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1811. Francesco Sforza al priore, al vicario, al procuratore e ai monaci della Certosa di Pavia 1453 aprile 24 Milano.

Francesco Sforza scrive al priore, vicario, procuratore e monaci della Certosa di Pavia sul loro mutato atteggiamento nei riguardi di Giacomino da Olgiate, collaterale generale, per la costruzione di un mulino per la quale il duca, tramite Gaspare da Vimercate, aveva loro manifestato il suo comiacimento. Poi, esaminato il luogo destinato a tale costruzione, dissero che il mulino, doveva essere dato in beneficio al monastero, concludendo con lo scrivere a Giacomino che stia contento così, incuranti che, avuta licenza per la costruzione, Giacomino avesse comprato tutto il necessario per la costruzione del mulino. Il duca li ammonisce e ricorda loro come il monastero sia stato giudiziariamente sconfitto per il precedente mulino dal padre di Giacomino e li richiama esortandoli, anche in questo caso, a comportarsi con onestà e ragionevolezza.

Venerabilibus religiosis (a) nostris carissimis priori, vicario, procuratori ac ceteris fratribus Cartuxie Papiensis.
Credevemo per quello ve fecino dire li dì passati per lo spectabile conte Gasparo da Vimercato, nostro consigliero et conductero dilectissimo, sì como per la iusticia et honestade liberamente senza piedezare fostevo restati contenti senz'alcuna exceptione che Iacomino da Olzà, nostro collaterale generale, facesse construere et fabricare quello molino del quale ve habiamo facto fare instantia. Ma de presente ne ha dicto che, ultra habiati poi facto videre et examinare el loco dove se debe fare lo dicto molino separatamente et insieme da tri homini d'arme et pratiche in simile cose et vostri confidati, quali hanno referto il dicto molino più tosto dovere essere conceduto per benefitio et acrescimento d'aqua al vostro monastero che farle inhibitione alcuna, et da poi, dateli licentia con promissione de non divertire altrove l'aqua, che per uso del dicto molino, [ 386v] ancora difficultati, et che finalmente gli haveti scripto et resposto che si rimova a farlo et stia contento non pigliare l'imprexa, nonobstante la dicta licentia per la quale già ha apparechiato et comprato tuta la materia et provisione del dicto molino; dil che senza fallo ne habiamo havuto assay admiratione, et maxime recordandose dela resposta quale ne fece il prefato conte Gasparro per parte vostra sopra ciò, quale fo de questo effecto che, se ancora la dicta fabricatione ve inferisse qualche damno al vostro monastero, dummodo non fosse accessivo tropo, restarestivo, per contemplacione et respecto nostro, taciti et contenti lo facessi; et cossì habiamo firmamente creduto et crediamo. Pertanto, non replicando più quanto habiamo caro el dicto Iacomino, sì per la memoria del patre suo, sì per la fede et devocione sua, quale sempre ne ha portato et porta, et con effecto demonstrato nele cose importante al stato nostro, ancora ve habiamo vogliuto avisare et confortare che, piutosto con amore et dilectione, et per la ragione, quale intendemo gli favoreza assay, sì per la sententia altre volte data contra el monastero in favore del patre suo, quanto per le evidente opere da poi subsecuta palexe, et cetera, voliate non solamente essere contenti che lo facia hedificare et construere, ma, perché appare ancora presso ala iusticia habia qualche favore et humano tractamento da voy, per respecto nostro persuaderlo et indurlo ad far fare l'opera sua, la quale, però, succedendo, apparechia di fare, hauto da nuy per tuti li respecti et fondamenti predicti ferma speranza, non gli mancaremo da ragione in cosa sua alcuna. Siché vogliati havere et retenere l'animo vostro piutosto con amore et dilectione, che con rancore et pocha demonstranza di caritade e non dedurlo per littigio, recordandove ch'el dicto Iacomino non merita soto umbra nostra essere stragiato indebitamente, se forse pensasti di dargli quelle spexe, et ultrazò che luy dice, altre volte fo data per lo dicto monastero al nominato quondam suo patre, quando fece fabricare l'altro existente, che perciò non crediamo sia vostra intentione, né de qualunque persona da bene, rescrivendone, per lo presente portatore, lo apparerere et deliberatione vostra circa questo senza dillatione. E ricordatevi quanto più seti dati ala religione et havite nome et habito de servi di Dio, tanto più liberamente dovite fare quelle cose sonno ragionevele et honeste et usare le opere de caritade et bontade, il che sempre ve confortiamo et caricamo. Data Mediolani, die xxv aprilis 1453.
Scripta per Iohannem dela Strata.
Cichus.

(a) Segue amicis depennato.