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1544. Francesco Sforza al luogotenente di Lodi (1454 giugno 13 Milano).

Francesco Sforza dice al luogotenente di Lodi che può ben comprendere con quale batticuore abbia visto arrivare tanto frequentemente il cavallaro con lettere con scritto molti cito, lettere che poi gli risultarono contenere cose ridicole. Dovrebbe ormai ben sapere che la gente parla e sparla di tutto senza fondamento. I castellani di Trezzo erano amici e poi sono stati sudditi fedelissimi. Gli pare spropositata tanta fretta nello scrivergli e tanto movimento di cavallaro, rischiando di creare sospetti nellla gente e peggio sarebbe stato se le lettere fossero finite nelle mani di detti castellani. Lasci che il conte Giacomo si porti quanto vuole a Crema.

[ 413v] Locuntenenti Laude.
Questa nocte ad hore v de nocte con grande frequentia del cavallaro recevessemo doe toe lettere dove gli erano de sopra scripte de molti cito, le quali, per finché nuy non l'hebemo lecte, ne bateva il core credendo firmamente che fosse qualche cosa de grande importantia al stato nostro; et quando l'hebemo lecte trovasemo erano cose piutosto ridicule che altramente, et facte con grande legiereza, perché doveti pur hormay cognoscere como sonno facti li populi et como é facto il mondo, che chi dice una cosa et che ne dice un'altra, et may se gli trova fondamento, né fine alcuno, como siamo certi haveti trovati in questo facto. Li castellani da Trezo, perfino inanze che nuy havessemo et obtenessemo questo damno, erano nostri boni amici et servitori, dappuoy sonno venuti nostri fidellissimi subditi, delli quali non poressemo havere vena alcuna in dosso che podesse pigliare de loro suspecto, né umbreza alcuna. Et parene non sia ben facto admonerne così subitamente et con tante celeritate ad scrivere simile cose perché, dato suspecto ale gente che intendano queste cose quando vuy che siti lì, nostro locumtenente, fate tanto grande extima de una cosa et poi quando vedeno venire il cavallaro con tanta frequentia gli dati ancora più da pensare, et pare che la cosa debia essere vera; poi ancora le lettere potriano male acapitare et andare in noticia ali dicti castellani che da vuy inteso pensati quanto seria ben facto et laudabile; siché un'altra vogliati meglio et più prudemente governarve ch'el conte Iacomo vegna ad Crema, non dicemo altro, perché gli pò venire ad suo bello piacere. Data ut supra.
Zaninus.
Iohannes.