comune di Albaredo sec. XIV - 1743

Il toponimo si trova citato per la prima volta in un atto notarile di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia in data 3 febbraio 973 (Manfredi 1909) che tratta di una permuta di beni in Albaredo. Dell’anno 982 è un instrumento di donazione di beni posti in Albaredo fatta al monastero di San Maiolo di Pavia e del 3 maggio 1155 è un’altra donazione al monastero di Sant’Alberto di Butrio (Cavagna Sangiuliani).
Nel sec. XV Albaredo fu infeudato prima alla famiglia Cicognola e poi ai Visconti Scaramuzza.
Come Albaretto compare nell’elenco delle dichiarazioni del focatico del Principato di Pavia per l’anno 1537 come appartenente alla Congregazione rurale dell’Oltrepò e Siccomario (Focatico Oltrepò e Siccomario, 1537)
Albaredo nel 1634, non è inserito nell’elenco delle terre del principato di Pavia censite per fini fiscali da Ambrogio Opizzone (Opizzone 1634).
Nel 1700 il console di Albaredo inoltra ricorso alla Real giunta del censimento relativamente alla sovrastima dell’estimo dei terreni censiti nel comune (ASCVo Congregazione rurale Oltrepò, cart. 24).
Nelle risposte ai Quarantacinque quesiti consegnate nel 1751 (Risposte ai 45 quesiti, 1751) risulta che la comunità di Albaredo apparteneva alla Campagna Sottana ed era infeudata alla contessa Barbara d’Adda la quale non riceveva alcun censo dalla comunità. Per l’amministrazione della giustizia dipendeva dal podestà feudale presso il quale, oltre che a quello di Pavia, prestava giuramento il console che era l’unico ufficiale della comunità. Albaredo non aveva procuratori in Milano e la popolazione contava 300 anime.

ultima modifica: 01/12/2006

[ Valeria Bevilacqua, Cooperativa Arché - Pavia ]