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1221. Francesco Sforza ad Alessandro Sforza 1452 dicembre 10 Cremona.

Francesco Sforza si compiace con il fratello Alessandro per l'ordine dato di mettere le bombarde alle bastite. Ha saputo che gente da Crema, da Soncino e da località vicine di qua e di là dall'Oglio si sono portate alle bastite, mentre lui vorrebbe che si interdicesse ogni accesso a dette bastite. Si impegni per prendere quel ponte, considerando quanto importa l'averlo. Quanto ai duecento fanti e ai cinquanta balestrieri che egli reclama, gli ricorda dell'arrivo di Achille Corso con i suoi fanti, tra i quali vi sono balestrieri. Circa il fieno, gli dice che non intende toccare quello che ha perché intende usarlo per i cavalli, ma se accadesse che per mancanza di strame, non fosse possibile la presa delle bastite, ne prenda quel tanto che è necessario. Gli dice ancora dell'invio a Milano di duecento schioppettieri e gli ricorda che nel Pavese vi sono uomini d'arme, fra i quali un tal Francesco parente di Roberto Sanseverino.

Domino Alexandro Sfortie.
Alexandro, questa sera a vi hore di nocte havimo recevuto la tua littera facta hogi per la quale restamo avisati del'ordine che hay preso de piantare le bombarde ale bastite mercordì a nocte, al chè respondendo, te dicemo che tal ordine ne piace et cossì te confortiamo, caricamo et stringemo che con ogni solicitudine et ingegno te vogli sforzare de obviare primamente a fare ogni riparo con l'aiuto de queste gente che t'havimo mandate, che l'inimici non possino dare succurso ad quelle bastite, né habino habilità de andare lì et ritornare a loro posta, et questo dicemo perché pur adesso harimo havuto aviso como sonno cavalcate molte gente de inimici verso dicte bastite, quale erano in Crema, in Soncino e l'altre terre circumstante de qua et delà d'Oglio, como certo haveray inteso. Per la qualcosa, parendote non essere con quelle gente che hay de là sufficiente a piantare e guardare le bombarde intorno a quelle bastite, te dicemo che'l ne pare, como havarimo dicto de sopra, che tu vogli usare ogni industria et ingegno ad tenere la pugna, che l'inimici non possino dare succorso nì favore alcuno a dicte bastite, fino a tanto che de qua te mandarimo più gente. Sichè, perdio, Alexandro, che tu, che sii sul facto provedi et fa como a te pare aciochè non possi recevere danno ni vergogna, et si possa obtenire quello benedecto ponte, perché tu debbi considerare quanto importa al stato nostro ad haverlo, et non haverlo.
Ala parte deli ducento fanti et balestreri cinquanta che ne domandi, te dicemo che nuy te havimo mandato Achile Corso con li soy fanti, quale simo certi haverà el supplimento deli dicti ducento fanti, fra li quali credimo li seranno pur deli balestreri. Li cinquanta balestreri non possimo mandarti perché non sono in loco al presente, che potessino azonzere ad tempo.
Ala parte del feno, te dicemo che tu hay inteso et veduto quanto te havimo mandato a dire et scripto che non voressimo per niente che quello nostro feno, che è là, fusse tochato, perché l'havirlo facto fare et haverlo per uso deli nostri cavalli quando voremo stare lì fermo, perché el ne serà pur necesario de stargli, chè quando dicto feno *[ 281r] non gli fusseno, non gli porressimo stare, sichè, togliendosi adesso, seria (a) casone de non potergli stare, che ne rincresceria grandemente. Et però vedi da sforzarti de fare, se serà possibile, de non torlo, possendosi providere a quelle gente de strame per altra via. Ma nientedemanco, quando tu vedesti che per mancamento de strame non si potesse stare per obtenire dicte bastie, simo contenti in quello caso, che tu ne faci torre quella parte te parirà necessaria, perché non volimo che per diffecto di feno se resti de acquistare le dicte bastie.
Ala parte che tu hay mandato Papi a Milano per havere quelli ducento schiopeteri, hay facto bene et ne piace, et cossì solicita de haverli, perché seranno utili a quella impresa. Vogli ancora aiutarti de quelli nostri homini d'arme che sonno allogiati in Pavese, secondo te haverà dicto Papi, fra li quali è uno Francesco da San Severino, parente da Roberto. Avisace spesso dele cose como succederanno aciò, bisognandoli fare più una provisione che un'altra, se possa fare a tempo. Data Cremone, x decembris 1452, hora vii noctis.
Iohannes.

(a) Segue necessario depennato.