filipertus presbiter cardinalis scripsi.
Ego Raynerius presbiter cardinalis scripsi.
Ego Gregorius diaconus cardinalis scripsi.
Ego Bertetus diaconus cardinalis scripsi.
Ego Theodaldus diaconus cardinalis scripsi.
Ego Felix diaconus cardinalis scripsi.
Ego Aymericus Sancte Romane Ecclesie diaconus cardinalis et canzelarius scripsi et signata per d(omi)ni pape manus proprias.
Ego Beneventus subdiaconus cardinalis scripsi.
Ego Ansoaldus subdiaconus cardinalis scripsi.
Ego Carulus subdiaconus cardinalis scripsi.


(a) Il testo va probabilmente integrato con tuis rationabilibus postulationibus duximus annuendum (cf. Le carte del monastero, p. 110).
(b) -c- corr. su altra lettera, come pare.
(c) Segno abbr. (trattino ondulato) per r aggiunto in seguito, come pare.
(d) F om. et.
(e) Così F.
(f) Così F.
(g) -a corr. su e.
(h) Così F.

(1) Cf. nota introduttiva.

Edizione a cura di Gianmarco Cossandi
Codifica a cura di Gianmarco Cossandi

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