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1182. Istruzione ad Antonio de Ferro, oratore di Parma (1452 dicembre 11 Cremona).

Istruzione ad Antonio de Ferro, oratore di Parma, per quello che, a nome di quella comunità, dovrà dire a Francesco Sforza. Chiede che si ricordino i danni che la comunità e i contadini soffrono da parte dei nemici, posti sotto il vescovato, ormai tutto consumato, e dalle truppe sforzesche, mandate per far fronte ai Correggesi, con danni maggiori e diversi; sul lato dove sono i Correggesi, il più fertile, tutto è abbandonato e incolto sia al piano che al monte, sottolineando le promesse di mandare militari per la guardia della gente, quando questa stessa gente viene impegnata in turni di guardia, esponendola ai maggiori pericoli di venire cattutata per potere chiedere poi la taglia. Si ricordi al duca che quantunque si sia provveduto al resto del salario del passato podestà secondo gli ordini e gli statuti, egli vuole che gli si provveda per altra via e si chieda che gli ufficiali si attengano agli ordini e statuti relativi a tale pagamento. Ulteriore richiesta è la osservanza dei capitoli circa le competenze del podestà nell'amministrazione della giustizia, rimarcando come sia dannosa e la penuria di ufficiali e l'abbondanza loro, citando qui il caso di Angelo che, persona non gradita, si intromette di continuo e che aggrava il bilancio comunale e del suo operato si chiede il sindacato. Sulla vertenza tra il Rettore dell'arte della lana e l'ebreo Salomone, si cerca solo di condannarlo per un prestito per una o due balle di lana con l'intento di estorcergli danaro e, anche se tali condanne sono a favore della comunità, si chieda al duca di intervenire perché cessi tale persecuzione contro Salomone perché da ciò ne sarebbe danno e vergogna alla comunità di Parma. Cerchi di avere dal duca le lettere necessarie perché, come i Bolognesi non pagano qui il dazio delle bollette, altrettanto possano fare i Parmensi. Richiami l'attenzione ducale sulle disposizioni dell'incameramento dei beni dei Correggesi a Parma, perché corrisponderà una egual misura dalla controparte a tutto svantaggio dei cittadini parmensi, perché il rapporto dei beni è di uno a venti. Infine ricordi al duca che, quando si arriverà a un accordo, allontani i Corregesi da Parma o sarà la fine della comunità e pericolo per lo stato sforzesco. Atto redatto da Filippo de Centurionibus, scriba della comunità di Parma.

[ 295r] Instructio dicendorum illustrissimo principi et excellentissimo domino domino duci Mediolani et cetera, domino nostro, parte communitatis Parme, per spectabilem legum doctorem dominum Antonium de Ferro, oratorem eiusdem communitatis sue, viva vocis oraculo, et cetera.
Primo, facta debita recommandatione de questa communità alla excellentia del nostro prelibato signore, voi recordarite a quella li infiniti et insupportabili danni li quali ha havuto, et ha continuamente questa communità et li contadini nostri sì dale gente d'arme inimiche, quale circuisseno una grande parte del vescovato nostro ale parte de sotto, sì anche da quelle de sua signoria quale alozano qui et gli sonno mandate, como noi crediamo, per nostra difesa et per schifare li danni quali volesseno fare, o far fare, li zentilihomini da Correzo; et che assai mazore è il danno quale ha questa communità da loro che dali inimici, exponendo a sua signoria particularmente li danni del saccomanare, robare, tagliare li arbori, in guastare le cose et fare deli altri disconzi deli quali seti informato. Et sopra questo extendetevi tanto più, quanto più sapeti essere el bisogno nostro, et supplicarite sua signoria se degni farli provisione, arecordando anchora a sua signoria che questo vescovato in le parte de sotto maxime, è tucto consumato in modo che non comprendiamo che gente d'arme gli possano stare, se li exempti non contribuisseno ala provisione del vivere suo, perché, como sapeti, dal lato dove son stati li Correzesi, che è pure el più fertile paiese, et tucto è derelicto et asacomannato, cossì al piano quanto al monte, dove sonno stati, como sapeti. El che sì per queste gente, sì per omni altro bisogno è cossì consumpto che più non se ne poterà valere sua excellentia, né questa communità. Et che anche assai se maraviglia questa communità che poi queste gente sonno mandate qui per la nostra guardia, sia de bisogno che li cittadini nostri vadano ogni nocte fora dela città a farli la guardia, submectendosi a pericolo de essere presi et che altro danno gli ne intervenisse, como è verisimile poteria accadere in uno cittadino che non accadeva in uno sacomanno, perché li inimici son molto più volunterosi de pigliare uno cittadino per speranza de havere la taglia, che non haveriano da uno sacomanno. In che extendetevi anche assai et domandati gli sia facto opportuna provisione.
Item direti a sua signoria che, quantuncha per la satisfactione del resto del salario del potestà nostro passato sia provisto per questa communità, secundo li ordini et statuti soi, quando meglio quella habia possuto, nondimeno dicto olim potestà se contenta et continuamente infesta et sollicita et agrava et fa agravare per li officiali dicta communità, che li proveda per altra via a dicto pagamento se per quella già è conclusa; la qual cosa, quando havesse effecto, saria uno pervertere tucto el modo et li ordini del [ 295v] nostro vivere. Voi supplicarite aduncha a sua excellentia che se degni commandare che se observino, et per li officiali soi faza observare tucti li capituli, statuti et ordini et provisione nostra, et maxime queste de questo tale pagamento, perché in essi depende la consumptione et la restauratione de questa communità. Et lo simile direte per la observantia de tucti li altri nostri capituli, et maxime de quello dispone ch'el potestà debia ministrare rasone, et cetera, arecordando a sua signoria cossì, como ale voIte la penuria deli officiali, è dannosa, et cossì è contra la abundantia de quelli, ale fiade è de incomoditate. Questo dicemo per uno miser Angilo quale è qui et ha uno bono salario, il quale se intromecte in volere ministrare rasone in modo che smembra lo officio dela Corte del potestà, et anche el modo del ministrare suo, non essendo ordinario, non è grato ad questa communità, et che, senza luy, se pò fare, siché per evitare la spesa, sì per fare observare li ordini nostri, supplicarite anche che sopra questo se degna fare provisione in modo ch'el non ministri ragione, ma il nostro capitulo habia suo effecto, per lo quale instarite che spetialiter se scriva opportunamente per sua signoria a chi parerà convenire, et ch'el sia omnino sindicato infine del suo officio.
Arecordarite etiam a sua signoria che, quantuncha quella per sue lettere habia scripto qui al Rectore del'arte dela lana, che devesse desistere da molestare uno Salomone, ebreo, da Galli, quale questa communità già conduxe sotto certa forma de capituli, confirmati per vostra excellentia, non desiste però de gravarlo et molestarlo per casone che dice ha imprestato sopra una balla o due de lana contra deli ordini dela Università del'arte dela lana, et cetera, como de tucto siti informato. Et perché dicto rectore, il quale, re vera, non è rectore, et piutosto per speranza de extirpare alcuna cosa dal dicto ebreo, como è facile cosa da credere per ciascuno, che ad altro effecto sollicita più de volerlo condennare, non havendo respecto però al capitulo nostro disponente che tucte le condennatione fa luy et li altri officiali siano de questa communità, et perché qui se tracta del danno et dela vergogna dela communità de Parma, la quale è studiosissima de conservare sempre le promesse et la fede soa, voi instarite et supplicarite sua signoria che commanda per exprexum a dicto rectore et a qualuncha officiale, sia che se voglia, che per questo non molesti, né intempta contra dicto Salomone, imo debiano subito revocare ogni novità per bene et honore de dicta communità. Circa la quale cosa ve extenderite pienamente perché de tucto site sufficiente informato.
[ 296r] Item direti a sua signoria perché la communità de Bologna se contenta, non pagando qui li soi el datio dele bollette, et provederà che li nostri Parmesani anche loro non pagarano lo dicto datio, se degni in questo, et cossì voi studiati haver da sua signoria quelle lettere et fare quelle provisioni siano necessarie.
Item voi arecordarite a sua signoria che per li officiali de sua excellentia qui è stato proveduto et facto novità, et continuamente se fa contro de alcuni nostri cittadini, osia contro deli beni soi, quali hanno in Parma per respetto che sonno alli servitii delì gentilihomini da Correzo et che de presenti se pare volere aprendhere li beni de quelli tali cittadini, como rebelli, incorporali ala ducale Camera. Ma, considerando noi che facendose questa incorporatione se rendiamo certissimi che li predicti zentilihomini da Correzo farano el simile contra de alcuni altri nostri cittadini, quali sonno fidelissimi et affectionatissimi al stato ducale, et quali stanno in Parma et hanno loro beni et possessione sotto el dominio de Bersello et de Pupilio et in le altre forteze et iurisdictione de dicti zentilihomini, et assai più saria la parte torriano dicti zentilihomini che quella aprehenderà la Camera, sì per uno denaro, vinti, el che attento, voi con questo respecto et cum altri parerano convenire, supplicarite sua signoria che se degni scrivere qui et commandare per expressum che se desista da tale novità per schifare el mazore male.
Item direti a sua signoria che quando accaderà lo acconzo, che se degni togliere via questi zentili homini Correzesi, et fare che siamo alleviati da tanti danni et dali affanni ne dano continuamente, certificando sua signoria che, non facendosi le provisioni sopra de ciò, serano totale consumptione de questa communità et anche è cosa periculosa al stato suo.
Ego Filippus de Cerintoribus scriba magnifice communitatis Parme scripsi et subscripsi.