Civico Archivio Fotografico, Milano (MI)

Tipologia: archivio
Indirizzo: Castello Sforzesco - Milano (MI)
Ente proprietario: Comune di Milano
Sito web

Immagine

Il Civico Archivio Fotografico di Milano conserva una delle più importanti raccolte di fotografia storica presenti in Italia. Ha un patrimonio di circa 850.000 negativi e positivi, databili dal 1840 ai giorni nostri, rappresentativi di tutte le tecniche fotografiche sperimentate tra Otto e Novecento cresciuto nel tempo grazie ai lasciti dei direttori dei musei stessi, e ad altre importanti donazioni e acquisti. L’Archivio garantisce la conservazione, la fruizione e la valorizzazione delle raccolte attraverso l’inventariazione informatica, la catalogazione scientifica, il restauro, il riordino e la promozione di attività orientate alla conoscenza delle collezioni e alla crescita di un’autentica cultura fotografica, aperta sia all’approfondimento storico sia al dibattito contemporaneo sulle arti e sulla cultura visiva.


Profilo storico

La prima e più antica raccolta fotografica milanese nacque nei primi decenni dell’ottocento presso l’Accademia di Brera a scopo didattico e per uso esclusivamente interno e venne accresciuta nel tempo grazie ad acquisti, doni, lasciti e legati. Gli anni novanta sono determinanti per la cultura fotografica milanese: nel 1889 era nato il Circolo Fotografico Lombardo, luogo d’incontro dei migliori rappresentanti della vita culturale milanese, uniti dall’interesse verso le molteplici applicazioni della fotografia; nel 1899 si concretizza il primo progetto museale italiano sulla fotografia e nasce a Brera la prima raccolta pubblica “il ricetto fotografico”, espressione della volontà congiunta di diverse istituzioni che non si configura come una fototeca d’arte, ma come raccolta fotografica aperta i più diversi ambiti disciplinari e un servizio di pubblica utilità.
Negli stessi anni in cui si colloca la nascita del Ricetto e Milano vive un periodo di grandi trasformazioni al Castello Sforzesco, in corso di ricostruzione, si aprono i primi musei civici. Tra il 1896 e il 1900 trovano qui nuova collocazione il Museo del risorgimento, Il Museo Patrio di Archeologia e il Museo Artistico Municipale, musei che venivano allora unificati pur avendo alle spalle storie e percorsi diversi. Luca Beltrami, a conclusione dei lavori di restauro da lui diretti, viene nominato membro della Commissione Conservatrice del Castello, istituita nel 1905 e poi Conservatore unico dei Musei, con mandato quinquennale, tra il 1912 e il 1917. Architetto, uomo politico, studioso attivo anche nel campo della tutela dei monumenti fu una personalità determinante all’interno della cultura fotografica milanese e la sua lunga attività storico-critica è anche all’origine della formazione delle civiche collezioni di fotografia. Intrattenne nei primi decenni del novecento rapporti col fotogafo Antonio Paoletti (1881-1943)documentando opere d’arte dei musei, edifici pubblici, chiese e opere di altri musei milanesi e lombardi. Paoletti rimase l’unico fotografo referente per le necessità dei Musei fino al 1926 anno incui i documenti attestano la nasciata del “Gabinetto fotografico” del Comune al Castello Sforzesco.
Il Gabinetto aveva una funzione interna ed era adibito soltanto alla riproduzione fotografica di opere d’arte e di allestimenti museali. Nel corso degli anni venti le immagini iniziarono ad essere inventariate e schedate mentre il Gabinetto veniva dotato di una nuova sede al Castello, adatta ad accogliere l’aumentato patrimonio iconografico. In quel periodo si moltiplicarono doni e acquisti, si promossero nuove campagne fotografiche sulle trasformazioni urbanistiche e su diversi aspetti della vita cittadina. Nel 1933 il “Gabinetto” prese il nome di “Archivio”, nel riconoscimento di una sua mutata e ampliata funzione culturale e ne vengono fissate le norme di funzionamento. Tali prescrizioni fissavano i principi per la catalogaizone dei negativi e dei positivi, operaizone che doveva essre condotta classificando le immegini per “soggetto e materia”. Gli stess inalterati principi presiederanno all’inventariazione delle fotografie fino al 1998 anno in cui l’Archivio diviene di competenza della Direzione delle Civiche raccolte d’Arte Applicata ed Incisioni. Nel 1935 pervenne al Comune l’importante raccolta di libri, disegni, appunti manoscritti e fotografie dell’architetto Luca Beltrami, aperta alla consultazione pubblica nel 1939. In quell’anno il patrimonio dell’Archivio Fotografico ammontava già a circa 70.000 unità, tra negativi e positivi. Ne facevano parte i doni, gli acquisti, le campagne fotografiche che, con la Raccolta Beltrami, erano confluiti nella “Raccolta Iconografica”, ampio insieme di fotografie con provenienze diverse (tra cui le raccolte fotografiche di alcuni direttori dei musei) che costituì il primo ordinamento sistematico dei positivi dell’Archivio. Le immagini del fondo, tutte relative al patrimonio storico, artistico e monumentale, furono sistemate dal 1931 per volere di Giorgio Nicodemi, Direttore dei Musei dal 1928 al 1945 e poi di Costantino Baroni (1905 – 1956), Direttore reggente delle Raccolte d’Arte dal 1945. La schedatura permetteva di individuare, secondo le parole di Baroni, le figure di “singoli artisti” ma anche “correnti formali” e “complessi monumentali”, secondo una visione che individuava percorsi e vicende della storia dell’arte senza limitarsi alla storia delle singole opere. L’ordinamento non considerava tuttavia i nomi degli autori fotografi e ciò rimanda ad una considerazione referenziale e documentaria della fotografia, affermatasi presso gli storici dell’arte, gli architetti e gli scienziati a partire dalla fine dell’Ottocento. La fisionomia dell’Archivio rimarrà per molti anni, come per altri Archivi nati nello stesso periodo (per esempio, il “Ricetto” fotografico di Brera fondato da Corrado Ricci nel 1899), ancorata all’idea, di matrice positivista, di una fotografia intesa come supporto fondamentale per gli studi storici, ma non ancora riconosciuta nella sua autonomia e specificità di linguaggio rispetto ad altre forme espressive.
Gli anni della guerra provocarono purtroppo danni ingenti al patrimonio, causando anche la dispersione di numerosi documenti inventariali. Ciononostante l’Archivio riprese poi le sue attività, procedendo anche al riordino dei negativi, progressivamente dotati di schedari cartacei, fino a diventare, negli anni Settanta e Ottanta, punto di riferimento imprescindibile per la documentazione iconografica delle collezioni museali e della storia cittadina. Proprio in quegli anni furono promosse una serie di mostre e pubblicazioni sul patrimonio fotografico più specificatamente dedicato a Milano.
Nel 1998 il Civico Archivio Fotografico entrò a far parte dell’allora Direzione delle Civiche Raccolte d’Arte Applicata ed Incisioni (ora fa parte delle Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche). Nel 2001 fu nominato il Conservatore specialistico e l’Archivio accolse anche i fondi fotografici della Raccolta delle Stampe “A. Bertarelli”, dando subito avvio a un vasto progetto dedicato alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio per migliorarne la fruizione pubblica.


Patrimonio

Le collezioni
Il patrimonio fotografico è composto da circa 800.000 negativi e positivi databili dal 1840 ad oggi, rappresentativi di tutte le tecniche fotografiche sperimentate tra Otto e Novecento. Esemplari pregiati come i dagherrotipi, le carte salate, i ferrotipi e gli ambrotipi si uniscono alle più diffuse stampe all’albumina e alla gelatina, alle stampe al carbone, ai platinotipi e agli aristotipi. Molti sono i fotografi importanti rappresentati, tra i quali basti citare Nadar, Adolphe Braun, Franz Hanfstaengl, i Brogi e gli Alinari di Firenze, gli Anderson di Roma, Carlo Naya di Venezia, Alfred Noack, Giorgio Sommer, Eugène Sévaistre, i milanesi Alessandro Duroni, Pompeo Pozzi, Luigi Sacchi, Giulio Rossi, Icilio Calzolari, Guigoni & Bossi, lo Studio Ganzini, Leone Ricci, Varischi & Artico, Giuseppe Beltrami, Luca Comerio, Italo Pacchioni, i fotografi che nell’Ottocento lavorarono in Europa e nei vari territori dell’Impero Ottomano fino alla Cina e al Giappone – come gli Abdullah Frères, i Bonfils, Antonio e Felice Beato, James Robertson – i Fratelli Bisson, Edouard Denis Baldus, Henry Peach Robinson, e poi fotografi del Novecento come Emilio Sommariva, Antonio Paoletti, Mario Perotti, Mario Crimella, Dino Zani, Attilio Badodi, Elio Luxardo, Paolo Monti.
I diversi fondi fotografici spaziano dalla storia del patrimonio storico – artistico milanese e lombardo, alla storia urbanistica e sociale di Milano, alla ritrattistica, al reportage su diversi avvenimenti storici, tra cui la Repubblica romana del 1849, i moti risorgimentali e del 1898, il paesaggio italiano, le vedute di città europee ed extraeuropee, dall’Impero Ottomano, all’India, alla Cina e al Giappone.
Di grande rilievo, oltre alla Raccolta Luca Beltrami e alla Raccolta Iconografica, è la collezione fotografica di Lamberto Vitali, primo studioso e autentico conoscitore della fotografia italiana. Il fondo, pervenuto alla Raccolta Bertarelli nel 1995, comprende dagherrotipi, un raro calotipo, ambrotipi, preziose carte salate, come quelle di James Robertson sulla guerra di Crimea del 1855, gli album di Eugène Sévaistre sulla presa di Gaeta e sulla rivoluzione di Palermo del 1860, vedute italiane ed estere, opera dei Fratelli Bisson, di Edouard Denis Baldus ed Henry Peach Robinson. La collezione è stata interessata da un ampio progetto di valorizzazione, sfociato poi nella pubblicazione del volume Lamberto Vitali e la fotografia. Collezionismo, studi e ricerche, a cura di S. Paoli (Cinisello B., Silvana Editoriale, 2004).

L’Archivio, ormai punto di riferimento a livello locale e nazionale per la conservazione e la valorizzazione, ha in deposito, dall’aprile 2008, l’intero Archivio del fotografo Paolo Monti, di proprietà della Fondazione BEIC, composto da circa 240.000 fotografie, da documenti inerenti il lavoro del fotografo e dalla sua biblioteca.

L’Archivio persegue inoltre una politica delle acquisizioni (doni e acquisti) orientata all’accrescimento delle proprie collezioni storiche e contemporanee. Ultime acquisizioni: i fondi von Gloeden (52 fotografie) e Felice Beato (40 fotografie della Birmania).

 

Lamberto Vitali
La collezione fotografica di Lamberto Vitali, pervenuta il 30 ottobre 1995 alla Civica Raccolta delle Stampe "A. Bertarelli" per legato testamentario , è costituita da 3532 fototipi.
La collezione fotografica di Lamberto Vitali comprendeva, in origine, anche il fondo fotografico Telemaco Signorini lasciato per lascito testamentario alla Biblioteca Marucelliana di Firenze.
Le fotografie presentano, sul verso del supporto primario o secondario, il numero di inventario, riportato a grafite, il timbro relativo all'appartenenza al Legato Vitali e quello riportante il numero di carico della raccolta "A. Bertarelli". Il corpus delle opere - piuttosto omogeneo per qualità, temi, epoca e autori - testimonia i gusti e gli interessi del collezionista. Le fotografie raccolte sono databili dal 1848 circa al 1943, anche se l'insieme più interessante, oltre che più consistente, riguarda l'Ottocento e il primo decennio del Novecento. Sono confluite anche riproduzioni posteriori alla metà del XX secolo di fotografie spesso non presenti nella collezione.

Gli autori in collezione sono tra i più importanti dell'Ottocento, attivi in Italia e all'estero, anche se talvolta presenti solo con fotografie in formato carte de visite: Alinari, Bernieri, Besso, Brogi, D'Alessandri, Deroche & Heyland, Duroni, Guigoni & Bossi, Incorpora, Losé, Montabone, Naya, Nessi, Noack, Pozzi, Primoli, Rive, Rossi, Sacchi, Sevaistre, Sommer, Tuminello, Abdullah Freres, Baldus, Bernoud, Bisson Freres, Braun, Disdéri, W. & D. Downey, Franck, Frith, Laisné, London Stereoscopic Company, Nadar, Petit, Quinet, Robertson, Robinson, Silvy, Wilson. I principali filoni seguiti dal collezionista nella formazione della sua raccolta possono essere così riassunti:

  • Ritratti: di persone comuni e di personalità italiane e straniere del mondo della politica, della scienza e della cultura sia in grande formato, sia in formato cabinet, sia in formato carte de visite (queste ultime spesso raccolte in album). Ampio spazio è riservato a Casa Savoia e ai protagonisti delle vicende risorgimentali.
  • Eventi bellici: guerra di Crimea, rivoluzione di Palermo, bombardamento di Gaeta, la Comune di Parigi, moti del 1898 a Milano;
  • Vedute: città italiane ed estere (Milano, Venezia, Firenze, Roma, Napoli, Londra, Parigi), paesaggi (Piemonte, Lombardia, Sicilia).
  • Stereoscopie: vedute, animate e non, e scene di genere. Spesso colorate a mano per ottenere particolari effetti visivi.
  • Ripresa istantanea: le immagini scattate da Giuseppe e Luigi Primoli.

Inoltre sono pervenuti 181 negativi realizzati da Lamberto Vitali durante la Prima Guerra Mondiale.
Alcune delle immagini della collezione furono esposte all'XI Triennale di Milano del 1957. Alcune opere sono state esposte nella mostra "Obiettivo sull'800. Fotografie storiche dalla collezione di Lamberto Vitali", curata da Silvia Paoli e allestita presso il Castello Sforzesco dal 21 giugno al 1 settembre 2002. Nel 2004 è stato pubblicato il volume: "Lamberto Vitali e la fotografia. Collezionismo, studi e ricerche" a cura di Silvia Paoli.


Bibliografia

Paoli, S., Il Civico Archivio Fotografico di Milano. Note per una storia dell'istituto e delle sue collezioni, in "AFT. Rivista di Storia e fotografia", a. XXII, giugno 2006, 2006
Lamberto Vitali e la fotografia. Collezionismo, studi e ricerche, a cura di Silvia Paoli, Cinisello Balsamo, Silvana, 2004
Lo sguardo della fotografia sulla città ottocentesca. Milano 1839-1899, a cura di Silvia Paoli, Torino, Allemandi, 2010


Collegamenti


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Ultimo aggiornamento: 26 novembre 2019 [Claudia Corvi]

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