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310. Francesco Sforza a Foschino Attendolo 1450 settembre 11 Milano

Francesco Sforza si compiace con Foschino Attendolo per quanto ha detto e fatto, ma vorrebbe sapere quando alcuni cittadini si sono impossessati di case senza l'autorizzazione né ducale né di ufficiali.

Domino Folchino, locuntenenti Laude (1).
Havemo recevuto tue littere et inteso quanto ne scrivi deli denari, che tu hai domandati al factore de Iacomino da Villanova et dela resposta che lui t'ha facta, et cetera, et quanto tu hai dicto a quelli cittadini, che hanno tolto quelle case et del commandamento gli hai facto, del tucto restamo advisati et piacene quanto hai dicto et facto. Et perché tu non ne advisi di che tempo costoro intrarono et pigliarono la possessione dele dicte cose, non sapemo chiaramente in che forma debiamo respondere, ma ben te advisamo che nostra intentione è che li decti cittadini non debiano fare così de facto senza haverne dicto una minima parola a noi né a nostri officiali, et però volimo gli commandi che dele dicte possessione non ne possano far niente senza nostra licentia. Et se miser Bartholomeo dicesse cosa veruna, respondigli humanamente et piacevolmente, concludendoli questa nostra voluntà essere così. Et fa che ne advisi subito quanto tempo è che li dicti pigliarono le dicte case et possessione. Data Mediolani, die xi septembris 1450.
Cichus.


(1) Si tratta di Foschino Attendolo.