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325. Francesco Sforza a Luchesio e a Pietro Spinola e agli altri di Busalla 1452 marzo 27 Milano

Francesco Sforza esprime a Luchesio e a Pietro Spinola e agli altri di Busalla la sua sorpresa per aver fatto detenere alcuni uomini di Cristoforo Torello per aver sottratto dei muli a certi mulattieri genovesi, assassini di un uomo d'arme ducale, compagno di Fioravante da Perugia, condottiero ducale; i muli furono dati a Fioravante in compenso di quanto doveva avere dal suo compagno. I detenuti non sono imputabili, perché fu il duca ad assegnare, per debito di giustizia, le bestie a Fioravante. Chiede loro che liberino i prigionieri.

Spectabilibus viris Luchesio et Petro de Spinolis et ceteris participibus Buzale, amicis nostris carissimis.
Havemo inteso che haveti facto detenire alchuni delli homini de misser Christoforo Torrello per alcuni mulli, quali forano tolti a certi mullateri zenovesi chi occisino uno homo d'arme nostro, compagno de Fioravante da Perusia, nostro conducterio, et [ 101r] chi forano dati ad esso Fioravante per satisfactione de quello, ch'el deveva havere dal dicto suo compagno. Della qualcosa pigliamo pur admiratione, perché dicti homini non hanno culpa veruna in questo facto, che nuy siamo stati quelli che fecimo dare li predicti a Fioravante, perché cossì volevala rasone et iustitia, et dicti mulateri meritavano altro che perdere li mulli. Et de questo pienamente è informato lo illustrissimo signor misser lo duxe de Zenova, il quale più fiate ne scripsi ad instantia de dicti mullateri, et nuy, aluy respondendo, molto bene gli fecimo intendere como era passatala cosa. Pertanto vi scrivemo et confortemo vi piacia fare liberare dicti homini, perché indebitamente per questa casone veneno essere detenuti, et per forma ch'el prefato domino Christoforo Torrello non habia a farne più querella, como se rendemo certi fareti, et per vostro honore, et debito della iustitia, et dela rasone; et como fareti per vostre littere, ne vogliati avisare. Data Mediolani, die xxvii marcii 1452.
Christoforus Romanus.
Cichus.