comune di Soresina sec. XIII - 1757

Nel secolo XIII apparteneva alla circoscrizione rurale di Porta Pertusio e era quindi assoggettato alle norme amministrative e fiscali prescritte dal governo comunale di Cremona. L’assemblea dei capifamiglia pare avesse funzioni puramente consultive e che l’effettivo governo della comunità spettasse in realtà a due consoli, dipendenti dall’autorità di Cremona (Cabrini 1992, p. 87). Nel 1451 Soresina è menzionato tra la terre, le ville e i luoghi “que nunc obediunt civitati Cremone”, afferenti alla Porta Ariberti (Elenco comuni contado di Cremona, 1451). Soresina è citato tra i comuni del Contado di Cremona nel 1562 (Repertorio scritture contado di Cremona, sec. XVI-XVIII) ed elencato sempre tra i comuni del Contado nel 1634 (Oppizzone 1644). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751 era una comunità della provincia superiore del Contado cremonese, dato confermato anche dalle risposte ai 45 quesiti della real giunta del censimento (Compartimento Ducato di Milano, 1751; Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3054).
La comunita era infeudata dal 1495 (Casanova 1904) e dal 1576 era feudatario il marchese Barbò, al quale risulta infeudata nel 1751 (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3054).
Dalle risposte ai 45 quesiti emerge che era amministrato dall’assemblea dei capifamiglia e dal consiglio particolare costituito da trenta persone, dieci per ciascun estimo. Il governo ordinario della comunità era affidato a tre deputati eletti secondo una procedura piuttosto eleborata: il consiglio generale o assemblea dei capofamiglia eleggeva tre persone per ciascun tipo di estimo che, a loro volta, nominavano dieci persone del proprio estimo; questi trenta eletti si dividevano quindi in cinque squadre, ciascuna della quali aveva a capo uno dei maggiori estimati, tra i sei capi veniva sorteggiato un individuo, che a sua volta sceglieva una persona dell’estimo di mezzo e una dell’inferiore e questi tre erano i deputati al governo.
La redazione delle pubbliche scritture era affidata al cancelliere, mentre l’archivio del comune era custodito dal cancelliere e dal ragionato. All’inizio dell’anno in consiglio generale si leggeva il riparto formato dal ragionato e si stabiliva il carico di imposta spettante ad ogni estimato, che veniva riscosso da due esattori o tesorieri, uno per la tassa reale, l’altro per la personale. Gli uffici di tesoriere erano assegnati dalla comunità all’incanto.
Alla metà del XVIII secolo il comune era sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale e quella del podestà di Cremona e il console, tutore dell’ordine pubblico, prestava giuramento sia alla banca del podestà feudale, sia alla banca criminale della provincia superiore della curia pretoria. All’epoca vi erano 3500 anime.
La comunità era parte della provincia superiore del Contado cremonese, nonostante nella risposta al 45 quesito emergesse la sua aspirazione ad essere separata dal Contado (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3054).

ultima modifica: 13/10/2003

[ Valeria Leoni ]