Diavolo, Sirena, Donna, Demone, Cani, Scimmie, Serpenti, Rospi, Musone

Boiardi, Giovanni (carradore); Cavecchi, Vincenzo (intagliatore)

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Diavolo, Sirena, Donna, Demone, Cani, Scimmie, Serpenti, Rospi, Musone

Descrizione

Autore: Boiardi, Giovanni (carradore) (notizie sec. XIX metà); Cavecchi, Vincenzo (intagliatore) (notizie sec. XIX metà)

Ambito culturale: ambito Italia Settentrionale, bottega falegname; Italia, Emilia-Romagna

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: carro agricolo

Materia e tecnica: legno (scolpito, intagliato e dipinto); ferro (battuto)

Misure: 155 cm x 357 cm x 121 cm (intero); Ø 70 cm (ruote anteriori); Ø 101 cm (ruote posteriori)

Descrizione: Carro agricolo reggiano-modenese con profilo caratteristico per le ruote anteriori sensibilmente più piccole delle posteriori così da dare al piano di carico una vistosa inclinazione in avanti verso il lungo timone al quale venivano aggiogati una coppia di buoi. Il frontale di legno policromo è intagliato con la raffigurazione di una Sirena che regge con le mani la doppia coda di pesce, un tralcio vegetale con quattro uccelli, due lupe smagrite, quattro testine umane. Sulla freccia del carro è posto: un "Musone" policromo intagliato (volto maschile dalla cui bocca esce un fiore in ferro battuto); un elemento vegetale con cinque fiori ed una decorazione vegetale stilizzata sempre in ferro battuto. Teste di cani e serpenti intrecciati sono intagliati sul sistema della parte sterzante. Due teste di toro e due testine femminili completano l'ornato della freccia. Lo scannello in legno conserva tracce di policromia e riporta l'immagine, ad intaglio, di un Diavolo con ali da pipistrello proteso sopra una dannata ignuda e supina, avvolta da fiamme guizzanti e trafitta dal tridente di un altro essere demoniaco più piccolo. Sotto il pannello è stata scolpita, a tutto tondo, una testa di diavolo affiancata da una coppia di rospi e due teste di scimmia.

Notizie storico-critiche: Il Carro del Diavolo era stato costruito e decorato per una cerimonia nuziale, per trasportare il corredo della sposa alla casa maritale secondo l'usanza fissata dal complesso rituale della festa di nozze. Il progetto della decorazione fu affidato ad una persona dotata di cultura, probabilmente un ecclesiastico, come sembra suggerire il tema complessivo: il supplizio di una peccatrice. Sullo scannello è stato intagliato un Diavolo, dai tratti animaleschi, proteso sopra una dannata ignuda e supina, avvolta da fiamme guizzanti; sotto la sua ala distesa come un ombrello fa capolino un altro diavoletto cornuto per trafiggere col tridente il ventre smagrito della peccatrice, il cui braccio levato punta l'indice verso una scritta sottilmente incisa sul bordo superiore del pannello ligneo (CALICE DELLA DESTRA DEL SIGNORE E IL VOMITO DELL'IGNOMINIA BEVI TU ANCORA). La scena infernale è completata da una gran testa di Diavolo, cornuto e ghignante, tra due rospi e due teste di scimmia. Sul frontale sono rappresentati una Sirena e due lupe smagrite. La freccia è intagliata con teste di cane e due serpenti attorciliati. L'apparato decorativo del carro intendeva servire da monito morale con l'illustrare i vizi che una sposa perfetta doveva assolutamente fuggire. Il rospo, il serpente e la scimmia appartengono infatti al gruppo degli animali associati al peccato della lussuria. La sorridente Sirena che si regge la doppia coda completa la serie degli esseri tradizionalmente legati al vizio della carne, rappresentando la tentazione femminile, la sua doppia natura (metà essere umano e metà animale). La lupa dantesca, nella sua macilenza, raffigurava la cupidigia, la sfrenata bramosia capace di divorare lo spirito ed il corpo (Mussini, 1981).
Secondo la mitologia i primi carri furono quelli degli dei: il carro di Cerere (colei che diede agli uomini il frumento) è trainato da due draghi alati (figura predominante del carro agricolo reggiano modenese); il carro di Nettuno da due cavalli marini (anche questa figurazione è frequente nei carri reggiani); il carro di Cibele da due leoni; il carro di Giunone da due pavoni; etc.
Assolutamente originario dell'Italia (Etruria) è il pesante carro agricolo da trasporto, il plaustrum, che presenta ruote massicce con corte traverse al posto dei raggi. Il plaustrum, come il carro padano, porta sull'avantreno un terzo del carico e nel retrotreno due terzi del carico. Presenta notevole resistenza e stabilità, buona conservazione, facilità per il carico-scarico, agevole traino. Nel plaustrum come nel carro agricolo padano notiamo: un avantreno anteriore, un corpo di sala con due ruote ed un timone, una freccia che collega per tutta la lunghezza del carro le due sale (assi in legno e ferro sulle quali poggia il carro e nei due capi delle quali entrano e girano le ruote) il piano del letto che riceve e sopporta il carico, infine lo sterzo nella parte anteriore e girevole del carro.
Il carro del contadino era essenzialmente uno strumento di lavoro come la falce fienaia e l'aratro il cui uso però non conosceva limitazioni stagionali e momenti privilegiati d'utilizzo. L'uso vario e continuo ne faceva un oggetto particolarmente importante che richiedeva il rispetto di due fondamentali esigenze: da un lato doveva essere robusto e maneggevole, dall'altro doveva essere elegante e capace di soddisfare esigenze da parata.
Per il contadino esisteva un rapporto fra ostentazione del lusso decorativo e vita sociale: erano i carri agricoli ad assumere la funzione di strumenti di qualificazione sociale, poiché un carro riccamente decorato, per il suo alto costo, era segno di indubbia disponibilità di denaro ed era per il suo possessore segno tangibile di una raggiunta posizione economico-sociale che lo staccava dalla categoria dei braccianti, dei lavoratori a giornata privi di altri mezzi di sostentamento al di fuori delle proprie braccia. Il contadino possessore di un carro aveva anche la forza animale per trainarlo (buoi in genere) e dunque possedeva un capitale da investire nella lavorazione della terra: poteva allora aspirare ad entrare nella schiera dei mezzadri o degli affittuari o, più raramente, dei piccoli proprietari. Oltre alla funzione di capitale economico il carro veniva contemporaneamente ad assumere all'interno della società contadina il medesimo valore acquistato oggi dall'automobile o dalla motocicletta di grossa cilindrata.
I carri agricoli Padani sono ornati con elementi decorativi legati al sostrato culturale folklorico (maledizioni) o con figure di Santi protettori dell'attività del contadino. Queste figure rivestono una duplice funzione: da un lato sono utilizzate con funzione estetica, vale a dire per abbellire il carro secondo canoni di gusto variabili e legati all'ambiente di riferiemnto; dall'altro hanno un valore apotropaico, rivestono cioè una funzione magico-religiosa e protettiva. Tra gli elementi ricorrenti si trovano draghi, serpenti, cani, galli, Santi e Madonne.

Collocazione

San Benedetto Po (MN), Museo Civico Polironiano

Credits

Compilazione: Massari, Francesca (2013); Rebecchi, Matteo (2013)

Aggiornamento: Massari, Francesca (2014)

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