Castello Sforzesco - complesso

Milano (MI)

Indirizzo: Piazza Castello (Nel centro abitato, distinguibile dal contesto) - Milano (MI)

Tipologia generale: architettura fortificata

Tipologia specifica: castello

Configurazione strutturale: Il complesso, all'interno di un recinto quadrangolare, è frutto di addizioni continue e oggi planimetricamente si articola su tre cortili ideati come nuclei di organismi differenti

Epoca di costruzione: ante seconda metà sec. XIV - fine sec. XV

Autori: Brunelleschi, Filippo, progetto: sale residenziali e di rappresentanza; Averlino, Antonio detto il Filarete, costruzione: torre; Ferrini, Benedetto, costruzione: Portico dell'Elefante; Bramante, Donato, progetto: cortile della Rocchetta; decorazioni; Leonardo da Vinci, decorazione; Gadio, Bartolomeo, costruzione: fortificazioni; Rossi, Girolamo, bonifica: baluardi; creazione: Piazza d'Armi; Beltrami, Luca, rimaneggiamenti e restauro

Comprende

Descrizione

Questa doppia valenza, monumentale e difensiva, si è in effetti costantemente intrecciata nella lunga vicenda costruttiva, fatta di continue trasformazioni e stratificazioni strutturali, che ha interessato nei secoli il Castello di Milano.
Il 2 novembre 1447 i milanesi, costituitisi in Repubblica Ambrosiana, decretarono infatti la demolizione dell'edificio (militare visconteo). A soli quattro mesi dal suo ingresso in città, a dispetto dei patti che la cittadinanza gli aveva presentato e che includevano la promessa di non riedificare il Castello, il primo duca Sforza (Francesco) manifestava l'intenzione di profondere il proprio impegno finanziario per la ricostruzione della residenza-fortezza, affinché venisse, nello spazio urbano, a visualizzare la magnificenza del principe. Tra il 1451 e il '52 si iniziò la riqualificazione del prospetto verso la città, che il fiorentino Filarete curò, nel suo aspetto monumentale e ornamentale, con l'inserimento della torre rettangolare centrale che sovrasta l'ingresso verso la città. Con la consulenza dell'Averlino fu probabilmente costruito anche il primo lato porticato del cortile della Rocchetta, a sinistra entrando dalla corte d'onore, nel cuore delle strutture difensive del Castello: una sobria sequenza di archi a pieno centro sostenuti da eleganti colonne con capitelli corinzi.
Un deciso cambiamento di rotta negli orientamenti forniti dalla famiglia ducale alla fabbrica castellana si registrò con l'avvento al potere di Galeazzo Maria, succeduto al padre Francesco nel 1466. Trasferita definitivamente in Castello la propria residenza nel 1468, il duca concentrò i propri interessi e sforzi finanziari nella zona della Rocchetta e della cosiddetta Corte ducale, a nord della corte d'onore, con il preciso intento di adeguare gli ambienti e il loro decoro alle nuove esigenze di rappresentanza della corte. Aggiunto al cortile della Rocchetta un secondo lato porticato, di fronte all'ingresso, il Ferrini provvide a farne decorare le pareti con motivi dipinti 'a finto bugnato', affini ai semplici graffiti a rombi presenti sull'esterno della Corte ducale. Quest'ultima, aperta a U, fu qualificata con l'inserimento sul lato di fondo delle sei solenni arcate del portico cosiddetto dell'Elefante e, nell'angolo di sinistra, di un piccolo portico sovrastato da una elegante loggetta architravata da cui si accede al salone delle feste (la Sala Verde al primo piano). La luminosa razionalità di queste soluzioni introduce una nota di armonia e di misura tutta toscana nella severità dell'impianto castellano.
Nell'allestimento degli ambienti interni, coperti con volte lunettate e illuminati da semplici monofore archiacute con ghiere sagomate in cotto, trovò piena realizzazione la volontà del duca di emulare il fasto delle più celebri corti rinascimentali italiane.
L'avvento al potere di Ludovico Sforza, detto 'il Moro', inaugurò per il Castello un ventennio circa di autentici splendori cortigiani (arredi, allestimenti, feste e scenografie), come anche di significative addizioni strutturali e interventi decorativi, in linea con la politica culturale del duca, ben consapevole della rilevanza della forma urbis. Ne furono protagonisti i grandi artisti stranieri che segnarono il definitivo rinnovamento della cultura artistica lombarda, Donato Bramante e Leonardo da Vinci. Al primo si attribuiscono il progetto del portico sul terzo lato del cortile della Rocchetta, e della cosiddetta 'Ponticella', la piccola costruzione con loggia architravata ed eretta sul ponte a due arcate che scavalca il fossato esterno del castello, sul fianco nordorientale, oltre che l'affresco "Argo" realizzato probabilmente entro il 1493 sopra la porta d'ingresso della Sala del Tesoro nella Rocchetta; all'opera del secondo appartengono le ipotesi di sistemazione urbanistica della zona antistante la fronte su città dove inserire il monumento equestre a Francesco Sforza e la decorazione della cosiddetta 'Sala delle Asse'.

Notizie storiche

La fortificazione che oggi tutti conosciamo prende le mosse da un antemurale avanzato che Stilicone aveva approntato alla fine del IV sec d.c. , garantendo la possibilità di difendere la città dagli attacchi dei Goti provenienti dal nord.
Ma il sistema fortificato come lo conosciamo oggi fu intrapreso nel 1358 da Galeazzo II Visconti, che però preferì stabilirsi a Pavia. Egli fece costruire quel nucleo, terminato nel 1368, conosciuto come la Rocchetta, cioè quello più arretrato rispetto alla piazza d'armi.
Filippo Maria volle completare tra il 1428 e il 1431, le opere già iniziate dal suo predecessore: completamento delle sale residenziali e degli ambienti di rappresentanza, grazie anche all'ausilio del Brunelleschi. Nel 1434, nell'ala della corte Vecchia si trasferisce la sua seconda moglie, Maria di Savoia.
Nel 1447, con la promulgazione della Repubblica Ambrosiana, i beni dei Visconti vengono requisiti e venduti e i simboli del loro potere vengono demoliti. Questa sorte tocca anche al Castello e il popolo viene invitato a prelevarne i materiali da costruzione.
Con la presa del potere da parte di Francesco Sforza, nel 1450, si inizia la ricostruzione. Gli architetti sono Marcaleone da Nogarolo e Giovanni da Milano. Questo muore di peste l'anno successivo e vi subentra il Filerete, che realizza sul fronte principale la famosa torre nel 1452.
Nel 1467, Galeazzo Maria Sforza, in pieno dissenso con la politica della madre Bianca Maria Visconti, si trasferisce dall'Arengo (Palazzo Reale), e investe la fortezza dello status di residenza ducale. Le carceri del castello si aprono per i prigionieri politici. Lo stesso, nel 1469, commissiona a vari pittori coordinati da Bonifacio Bembo la decorazione delle sale, terminata solo nel 1473. In alcune è raffigurato lo stesso duca in compagnia della consorte, i fratelli e i principali esponenti della corte mentre cacciano cervi e daini nel bosco.
Nel 1472 viene commissionato a Benedetto Ferrini il portico dell'Elefante
Nel 1477, si inizia a costruire la Torre di Bona: è composta da otto celle una sopra l'altra a cominciare da quella sotterranea. Nello stesso anno, il Castello diviene addirittura sede di uno dei due senati che si creano dopo l'uccisione di Galeazzo Maria Sforza, detto anche Consiglio segreto, con a capo Bartolomeo Calco, fiduciario della duchessa Bona di Savoia.
Nel 1480 Lodovico il Moro fa segregare nella Rocchetta il duca Gian Galeazzo Sforza, sottraendolo alla tutela della madre Bona di Savoia e divenendo egli stesso tutore e quindi, capo del governo del Ducato.
Tra il 1490 e il 1493, Bramante, dipinge l'affresco di Argo nella sala del Tesoro.
Nel 1491, nella sala della Balla, Lodovico il Moro commissiona la decorazione, con le gesta di Francesco Sforza, ad alcuni pittori tra cui spiccano il Butinone e lo Zenale.
Tra la fine del XV e l'inizio del XVI è teatro degli scontri tra le varie potenze che si susseguono nelle occupazioni del ducato.
Nel 1550, Ferrante Gonzaga, in collegamento con il sistema difensivo stellare del Castello, fa costruire il sistema dei Bastioni detti "spagnoli". Nel 1582, per ordine di Filippo II, lo stesso riprende a fortificare il castello.
Nel 1612 viene ampliato il fossato e nel 1655 vennero aggiunte altre 6 fortificazioni.
Destinata a Caserma, sede delle truppe austriache e poi del Regno d'Italia, sovrintende alle opere il colonnello del Genio Militare napoleonico Rossi che contribuisce alla bonifica e allo smantellamento dal 1801, dell'area occupata dai baluardi stellari spagnoli: si ottenne in tal modo la spianata della Piazza d'Armi per le esercitazioni delle truppe.
Alla fine del XIX sec. si ha la tenace campagna condotta da Luca Beltrami in favore della conservazione del monumento, predisponendo un progetto per il restauro. Nel 1900 si inaugurano i Musei Artistici, scopo primario del nuovo riscatto, nucleo dei Musei civici ancora oggi qui allocati.
Tra il 1954-'63 il gruppo BBPR è incaricato di un nuovo allestimento museale

Uso attuale: corpo principale: museo

Uso storico: intero bene: abitazione collettiva, caserma

Condizione giuridica: proprietà Ente pubblico territoriale

Accessibilità: Informazioni su orari e costi d'ingresso delle Civiche Raccolte d'Arte del Castello Sforzesco disponibili sul sito internet: www.milanocastello.it

Riferimenti bibliografici

Conti F./ Hybsch V./ Vincenti A., I castelli della Lombardia. Province di Milano e Pavia, Novara 1990, v. I pp. 75-76

Beretta G., Relazione generale del Castello di Milano, Milano 1652

Sonzogno L., Il castello di Milano, cronaca di cinque secoli, Milano 1840

Casati G., Vicende edilizie del castello di Milano, Vicende edilizie del castello di Milano, Milano 1876

Mongeri G., Archivio Storico Lombardo, Il castello di Milano, Milano 1874, v. XI

Beltrami L., Il Castello di Milano sotto il dominio degi Sforza, 1450-1535, Milano 1885

Beltrami L., Guida storica del castello di Milano. 1368-1894, Milano 1894

Calvi F., Il Castello Visconteo Sforzeso nella storia di Milano, Milano 1894

Beltrami L., Il castello di Milano, Milano 1904

Percorsi tematici:

Credits

Compilazione: Mascione, Maria (1999)

Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2009); Uva, Cristina (2015); Zanzottera, Ferdinando (2015)

Descrizione e notizie storiche: Balzarini, Maria Grazia; Ribaudo, Robert

Fotografie: Ardiani, Paolo; BAMS photo Rodella/ Jaca Book; Uva, Cristina

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