Crivello

Crivello

Descrizione

Ambito culturale: ambito bresciano; Italia, Lombardia

Cronologia: sec. XX prima metàsec. XX prima metà

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: crivello

Materia e tecnica: filo di ferro (stampo); legno (taglio, scortecciatura, riduzione in assi, taglio, curvatura); legno (inchiodatura); tela (tessitura, taglio, inchiodatura)

Misure: 10.5 cm x Ø 106.5 cm (intero)

Descrizione: Oggetto formato da un telaio costituito da un cerchio in legno, il cui fondo, applicato mediante inchiodatura ad una sottile fascia di tela fissata al telaio stesso, è una rete di sottile filo di ferro a maglie quadrate. In tre fori ricavati entro il telaio sono annodate tre corde, unite ad un gancio per appendere l'oggetto al soffitto.

Notizie storico-critiche: D. Gregorio (1980) scrive che, un tempo, nella pianura bresciana esisteva il mestiere del crivellatore (criilì), che girava da una cascina all'altra munito del suo grande crivello, per pulire i chicchi delle granaglie (frumento, mais) dei contadini che ne facevano richiesta.
P. Scheuermeier (1980, vol. I, p. 138) riferisce che a seconda della funzione del crivello e dunque della grandezza dei fori i grani cadevano mentre all'interno rimanevano i frammenti di paglia e delle spighe (crivello di prepulitura), oppure i chicchi buoni rimanevano nel crivello mentre cadevano quelli piccoli e scadenti, i semi di erbacce, i sassolini, la terra (crivello di pulitura). Poteva accadere, nella pulitura del grano, che si setacciasse più volte per diversi scopi. La crivellatura veniva usata per lo più dopo altri procedimenti più grossolani, specialmente dopo la spulatura. Perciò, in generale il crivello ha la stessa funzione del ventilabro. I diversi tipi di crivelli possono essere raggruppati secondo la loro funzione, che a sua volta determinava la forma, la finezza e il materiale di costruzione del crivello stesso. La suddivisione in base all'ultimo elemento corrisponde anche a una suddivisione cronologica. Negli anni Venti del Novecento, il crivello di fili metallici era il più diffuso ed aveva sostituito i modelli tradizionali dal fondo di paglia o di legno. In alternativa alla sospensione alla trave della loggia, nella pianura padana il crivello poteva essere appeso ad un cavalletto. La seconda pulitura del grano veniva eseguita in Italia settentrionale e nell'Emilia occidentale da ambulanti, che si recavano di casa in casa dietro ricompensa, portando con sé gli attrezzi, dai crivelli ai cavalletti.
M. Delamarre (2001, pp. 104-105) informa che la crivellatura era una tecnica diversa dalla pulitura dei chicchi con il ventilabro o con il cesto, una tecnica il cui risultato era più raffinato. Mentre il ventilabro serviva per spulare, il crivello era atto a selezionare i chicchi in base a volume, peso e forma. La scelta avveniva grazie ai fori di varia forma e dimensioni del fondo di questi setacci: listelli intrecciati di scorza, di legno di vario tipo, o di natura animale (pelle di maiale o di vitello); più recentemente, a seconda dei casi, in griglia metallica fissata ad un telaio di legno con bordo più o meno alto. I fori potevano essere relativamente piccoli per lasciare passare le impurità, mentre i chicchi, più voluminosi, restavano nel setaccio, oppure avere una forma particolare destinata a lasciare passare soltanto i chicchi: fori più lunghi per chicchi lunghi (segale, avena), circolari per chicchi tondi (orzo), o, ancora, fori molto piccoli per altri cereali come il miglio o per le leguminose. I crivelli di dimensioni medie erano tenuti e scossi con due mani, mentre per i più grandi occorreva l'intervento di altre due mani. I crivelli grandi venivano sospesi, il che non escludeva l'intervento delle mani per scuoterli e ottenere così una selezione e una pulitura dei chicchi più soddisfacente.
Fonti di documentazione: 2/ 3

Collocazione

Mairano (BS), Museo della Civiltà Contadina "Dino Gregorio"

Credits

Compilazione: Capra, Michela (2010)

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