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114. Francesco Sforza a Pietro di Campofregoso e al Consiglio degli Anziani di Genova 1452 gennaio 26 Milano

Francesco Sforza scrive al doge Pietro di Campofregoso e al Consiglio degli Anziani e all'officio di San Giorgio di Genova rifacendosi a quanto da persone affezionate a quella comunità e a Milano è stato auspicato: spostare il commercio da Venezia a Genova, rinvigorendo anche, in tal modo, i rapporti di amicizia frale due città con notevole vantaggio di entrambe, e ampliarlo di là dalla lombardia alla Toscana. Di ciò lo Sforza ne ha parlato con Diotesalvi, ambasciatore fiorentino, in modo che oltre alla confederazione politica si mirasse al bene comune. Giovanni Feruffino, consigliere ducale e ambasciatore sforzesco, esporrà loro quale è stata la risposta del Fiorentino. Su ciò lo Sforza si augura che vogliano fermare la loro attenzione e facciano sapere la loro opinione.

[ 37r] Domino Petro de Campofregosio duci necnon Consilio Ancianorum et officio Sancti Georgii communis Ianue.
Più volte da persone affectionate a quella excelsa comunità et a noy et anche prudente, notabile, et quale hanno praticha et experientia de più cose, ne è stato ricordato che divertendo il commercio dele mercantie et transiti, quale se fa da questa città a Venetia et voltandolo a quella via et città de Zenoa, non solamente (a) se confirmaria et ampliaria l'amicicia et naturale binivolentia, quale è frali cittadini d'ambedoe citade (b), ma etiandio ne succederia magna et amplissima utilitade et manifestissimo fructo et beneficio alle parte, la qualcosa, parendone verisimile et non solum desyderando, ma recercando cum ogni cura et industria, quanto intendessimo potere resultare ad commodità et amplitudine, ornamento et bene de quella città, quale amemo equalmente como questa nostra de Milano et como l'anima nostra propria, et consyderando che quanto il dicto comercio abbraciasse più parte, tanto comperaria maiore reputatione et utilità, habiamo posti li pensieri non tanto al facto delombardia, ma etiandio de Toschana, et d'essa materialargamente et copiosamente ne habiamo havuto rasonamente col magnifico Diotesalvi, ambassatore fiorentino, nostro compadre, quale se ritrovò qui presso noy, accioché, como siamo confederati et uniti tucti insieme, cossì se ingegnassemo et con ogni industria et studio se sforzassemo tendere a tucto quello fosse bene commune et chiaramente dimonstrasse in ogni cosal'optima intelligentia et convinctione habiamo insieme, deli quali razonamenti et della risposta soa et del'ordine preso circha de ciò pienamente ne è informato il spectabile cavallero et doctore domino Iohannes Ferrofino, carissimo consigliero et ambassadore nostro, quale remandiamo lì. Siché ve confortiamo et pregamo che intendiati et examinati diligentissimamente, como è vostro costume, ogni cosa, et esso referirà circha de ciò et per executione et redrizamento de tanta facenda cussì relevata et importante caxone et usque adeo laudabile et fructuosissima opera, dal vostro canto non gli lassati manchare niente, avisandovi che [ 37v] nuy anchora dal nostro faremo il simile et gli metteremo ogni cura, industria et diligentia pro viribus, etiam supra vires, et extimaremo che nisuna opera se possa fare d'avanzo in casone che sia de tanta importantia et commodità et reputatione a tucti nuy, et anche debilitatione di communi emuli, como più destexamente anchora referirà esso missere Iohanne. Parati ex corde in omnibus fraternitati et amicicie vestre beneplacitis. Data Mediolani, die xxvi ianuarii 1452.
Cichus.


(a) Segue non solamente espunto.
(b) Segue de depennato.