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1301. Francesco Sforza a Pietro di Campofregoso 1453 marzo 23 Cremona

Francesco Sforza prende atto di quel che Pietro di Campofregoso, doge di Genova, gli scrive circa l'amico. Gli spiace che delle lettere siano andate perdute. Gli scriverà per maggior sicurezza in cifra. Ha replicatamente scritto a Firenze per cui non dubita che faranno quanto dovuto. Per le altre cose, lo invita a rivolgersi a Sceva e lo sollecita a fare quello che lui gli chiederà per conto suo (Sforza), essendo ciò suo instantissimo bisogno.

Illustri domino tanquam fratri nostro carissimo domino Petro de Campofregoso, Dei gratia duci Ianuesi.
Havemo inteso quello la signoria vostra ne responde ad quanto gli scripsemo circa lo facto del'amico. Ne rencresce delle altre (a) lettere sonno perdute, mandarimo una zifra, mediante la quale se porrà scrivere più securamente. Ad Fiorenza havemo scripto per duplicate lettere opportunamente: non dubitamo farano el debito.
[ 488v] Circale altre cose scrivemo ad domino Sceva, quale sarà cum la signoria vostra, siché non ne extendiamo più ultra per non tediare la signoria vostra cum lettere, se non che la signoria vostra facia como è la nostra firmissima speranza in essa circa quanto dicto domino Sceva per nostra parte rechiederà, perché cossì è lo nostro instantissimo bisogno et necessità per ben comune. Data Cremone, xxiii marcii 1453.
Leonardus.
Cichus.


(a) Segue cose depennato.