Lombardia Beni Culturali
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Sententia (carta notitie)

1193 maggio 21, Como.

Giovanni de Papa, assistente di Anselmo, vescovo di Como, con il consenso del suddetto vescovo, di Enrico, arciprete della chiesa matrice di Santa Maria di Como, di Acerbo, canonico di quella chiesa, nonché di Rogerio di San Benedetto, di Giovanni Susani, di Giovanni de Piro e di Unrico Susani, sentenzia nella lite in corso tra i canonici della chiesa di Santo Stefano di Lenno, rappresentati in giudizio dal prete Girardo, e il monastero di Santa Maria dell'Acquafredda, difesa in giudizio dal suo abate Giacomo. In particolare, i suddetti canonici si lamentavano dei limiti posti dai monaci di Acquafredda al loro diritto (se non possessorio, petitorio) di entrare, transitare e condurre il bestiame su quella terra che il suddetto monastero aveva acquistato da Guidone de Zuffa e da Viviano Mulinario in territorio di Lenno, ove dicesi ad Ripam, la quale terra confina con quella della suddetta chiesa di Lenno sita ove dicesi ad Polam. I canonici pertanto richiedono una legittimazione attiva per il proprio diritto di entrare, transitare e di condurre il bestiame, affermando di esercitare tale diritto nell'anno in corso e di averlo esercitato negli anni precedenti, passando attraverso la porta inferiore e attraverso quella superiore le quali si trovano nella terra del monastero e che conducono alla terra de Pola, e di utilizzare da moltissimo tempo (da un decennio o da un ventennio o persino da circa un trentennio) un passaggio che immette sino alla loro terra di Pola. Pertanto, secondo i canonici vi sono le condizioni dell’interdictum uti possidetis e dell’interdictum de itinere actuque privato. Ma l'abate di Acquafredda obietta che il diritto d'interdetto de itinere et actu non compete ai canonici, poiché nell'anno in corso non hanno esercitato il diritto di passaggio per trenta giorni, e neppure l'interdictum ut possidetis poiché non esiste il luogo dove esercitare la presunta servitù e, se anche vi fosse un luogo in cui esercitare la servitù, i canonici non possiedono un accesso a detta servitù (né porte, né passaggio), anche perchè la terra del monastero è cinta da un muro che venne edificato senza obiezione da parte dei canonici medesimi. Inoltre testimoni attestano che si è iniziato a lavorare le suddette terre quindici anni fa (e che perciò non è possibile che sia stata esercitata una servitù da trent'anni). Infine testimoni attestano pure che lì ove i canonici rivendicano l'accesso, dove ora si trova un campo, un tempo vi era una vigna e che i canonici, quando il lago era eccessivamente alto, trasportavano le uve e gli altri beni con la barca sino alla loro terra di Pola. Tutto considerato, il predetto Giovanni de Papa, insieme al vescovo e agli altri sapienti, sentenzia che l'abate di Acquafredda sia liberato dalla richiesta del sopradetto Gerardo e dei canonici di Lenno, ponendo così fine alla causa.

Originale, BAMi, Pergamene, n. 1491 [A]. Copia autentica coeva, BAMi, Pergamene, 1492 [B]. Trascrizione: Bonomi, Diplomatum, BBMi, AE.XV.33, n. 125, pp. 242-247 (da A). Regesti: Ferrario, Sommario cronologico, c. 451r (ma in data 11 maggio); Bonomi, Synopsis cronologica, BBMi, AE.XV.33, c. 408r-v; Ceruti, BAMi, I 145 suss., n. 107, cc. 18v-19r; Bianchi, Inventario, BAMi, K 202 suss., n. 1491, e nella relativa scheda mobile dell'ordinamento cronologico. Nota di repertorio Bianchi alla voce "Monastero di Acquafredda", BAMi, K 212 suss., p. 202 e alla voce "Canonica di Santo Stefano di Lenno", con rimando sia alla pergamena n. 1491 che a quella n. 1492.
Nel margine superiore sinistro del recto segnatura, pure di mano del Bianchi, che rimanda all'Inventario: "1491" e "1492". B è così autenticato: (S) Ego Rogeri(us) iud(e)x autenticu(m) hui(us) exempli vidi et legi et sic(ut) i(n) eo continebat(ur) ut i(n) isto l(egitur) exemplo (B exeplo) p(re)t(er) litt(er)as pl(us) mi|n(us)ve (preter - minusve nel sottolineo con linea d'inclusione). (S) Ego Nicolaus iud(e)x aute(n)tic(um) hui(us) exe(m)pli vidi et legi et sic i(n) eo co(n)tin(e)bat(ur) u(t) in isto l(egitur) exe(m)plo p(re)t(er) litt(er)as plus min(us)ve. (SN) Ego Amizo not(arius) et iud(e)x hoc exemplum ex autentico a me sc(r)ipto exemplavi et sic in eo co(n)tinebat(ur) ut i(n) isto l(egitur) exe(m)plo p(re)t(er) litt(er)as pl(us) minusve (minusve nel sottolineo con linea d'inclusione).
Nel verso di A, di epoca medievale, forse di fase A: "Sentencia [....] | [......]", leggibile solo con l'ausilio della luce di Wood; altra annotazione seriore, pure di epoca medievale: "Sententia", integrata da fase B, come pare: "pro causa v(er)tenti inter d(omini) abbatis et canonicos | S(anc)ti Stefani de Lenno de quibusda(m) accessis". Inoltre: segnatura di fase C: "O", non accompagnato da numero; regesto Ferrario, identificabile solo con l'ausilio della luce di Wood, ma non leggibile. Infine: segnatura Bonomi, accompagnata da indicazione dell'anno: "125 .MCXCIII."; segnatura Ceruti in pastello rosso: "107". Nel verso di B, di epoca coeva medievale, forse di fase A: "Sentencia exe(m)plata | co(n)t(ra) canonicis d(e) Lenno". Inoltre: segnatura di fase C: "O", non accompagnato da numero; regesto Ferrario, leggibile solo con l'ausilio della luce di Wood. Infine: segnatura Bonomi, accompagnata da indicazione dell'anno: "126 .MCXCIII."; segnatura Ceruti in pastello rosso: "108".



La pergamena di A (mm 359/338 x 598/592) presenta sensibili lacerazioni in corrispondenza delle antiche piegature. Alle righe 16, 19-22 si rilevano fori dati da rosicature (alla riga 16, in particolare un ampio foro interessa la scrittura in modo sensibile). Infine, sono visibili lievi macchie sparse.
Anche la pergamena di B (mm 287/276 x 436/412) presenta sensibili lacerazioni in corrispondenza delle antiche piegature, identicamente accompagnate da piccoli fori. Inoltre, alle righe 14-15, un ampio strappo interessa in modo sensibile la scrittura e pertanto al verso, in epoca imprecisabile, fu incollata una striscia di carta (mm 78 x 30). Infine, si rilevano frequenti macchie sparse che, nella parte superiore destra della membrana divengono più ampie e sono talora accompagnate da zone di dilavatura nonché da punti di abrasione accidentale dell'inchiostro.
Ambedue le membrane furono scritte dal medesimo Amizo notarius et iudex. L'originale è graficamente più accurato, con spazio interlineare arioso e aste slanciate; B invece presenta un modulo di scrittura più minuto e le righe di scrittura sono più addossate. Inoltre la membrana di A, di dimensione quasi doppia rispetto a B e dalla forma regolare, venne predisposta con rigatura a mina di piombo, accompagnata anche da marginatura; mentre B, di forma più irregolare, presenta identicamente tracce di rigatura a mina di piombo, ma senza linee verticali di marginatura.
In A la sottoscrizione del vescovo Anselmo è autografa, ed è preceduta dal caratteristico signum crucis, come nel doc. n. 68 al quale pure si rimanda.

(SN) Anno dominice incar(nacionis) mill(esimo) cent(esimo) nonag(esim)o tertio, die veneris qui fuit undecimus dies ex(eunte) m(en)se madii, indic(ione) undecima. Sententiam dedit (a) Iohannes de Papa, asse|sor (b) domini Anselmi, Dei gratia Cumani episcopi (1), conscilio et parabola ipsius d(om)ni episcopi et d(om)ni Henrici, Sancte Marie matricis ecclesie Cumane archipresbiteri, et magistri Acerbi, eiusdem | ecclesie canonici, et Rogerii de Sancto Benedicto et Iohannis Susani et Iohannis de Piro et Unrici Susani, de lite que sub ipso d(om)no episcopo erat (c), ex una parte inter canonicos (d) ecclesie Sancti Stefa|ni de Lenno, agentes per Girardum clericum et ministrum ipsius ecclesie, et ex altera parte inter domnum Iacobum, abbatem ecclesie et monasterii Sancte Marie de Aquafrigida, defendentem suprascriptam ecclesiam | et monasterium. Lis quidem talis erat: conquerebatur namque iamdictus (e) Girardus, ex parte ipsius ecclesie Sancti Stefani de Lenno, de prenominato domno Iacobo, abbate ecclesie et monasterii Sancte Ma|rie de Aquafrigida, et de monacis ipsius monasterii, ut non impedirent se et fratres suos suprascripte ecclesie de Lenno, ex parte ipsius ecclesie de Lenno, ire et redire et agere per terram illam quam monasterium | aquisivit a Guidone de Zuffa et Viviano mulinario in territorio de Lenno, ubi dicitur ad Ripam (2), quam ipsum monasterium tenet ad terram ipsius ecclesie de Lenno que terra iacet ubi dicitur | ad Polam, et possessionem eondi et redeundi (f) per ipsam terram (g) non perturbarent eis, set quiete possessionem itineris et actus eis permitterent et, si in possessorio non obtinerent, petitorium | intendebant (3); item conquerebatur ut predictus dominus abbas et monaci destruerent totum illud opus quod fecer(ant) vel factum habent et tenent ibi ad inpediendum predictum accessium et iter | sive actum, dicendo ipsum opus ibi de iure esse non debere. Proponebant (h) iamdicti canonici de Lenno interdictum uti possidetis (4) ad defendendam suprascriptam possessionem itineris (i) et actus, et | interdictum de itinere actuque privato (5), dicendo se in possessionem esse de predicto itinere et actu, ex eo quod dicebant se iuisse hoc anno et aliis annis per inferiorem et superiorem portam iam|dicte terre ipsius monasterii ad predictam terram suam de Pola et etiam longo et longissimo tempore se iuisse per quandam partem ubi dicebant fuisse quendam vagonem (6), et per quem vagonem | intrabant terram suprascripti monasterii et ibant ad terram suam de Pola. Item intendebant petitorium scilicet confessoriam (7) ad predictum accessium dicendo se et servientes ecclesie de Lenno | iuisse per predictum accessium, scilicet per vagonem et per superiorem et inferiorem portam per longissima tempora, ex quo vagonus stopatus est et porte facte sunt, et quod longissimo et novo | tempore iuissent nisi sunt probare per testes, prout in atestacionibus eorum apparet, dicendo licet servitus tempore non aquiratur tempore, tamen presumitur constituta, scilicet decenio vel vicenio | vel saltim .XXX. a[n]nis, et quod predicta iura sibi competerent in possessorio et petitorio maxime argumentabantur ex confessione suprascripti [domini abbatis] q[ui dixit in iure se creder]e servien[tes] suprascripte ecclesie | de Lenno iuisse ad terram suam de Pola per terram ipsius monasterii per que(n)dam vagonem qui erat ibi, antequam murus esset ibi factus et vagone stopato per portas, semel vel bis in anno, | quandoque precario, quandoque vi et quandoque clam, plus octo annis et minus .X., quando lacus erat foras quod non poterant ire per ripam quod accessium sive iter vel actum dicebant se habere a medio fondo | monachorum usque ad ripam lacus, sicut in iure canonici dixerunt ut in confessionibus scriptis apparet. Quibus iamdictus abbas sic respondebat, ex parte suprascripti monasterii, interdictum de | itinere actuque privato eis non co(m)petere, quia hoc anno .XXX. (j) diebus non iuerunt suprascripti canonici vel eorum missi; interdictum vero uti possidetis dicebat ipse abbas eos non habere, quia non habet locum in servi|tutibus et, si locum haberet in servitutibus, tamen (k) canonici non sunt in presenti possessione accessii, et quod in presenti possessione non sint ex eo patet quod suprascriptus Girardus in iure confessus | est [quo]d mu[ri], qui sunt facti circa fondum monasterii, incepti sunt a sex annis s(upra) et a duobus infra expleti, et quod duo anni sunt, quod sunt ita alti quod dant ad cincturam; non | ergo in presenti possessione sunt accessii per vagonem, quia murus factus est ibi tranxacto bienio, nec per portas, quia testes canonicorum non dicunt canonicos habere ius servitu|tis per portas; per portas vero neque per vagonem iuerunt, nisi vi vel precario (l) aut clam, quare non est locus possessorio. Petitorium vero scilicet confessoriam dicebat dominus abbas iamdic|tis canonicis non conpetere, quia non est probatum, ex parte canonicorum, suprascriptam servitutem esse constitutam nec suprascripta servitus tempore aquiritur nec tempore presumitur aquisita, nisi eo quod | sursum versum excedit memoriam hominum. Nec de possessione illius temporis probaverunt per quod sit credendum servitutem fore constitutam, quia testes eorum in pluribus sunt contrarii, | et quia testes contrarii sunt confessionibus et dictis canonicorum, cum ipsis testes dicant canonicos intrasse per vagonem et accessiasse per quendam sulcum qui erat in medio terre que est | modo monachorum, et canonici dicant se habere accessium a medio fondo usque ad ripam lacus; item quia testes dicunt murum esse factum videntibus canonicis et non contradicentibus, | et Girardus clericus de Lenno dixit se non credere murum esse factum canonicis videntibus. Item dixit Girardus se nescire neque credere quod monachi habeant portam viminum vel ligni | vel stangam in superiori vel inferiori porta, et testes contradicunt. Item testes dicunt canonicos iuisse per terram monasterii unde est discordia per .XXX. annos, et Girardus dixit | quod pars ipsius terre est incepta laborari a .XV. annis infra et si videretur quod non est credendum (m) quod servitus longo et longissimo scilicet .XXX. annorum presumeretur (n) constituta, | hoc hic locum non habet quia ex parte abbatis probatum est quod canonici iuerunt precario et pretio et quod prohibiti fuerunt ne irent inde canonici et quod murus et sepis fuit int(ra) terram monasterii | et predictam terram canonicorum que dividebat unam terram ab altera quod non poterat quis transire ab una terra ad alteram. Alius dicit honeratus, alius indistincte, alius per .X., a(lius) a .XX. | annis (o) s(upra), alii non desinunt tempora. Et etiam dicunt testes canonicorum quod ibi arabatur ubi canonici petunt accessium (p), et testes monasterii dicunt quod ibi erat vinea ubi est modo | campus per quem campum petitur accessium, et quod canonici quando lacus erat foras portabant uvas per navem et alia necessaria ad terram suam et de terra sua de Pola. Et sic his | probationibus et presu(m)ptionibus et aliis penitus d(om)nus abbas canonicorum elidebat presumptionem et probationem. His et aliis visis et auditis et diligenter inspectis, predictus Iohannes, iussu | et conscilio suprascripti domini episcopi et suprascriptorum aliorum sapientum (q), absolvit suprascriptum d(om)num (r) abbatem et monasterium, a peticione suprascripti Girardi et canonicorum de Lenno, et sic finita est causa. | Actum in broleto suprascripti domini episcopi Cumani. |
Interfuerunt testes dominus Arialdus vicedominus, Guilielmus de Veriano, Nicola iudex et Federicus de Bremedo et Cavalcus Poxonerius et Monzaskinus de Menasio et Albericus de Velio de Luano. |
† Ego Anselmus Cumanus episcopus subscripsi. |
(S) Ego Iohannes de Papa assessor suprascripti domini episcopi hanc sententiam, eius parabola et iussu et conscilio suprascriptorum sapientum, dedi et hanc cartam noticie scribi rogavi et subscripsi. |
(SN) Ego Amizo notarius et iudex, iussu suprascripti Iohannis de Papa, hanc cartam noticie scripsi (s).

(a) In B d(e)dit con d- corr. da lettera principiata.
(b) In B assessor.
(c) In B ip(s)o - erat su rasura.
(d) In A canonicos su rasura.
(e) In B s(upra)s(crip)tus.
(f) In B redeondi.
(g) In B t(er)ra(m) add. nell'interlineo con segno d'inclusione.
(h) In B proponebant con -poneb- su rasura.
(i) In B itineris con la seconda -i- corr. da -e-.
(j) In B hoc - .XXX. su rasura.
(k) A e B ripetono tamen.
(l) In B p(re)clario.
(m) In A segue s espunta, come pare.
(n) In A presum(m)eretur.
(o) In B ali(us) p(er) an(n)os .X. a .XX. annis.
(p) In B petu(n)t access- su rasura.
(q) Così A e B, qui e in seguito.
(r) In B d(om)n(u)m add. nell'interlineo con segno d'inclusione.
(s) In B noticie scripsi nel sottolineo con linea d'inclusione.

(1) Il vescovo di Como Anselmo resse la cattedra episcopale tra il 1170 e il 1193: GAMS, Series episcoporum, p. 787; SAVIO, Gli antichi vescovi d'Italia, pp. 344-346; TURAZZA, La successione dei vescovi di Como, pp. 101-105; Helvetia Sacra, I/6, pp. 120-122.
(2) Il documento di acquisto menzionato non è stato reperito.
(3) Sono possessorie le azioni poste a difesa della proprietà; le azioni che si riferiscono alle servitù sono petitorie o confessorie (Inst. Lib. II:III ).
(4) Cod. Iust. 8.6; Dig. 43.17. "In quelle servitù affermative che vengono esercitate non mediante atti ripetuti, ma mediante un edifizio o un apparato stabile ha luogo l'interdictum uti possidetis" (MACKELDEY, Diritto romano, p. 88). Su tale interdictum cf. FALCONE, Ricerche sull'origine dell'interdetto uti possidetis, pp. 5-360.
(5) Cod. Iust. 8.1; Dig. 43.19. "In quelle servitù affermative, il cui esercizio consiste in un fatto proprio e indipendente - per esempio nelle servitù itineris, viae, actus, acquaeductus, ecc. - gli ordinari interdetti possessorii non valgono, ma si danno per quei casi degli interdetti speciali. Tale è l'interdictum de itinere actuque privato per proteggere l'esercizio d'un diritto di passaggio" (MACKELDEY, Diritto romano, p. 88).
(6) "Vagonis" da "vacuus".
(7) Dig. 7. 6.1-6; 8.5. L'actio confessoria (vindicatio servitutis) è l'azione "tendente a far valere la servitù. Essa compete a chi pretende una servitù e può provare che questa appartiene veramente a lui o al suo fondo, ha luogo contro ognuno che turbi l'attore nell'esercizio del suo diritto e mira al riconoscimento della servitù, all’indennità e, quando occorra ad una cautio de non amplius turbando" (MACKELDEY, Diritto romano, p. 85).

Edizione a cura di Rita Pezzola
Codifica a cura di Rita Pezzola

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