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1221. Francesco Sforza a Lancilotto da Figino 1451 agosto 10 Cremona

Francesco Sforza scrive a Lancilotto de Figino dicendo di essere stato informato da ambasciatori della comunità di Parma delle violenze e eccessi che si commettono nel parmense; lo invita a provvedere.

Lanzilotto de Figino (a).
Li ambasiatori de quella nostra comunità de Parma venuti da noy tra l'altre cose ce hanno facto lamenta delli damni, excessi, violentie, robarie et extorsione, che se commettano dì e nocte per le nostre zente d'arme lozate in Parmesana contra li citadini; della quale cosa ce maravigliamo grandemente et parene comprehendere che questo proceda in gram parte per negligentia toa, perché essendo sul facto con carico et commissione de provedere a simili inconveniemti lo doveresti pur fare o, quando non te bastasse l'animo o non lo volesse fare, ne daveresse avisare, perché gli mandarimo uno altro. Tu say bene che l'intentione nostra non è de suportare che li nostri (b) subditi siano tractati in questo modo; say etiandio che l'animo nostro è che li soldati siano puniti quando faciano cosa che non sia da fare, perché gli debi bastare che habiano la taxa soa senza che se deportano cossì deshonestamente. Pertanto te commettiamo et volimo faci ogni provisione expediente, acioché li soldati stiano alli soy lozamenti et non vagabundino de zà et de là, cessino le robarie, excessi et inconvenienti et cadauno se contenti della tassa soa, puniendo cadauno che contrafacesse a questa nostra voluntà. Et in questo metti ogni studio et diligentia toa, overo quando tu non te confidasse o non gli volessi providere, avisane noy qual gli mandarimo uno altro et faremogli opporluna provisione. Cremone, x augusti 1451.
Cichus.


(a) Sopra cancellato domino Sceve de Curte.
(b) Segue soldati depennato.