pieve di Gravedona sec. XIV - 1757

Secondo Zecchinelli in documenti del XII secolo, “la comunità gravedonese appare sempre col titolo di Pieve di Gravedona, abbracciando il territorio già anticamente riunito nella circoscrizione ecclesiastica corrispondente, ora esteso all’organizzazione laica legata con vincolo federativo; e così in questo secolo Domaso, e più tardi Segna, Negrana, Liro, (Dosso Liro), Livo, Civano, Peglio, Argesio, Naro e Vercana costituiscono intorno al centro di Gravedona un complesso politico che si stendeva dal torrente di Gravedona (il Liro), al di là del quale era la Pieve di Dongo, fin oltre il borgo di Domaso, alla valletta delle Cinque Case, oltre la quale è la Pieve di Sorico, mentre verso la montagna la Pieve di Gravedona toccava il crinale della Mesolcina, raggiungendo le comunità di quella valle e si spingeva dal lato opposto anche al di là del lago, fino a comprendere Piona e tutto il territorio di Olgiasca; la stessa abbazia di Piona era compresa perciò nella circoscrizione religiosa e civile della Pieve di Gravedona…
La popolazione di tutta questa vasta zona non ci appare però uniforme, ma distinta nettamente fra “nobiles” e “cives” dei borghi di Gravedona e Domaso, e rustici o vicini del territorio plebano (Zecchinelli 1951, pagg. 12 – 13).
”Risale al 1240 la distribuzione fatta dal marchese Bertoldo di Hohemburg, podestà di Como, e confermata nel 1279, del complesso pievano comasco in quattro parti, attribuite alle quattro porte principali o quattro porte della città” (Gianoncelli 1982) che vedeva la pieve di Gravedona assegnata al quartiere di Porta Monastro (Ripartizione pievi comasche, 1240).
Dalla “Determinatio mensurarum et staterarum …” annessa agli Statuti di Como del 1335, la pieve di Gravedona risulta composta dai seguenti comuni: “comune burgi de Grabadona”, “comune burgi de Domaxio”, “comunia locorum de Liro et de Civano”, “comune loci vicinantie de la Traversa”, “comune loci de Narri”, “comune loci de Pilio montis Domaxii”, “comune de Argexio” e “comune loci vicinantie de Vercana” (Statuti di Como 1335, Determinatio mensurarum).
Ancora la Zecchinelli ricorda che ”…nel 1403, sotto il regime del vicario ducale Bartolomeo Bianchi di Alessandria, furono redatti sulla falsa riga degli Statuti di Como del 1335 quelli famosi di Gravedona, su proposta di un consiglio comunale (Ser Gregori, Stampa, Curti, De Sabbato e Cazzola), eletto a questo scopo dalla comunità. Questi statuti (Statuta Grabedone Larii Lacus, er totius plebis, nunc primum impressa ex diligentia Hieronymi Stampae sindici generalis comitatus Cumarum et Martini Pellizzarii Grabadonensium abitat. Civium Mediol. Anno MDCLVII Mediolani, Ludovici Montie ad plateam mercatorum), che risultano rifacimento di altri precedenti a noi noti sono gli unici della sponda destra lariana (altri sono a Dervio e in Valsassina) e comprendono 209 capitoli, a cui ne furono aggiunti altri 28 nel 1417 e sono seguiti da una serie di documenti, soprattutto in materia di concessioni ducali, cessarono di essere osservati circa un secolo dopo questa loro ultima compilazione (Zecchinelli 1951, pagg. 14 – 15).”
A seguito della concessione fatta da Francesco II Sforza, duca di Milano, del 31 luglio 1532 venne concesso alle tre pievi superiori del lago di Como, tra cui quella di Gravedona, la separazione dalla giurisdizione della città di Como ed il diritto di ricorrere ad uno specifico podestà per l’amministrazione della giustizia (Separazione tre Pievi 1532).
Dal “Liber consulum civitatis Novocomi” dove sono riportati i giuramenti prestati dai consoli dei comuni del territorio comasco dall’anno 1510 all’anno 1535, rispetto all’elenco degli Statuti del 1335 non compare più la comunità di Argexio. Compare invece come parte della pieve la comunità di Livo (anche se nel 1335 Livo risultava già citato nella Determinatio stratarum et pontium…) (Liber consulum Novocomi, 1510-1535).
La composizione della pieve, costituita dai comuni di Gravedona, Domaso, Vercana, Naro, Traversa, Livo, Peglio e Liro, rimase invariata nel secolo XVII (Relazione Opizzone 1644) e sino alla seconda metà del secolo XVIII, quando compare per un breve periodo presente la comunità di Alpi di Camedo (Indice pievi Stato di Milano, 1753).

ultima modifica: 03/01/2006

[ Domenico Quartieri ]