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19. Francesco Sforza a Francesco Capra 1452 gennaio 3 Lodi

Francesco Sforza vuole che Francesco Capra, sempre d'intesa con Corrado Sforza Fogliani, prenda in prestito da chi può cento ducati assicurando il prestatore che ne avrà la restituzione sulle entrate di Alessandria. Solleciti il doge di Genova a dare gli altri cento fanti promessi. Con loro, lui e Corrado, potranno disporre degli uomini sufficienti per impossessarsi e della Preda e dello stesso Filippo. Vada a Pallavicino e verifichi se si può costruire una o due bastite che, con le fortezze in obbedienza, serrino più dappresso Filippo, con il quale non vuole che si venga mai ad alcun accordo; anzi se qualcuno dei suoi venisse preso, lo si impicchi in modo che sia d'esempio agli altri e induca qualcuno a fuggire. Cerchi di convincere i gentiluomini che tengono le fortezze ad arrendersi liberamente, certi che manterranno le loro posizioni anche a impresa conclusa. Dica a Corrado, come già gli ha scritto, di prendere dal doge i cavalli che ritiene utili all'impresa.

Francisco Capre.
Credimo che per l'altre nostre littere haveray pienamente inteso como remanemo contenti che tu intentendote con Conrado, nostro fratello, al quale havimo opportunamente sopra ciò scripto, che vedi de atrovare imprestito ducati cento, a raxone de soldi 54 per ducato, da qualunque persona si voglia, perché gli li farimo restituire sule (a) intrate nostre de Alexandria, per darne uno ducato per uno a quelli cento fanti, quali hay ordinato mandare ad fornire quelle forteze. Et perché che preferisse lo illustre signore domino lo duxe mandare a quella impressa cento altri fanti, ti dicemo che insieme con [ 11v] lo dicto Conrado debbi solicitare ch'el prefato domino lo duxe li mandi, li quali, siamo certi, basteranno al vincere el loco della Preda et al redure alla obedientia nostra Filippo Spinula. Siché, havuti dicti fanti vogliamo prosegui nella dicta impressa per tale modo et forma che omnino sortischa effetto la intentione et volontà nostra, avisandoti che per nostre littere scrivemo al prefato Conrado che con qualche cavalli vada a Palavicino et alli altri lochi circunstanti et vicini al dicto loco della Preda, per provedere de farce fare una o doe bastite como, se bene te recordi, dissemo anchora a ti a bocha, quale sianno apte insieme con le forteze circunstante, che voleno esserne obediente, a restringere dicto Filiippo et suoy sequaci, ita che gli venga voluntà de venire con la coreza al collo, al quale Filippo non è nostra intentione che se gli faza pacto né veruno accordio, imo lo vogliamo destinire in fine et etiam il dicto loco. Et vogliamo, como al dicto Conrado scrivemo, che qualunque uno de quelli del dicto Filippo accaderà essere pigliato, lo faci impichare per la golla, perché cossì facendo serà uno dare exemplo alli altri de prendere partito et remedio al facto loro et serà casone de fargli fugire et abandonare dicto loco della Preda. Insuper vogliamo bene che conforti li zintilhomini delle forteze circunstante ad consignare le loro forteze liberamente, como altre volte ti havimo scripto, et starci de bona voglia per(ché), havutala dicta Preda et cazatto dicto Filippo et fornita che serà la dicta impresa, li serà restituito ad cadauno loro il suo, et seranno levati viali dicti fanti, et denique el paese serà quieto, per modo che ogniuno poderà andare et venire securamente con loro mercantie. Vogliamo etiandio che faci tale monitione alli dicti fanti, como altre volte te havimo [ 12r] scripto, che sianno costumati et che se diportanno bene con quelli ne seranno obedienti, siché elli non habiano a dedignarsi, el che seria fare delli amici inimici, la qualcosa ne seria molestissima et non la comportarissemo per veruno modo. Ma se alcuni gli fossero retrogradi et desobedienti, che non crediamo perhò, vogliamo che contra quelli se faza tale demonstratione in facti che cognoscano perfectamente che fanno male et che nostra intentione è che obedischano. Et demum perché il prefato domino lo duxe et la magnifica comunità de Zenoa intendano perfectamente la nostra voluntà sopra ciò, scrivemo ad esso Conrado che parendo aluy bisognare de cavalli per obtinere la dicta impresa, li pigli tanti quanti li parirano bisognare et non lassi cosa veruna a fare perché omnino habiamo il dicto Filippo et il dicto loco della Preda nelle mano, al quale Filippo non vogliamo sia facto pacto né veruno accordio, imo sia advisato che se l'haverimo sforzato nelle mano lo farimo inremissibilmente impichare per la golla. Siché de tucto le predicte cose mò avisato da nuy, faray che dal canto tuo non manchi in cosa veruna perché la volontà nostra sortischa effecto, adcioché finalmente remangha securo quello camino adciò possa ognuno andare inanze et indretro securamente. Data Laude, die tertio ianuarii 1452.


(a) le ripetuto.