comune di San Martino Siccomario sec. XIV - 1743

Questa plaga, in epoca romana, si doveva chiamare Terra Arsa, poi, nell’alto medioevo, secondo De Canistris, gli fu aggiunto San Martino, nome del santo che qui sarebbe stato allattato. È probabile che la nascita del borgo sia dovuto alla fondazione di un ospizio per pellegrini (Bergamo 1995).
Carlo Magno, con precetto datato da Pavia, fra gli altri donava al monastero di San Martino di Tours, anche l’Ospizio di San Martino Siccomario (la donazione sarà confermata da Carlo il Grosso nel 887 nel cod. dipl. Long. col. 556).
Nel 1154 Federico Barbarossa, con diploma del 30 gennaio, conferì l’investitura feudale di San Martino ad Oberto Olevano, a lui succedettero i Beccaria.
La località è citata nell’elenco delle terre del contado di Pavia del 1250 come S. Martinum in terra arsa, in contea Lumellina (Soriga 1913).
Negli statuti Medioevali del 1393, formati sotto il dominio di Gian Galeazzo Visconti, si trova scritto che qui dovevano essere costruiti un porto e gli argini (Bergamo 1995).
Negli Statuta Stratarum di Pavia del 1452 si legge nella Squadra del Siccomario, “Sanctus Martinus” (statuta stratarum).
Nel XV secolo il feudo di San Martino fa parte di Sommo.
In un resoconto delle “Visite delle strade del 12 dicembre 1531” appare: “(…) Baptista Cappelletus quia inventus fuit non habere et tenere in aptando tectum Sacti Martini in Pedra Lata aliquod signum contra formam iurium et statutorum ob neglegentiam ac dexobedientiam et cetera condamnemus versus comunitatem Papiae in libras 5 solidos”, (statuta stratarum).
Il comune è incluso nell’elenco delle terre del principato di Pavia, censite per fini fiscali da Ambrogio Opizzone, come appartenente alla Lomellina (Opizzone 1644).
È del 26 dicembre 1672 la donazione fatta da Carlo II, re di Spagna a favore del cavaliere Francesco Gattinara dei feudi di San Martino Siccomario e San Nazzaro del Bosco, devoluti alla regia camera per la morte senza discendenti maschi del Marchese Antonio Beccaria (ASTo, Inventario n°45).
Morto, a sua volta, il Gattinara (1672) la camera di Milano darà il feudo a Giuseppe Menocchio e fratelli, di Pavia (1695), seguirà Filiberto Buglione di Cuneo che lo cederà ancora alla regia camera di Torino nel 1777 in cambio del feudo di San Martino di Novara.
La zona tra il Siccomario, tutta l’area a valle di Cava, e la Lomellina, ovvero le terre costiere da Sommo a Carbonara Ticino compreso Campomaggiore, essendo rimaste senza podestà di governo perchè contestate dal 1710 al 1738, erano diventate rifugio dei malviventi.

ultima modifica: 27/10/2002

[ Gloria Ferrario, Cooperativa Arché - Pavia ]