comune di Somma con Cassina Coarezza sec. XIV - 1757

Il nome Somma appare nel IX secolo nel testamento del signore del luogo, Gunizone. Somma divenne possesso dell’abate di San Gallo e venne donata nel 1129 a Guidone Visconti.
La località è citata negli statuti delle strade e delle acque del contado di Milano come appartenente alla pieve omonima. Era tra le comunità che contribuivano alla manutenzione della strada di Rho (Compartizione delle fagie 1346). Somma appare anche nel catasto del 1558 con aggiunte fino al XVIII secolo (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cartt. 45-46, parte I).
Già nel 1723, il comune di Somma risultava nella mappa del Catasto c. d. teresiano unito con Cassina Coarezza (Area virtuale, MUT 108). Una nota delle aggregazioni e riunioni nella pieve di Somma conservata presso l’archivio di stato di Milano attesta che l’aggregazione fu approvata con decreto del 23 ottobre 1730 (Aggregazioni di comuni Stato di Milano, 1730). Sia Somma che Cassina Coarezza risultavano infeudate ai marchesi Visconti.
Secondo le risposte ai 45 quesiti del 1751 della II giunta del censimento, la comunità, capo di pieve, in cui abitavano circa duemila persone, era coinfeudata al marchese Ermes e Fratelli Visconti, a Giovanni Battista Visconti marchese della Motta, al conte Cesare Ercole Castel Barco Visconti, al conte Alessandro marchese di Modrone, ai conti Carlo e Filippo Visconti figli del quondam conte Nicolò, a Filippo Visconti e al marchese Gerolamo Cusani. Non vi era pagamento di carico regio in quanto la comunità era “ab immemorabili” esente.
Il giudice abitava a Treviglio, ma non aveva obbligo di residenza in Somma avendo in questa sede il fiscale e luogotenente, Pietro Antonio Landone. Non si pagava alcun onorario, né salario, ma solamente 18 lire all’anno all’attuario. Per la banca criminale e per il giuramento dei consoli si pagavano al regio ufficio del Seprio in Gallarate 2 lire e 5 soldi.
Sotto la comunità di Somma vi erano i cassinaggi denominati Vira, Coarezza, Casenone, la Madalena e La Torre, i quali, come parti di Somma, erano sempre stati esenti dal carico regio.
Non vi era alcun consiglio, né generale, né particolare, e venivano eletti dai signori condomini ogni anno quattro consoli, i quali regolavano gli interessi locali della comunità. Quest’ultima non aveva né cancelliere né archivio, e non disponeva neanche di procuratori o agenti a Milano (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3074, vol. D XVI, Milano, pieve di Somma, fasc. 19).

ultima modifica: 30/05/2004

[ Claudia Morando, Archivio di Stato di Varese ]