comune di Appiano sec. XIV - 1757

La comunità di Appiano risulta già citata come entità amministrativa autonoma, secondo alcuni autori (Bognetti 1927, p. 228), in documenti del secolo XIII.
Negli “Statuti delle acque e delle strade del contado di Milano fatti nel 1346” Appiano risulta incluso nella pieve omonima e viene elencato tra le località cui spetta la manutenzione della “strata da Bolà” come “el borgho de Apiano” (Compartizione delle fagie 1346).
Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1552 e dei successivi aggiornamenti sino al XVIII secolo, Appiano risulta ancora compreso nella pieve omonima (Estimo di Carlo V, Ducato di Milano, cartt. 2 e 3) dove ancora lo si ritrova nel 1644 (Relazione Opizzone 1644).
Con istrumento rogato l’8 agosto 1650 il comune venne concesso in feudo ad Alfonso Del Rio Noriega e successivamente, dopo alcuni trapassi, nel 1739 giunse nella mani del conte Carlo Litta (Casanova 1904).
Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Appiano era sempre inserito nel ducato di Milano, sempre nella pieve omonima, ed il suo territorio comprendeva anche i cassinaggi di Cantirere, Filata, Casino, Giovanico, Ronco, “Casa del Lupo”, Guzzafame, “Monte Caronello”, Casino (altro), “Monte Rosso”, Cassina, Gessaghe, Grafignana, Pedroso, Fajola, Casino (altro), Castigliona, “Beniate di sotto”, “Beniate di sopra”, “Vicino a Beniate”, Morosi, “Monte Ravano” e Malpensata (Compartimento Ducato di Milano, 1751).
Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune, sempre infeudato al conte al conte Carlo Litta al quale la comunità non versava alcun tipo di contribuzione, contava in tutto 1122 anime. Disponeva di un consiglio generale al quale partecipavano gli estimati oltre ai quattro sindaci reggenti, due civili e due rurali, che venivano eletti ogni anno e che potevano essere riconfermati. I sindaci rurali erano ricompensati con l’esenzione fiscale della loro persona. Il comune si avvaleva di un cancelliere che percepiva un salario e che, se residente nel territorio, godeva di esenzione fiscale. Suo compito, tra l’altro, era la cura delle scritture che venivano conservate in una apposita cassa nella casa di uno dei sindaci civili. Incaricato delle riscossioni dei carichi e del pagamento delle spese era un solo esattore che veniva eletto per pubblico incanto di norma per tre anni. Il comune era sottoposto alla giurisdizione di un podestà feudale, che si avvaleva di un luogotenente al quale versava un salario annuo in occasione del riparto pubblico dei carichi. Il console, che era incaricato delle denunce, prestava giuramento alla banca criminale del Vicariato del Seprio di Gallarate (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3039).
Sempre inserito nella pieve di Appiano, il comune compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 ancora appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753).

ultima modifica: 02/01/2004

[ Domenico Quartieri ]