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557. Francesco Sforza a Luigi Garimberto da Parma. 1452 maggio 9 Milano.

Francesco Sforza esprime a Luigi Garimberto da Parma il disappunto per non avere di fatto ancora pagato a Gaspare da Sessa il denaro dovuto, impedendogli in tal modo di essere in campo e ciò con grave danno. Lo esorta perciò, a fargli l'intero e dovuto pagamento.

Aluysio Garinberto de Parma.
Nuy siamo advisati che tu non hay anchora data la expeditione del dinaro ad Gasparro da Sessa, nostro conestavele, cussì como te è stato scripto, ymo che tu lo meni per la longa et, detratrandolo, gli dici che gli voli dare mò una cosa mò un'altra; la qual cosa nuy havimo tanto ad male che per certo non te lo porissimo may dire né scrivere, et dove tu credi de despiacere ad luy, te certificamo che tu despiace molto più ad nuy, perché quando (c)redevamo che dicto nostro conestabile fosse spazato per possere de presenti usire in ca(m)po insieme cum nuy, trovamo ch'el ne é più novo che may fosse.
Del che poy pensare quanto lo animo nostro ne debia stare reposato et quieto, che te certificamo che se fosse altro che a luy Garimberto, gli darissimo ad intendere [ 142r] cum altro che cum parole (a) del despiacere havimo havuto de questo facto. Il perché ti dicimo che, per quanto hay ad cara la gratia nostra et amore nostro, subito, havuta questa, senza alcuna exceptione, dimora et intervallo, tu debbi dare lo integro pagamento al dicto Gasparro in lo modo che ti è stato ordinato, facendo per modo che luy se chiami ben contento et satisfacto da ti ad ciò luy possa vinire volando da nuy como gli havimo ordinato. Data Mediolani, die viiii maii 1452.
Iohannes.

(a) che cum parole ripetuto