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1034. Francesco Sforza a Teseo da Spoleto 1454 marzo 5 Lodi.

Francesco Sforza scrive a Teseo da Spoleto a Piacenza di aver inteso da quel che ha scritto a Cicco che i gentiluomini di quelle parti ricusano di pagare la tassa dovuta. Gli ricorda quanto già dettogli: catturare alcuni uomini della Val di Nure, non rilasciandoli fino a che sia sicuro dei fatti loro. Non vuole che si facciano novità a Gabriele e ad Antonio Malvicini, cui ha scritto di andare da lui. Ha pure scritto a GianGaleazzo e al conte Onofrio Anguissola: se eseguiranno quanto loro detto, bene, altrimenti farà loro un'altra "provisione". Da parte sua, di Teseo, si faccia quanto egli deve, perché lui, duca, non mancherà di intervenire a dovere.

Theseo de Spoleto in Placentia.
Havemo inteso quello ne hay scripto sive a Cicho, nostro secretario, della difficultà fanno quilli zentilhomini de quelle parte ad pagare quello gli tocca dela taxa; al che, respondendo, dicemo che tu say bene quello te fecimo dire, zioè che dovessi videre de havere in Ie mane alcuni deIi homini dela valle de Nuro, et non relaxarli finchè fossi secure de facti suoy. Ala parte che Gabriele et domino Antonio Malvicini, non volemo che per mò se li facia altra novitade, ma gli scrivemo per l'aligata che subito vengano qua da nuy; et venendo gli diremo per modo che intenderano. A misser Zohannegaleaz et lo conte Honofrio Angusola scrivemo per la alligata quello intenderai per l'introclusa copia; et exeguendo la nostra littera ben serà; si minus gli faremo altra provisione. Fa mò tu ch'el non manchi dal canto tuo perché in quello che serà da fare per nuy, non gli mancharemo in niente. Ex Laude, v marcii 1454.
Irius.
Cichus.