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1603. Francesco Sforza a Bianca Maria Sforza 1451 settembre 7 Lodi

Francesco Sforza scrive alla duchessa di Milano di concordare nella scelta dei luoghi più salubri dove andare come Settimo e Belgioioso, dissuadendola dall'andare a Novara e a Pavia. Ritiene opportuno dare informazione di tutto ai membri del Consiglio segreto. Si dice addolorato della malattia di madonna Giovanna e dei suoi e di non poterla aiutare. Vuole, infine, che si trovi ogni modo per aiutare maestro Benedetto.

[ 315r*] Illustri domine ducisse Mediolani.
Veduto quanto la vostra illustre signoria per soe lettere ne scrivi li respondemo et, quanto ala prima parte, dela condictione de lì che de dì in dì va pegiorando et deli altri lochi, contene la vostra lettera, non sani, prendemo despiacere che così sia, nondemino, per salveza et sicurtà dele persone dela vostra signoria et de quelli nostri figlioli et de tucta quella corte ce conformamo col parere dela vostra signoria in elezere per li più salubri a andare ad stare ad Septimo et ad Belgioioso et, per lì presso, in locho fosse sano dove più comodo et agevole fosse et paresse ala signoria vostra et così circha ciò prenda quella deliberatione li pare de elezere li lochi predicti o altri lì contigui. Ad Novara non ce satisfa l'andare quando fosse ben sanissima, perché è troppo lontana, neanchi ad Pavia per le raxoni alega la signoria vostra. Et il partito, ce metti inanzi per preservare quella città de questa contagione, ce pare bonissimo. Et così de presente, per casone de ciò, ne scrivemo in opportuna forma al nostro Consiglio secreto et mectemoli inanti il dicto partito Questa cosa è bene passi per le loro mani, perché è necessario habiano advertentia et consideratione ale victualie, mercantie et datii et che niente vada in desinistro et loro, como megliori cognitori de questa faccenda perché l'hanno per le mani et sonno sul facto, saperanno meglio adactarla et provederli che non faria alcun altro et così se intenderanno per casone de ciò cum li deputati de Pavia.
Dio ne sia testimonio quanta amaritudine prendemo dela malatia de madonna Iohanna et deli soy et volontera possendo gli la laveressemo da dosso. Et voler similiter non la possiamo subvenire de qualche denaro et quello potessemo fare il fessimo ad questi dì che mandando là nuy Roberto per casone de ciò, facessemo dare ad quello suo deli nostri vestiti che se li impignasse ad ciò potessi subvenire ali bisogni soy. Del facto de magistro Benedecto, sappia la signoria vostra et luy, che nuy ne habiamo scripto et prendemo più despiacere et affanno che non fa luy medesmo et siamone in tal facta forma scorrocciati nela mente nostra cum questi Magistri del'entrate, che la vostra signoria et luy se accorgiarà che seranno li mali denari per qualchuno de loro. Nondemeno sia certa la vostra signoria che ad ciò questa cosa habia debito effecto, non li lassarimo in fare et per caxone de ciò solum habiamo deliberato mandare messer Matheo da Pesaro ad trovare li altri Magistri ad dirli il parere et intenctione nostra et che postposta ogni altra expesa et assignatione tenga modo che magistro Benedecto consequisca questo suo denaro et così la signoria vostra poterà confortare magistro Benedicto predicto. Ben vogliamo sappia la signoria vostra che per respecto dela condictione de Mediolano non è da maravigliare se non se può così tosto tirare suso 12 denari, quantunche questo nonobstante siamo desposti che si non se retresse altri denari, che quelli satisfasseno ad magistro Benedicto che quelli siano soy. Laude, vii septembris 1451.
Andreas Fulgineus.