Grotta esseri infernali

Doria (scenografo)

Grotta esseri infernali

Descrizione

Autore: Doria (scenografo) (attivo sec. XX prima metà)

Ambito culturale: ambito Italia Settentrionale, Liguria

Categoria: attività ludico-ricreative

Tipologia: fondale dipinto

Materia e tecnica: carta su tela (pittura a crudo)

Misure: 271,5 cm x 161 cm (primo piano); 248 cm x 158,5 cm (sfondo)

Descrizione: Quinta e fondale dipinti a tempera su carta, incollata su tela. La quinta presenta un'ampia apertura centrale e delimita lo spazio scenico lateralmente, la scena copre tutto il fondo del teatrino ambulante (baracca). Il retro dei due elementi scenici è stato rinforzato con pezzi di cartone e scotch carta. Il cartone dipinto della quinta, in alcune sezioni laterali destre, è stato incollato su pezzi di tela rossa trasparente; le pupille dei personaggi sono di carta argentata applicata. Al centro, in alto, vola il volto di una figura demoniaca con bocca dentata aperta, tra due imponenti ali verdi. A destra: due putti infernali, con cornini bianchi, capelli infuocati e orecchie appuntite, ed un drago con bocca dentata aperta, cresta rossa, corpo squamato e ali verdi. A sinistra: in alto un drago con bocca dentata aperta, lingua protusa, cresta bionda, ali blu, corpo squamato verte; in basso una figura maschile con grande testa demoniaca caratterizzata da cornini bianchi, bocca aperta dentata e canini aguzzi.

Notizie storico-critiche: I due elementi scenici, quinta e fondale, fanno parte della Collezione raccolta in molti anni da Gottardo Zaffardi e da lui stesso smembrata in due parti: la prima fu acquistata dalla Civica Scuola d'Arte Drammatica di Milano, la seconda dal Museo Civico Polironiano. La maggior parte degli oggetti conservati a San Benedetto Po provengono dalla illustre compagnia genovese dei Pallavicini, che avevano ereditato materiale dei torinesi Aimino (attraverso il matrimonio di Raffaele Pallavicini con Clotilde Aimino nel 1899) e del marionettista genovese Ugo Ponti (1850-1919).
Il teatro dei burattini appartiene al cosiddetto teatro delle figure, che accomuna nella tradizione italiana i burattini, le marionette ed i pupi. Di fatto sotto la categoria "teatro delle figure" vengono riunite forme di spettacolo estremamente differenziate, che hanno in comune la caratteristica di mettere in scena fantocci animati con varie tecniche anzichè attori in carne ed ossa. La nascita e lo sviluppo del teatro dei burattini in Italia si mescola con quelli del teatro della Commedia dell'Arte nella seconda metà del Cinquecento. Ambedue i tipi di spettacolo frequentavano la piazza come luogo di lavoro; non usavano veri e propri copioni per la recitazione, ma si affidavano a canovacci su cui gli attori e i burattinai improvvisavano mostrando una forte carica aggressiva e satirica (Cecco 1999).
Dall'età napoleonica, sino alla prima metà dell'Ottocento, furono attive nell'Italia settentrionale numerose compagnie marionettistiche; alcune recitavano in teatri stabili, ma la maggior parte di esse si esibì in modalità ambulante, spostandosi di continuo di luogo in luogo alla ricerca di un proprio pubblico (Barozzi 2012).
Nel repertorio del marionettista figuravano soggetti di carattere storico, melodrammatico, coreografico, romanzesco, religioso e agiografico, comico e d'attualità. All'interno del repertorio il posto d'onore era però riservato, nell'Ottocento, alle "grandi produzioni" di soggetto storico-letterario e operistico, che maggior presa facevano sull'immaginario popolare. A tali spettacoli erano di solito riservate le sere del sabato e della domenica (Barozzi, Bolzani 1990).
Quinta e scenario sono realizzati in cartone dipinto a tempera, applicato su tela. Vi è rappresentato un ambiente infernale, una sorta di grotta oscura popolata da figure demoniache antropomorfe e zoomorfe, caratterizzate da enormi bocche con aguzzi denti canini, bianchi cornini sul capo, e grandi ali verdi. Secondo Fely Pallavicini la scena era usata dalla famiglia Pallavicini per il soggetto di "Don Giovanni" (all'inferno) e potrebbe essere opera dello scenografo "Doria".

Collocazione

San Benedetto Po (MN), Museo Civico Polironiano

Credits

Compilazione: Cecco, Andrea (2001)

Aggiornamento: Massari, Francesca (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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