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1878. Francesco Sforza al commissario di Parma e a Lancillotto da Figino 1451 ottobre 22 Piacenza

Francesco Sforza scrive al commissario di Parma e a Lancillotto da Figino ricordando a quest'ultimo di la richiesta fatta ai parmensi di provvedere alla spesa di due carri per i lavori del castello di Milano. Si stupisce che Parma non contribuisca perché il castello dà sicurezza e stabilità a tutto lo stato.

Comissario Parme et Lancilotto de Figino.
Como sapiti nuy comissimo a ti, Lancilotto, quando retornassi a Parma, dovessi essere cum quella nostra comunità et rechedergli per nostra parte volessero providere alla spesa deli doy carri per lo lavorerio del castello nostro de Mediolano, qualle pare anche non gli habia facto provisione alcuna. Per la qual cosa, contribuendo universalmente alo carrezo et lavorero del dicto castello tutte le cità de Lombardia, como sapiti, et essendo questa cosa tanto importantissima al facto nostro, como è, non possamo fare che non ne maravigliamo et gravamo che quella comunità et quilli nostri citadini se fazano dificili a tanta picola spesa, como è, de doy carri. Pertanto strictissimo facto, como è lo lavorerio de quello nostro castello, qual è la fermeza e stabilimento de tutto lo stato nostro, né possimo ancora credere che sia tucta quella nostra comunità, ma piutosto credimo sia qualche mala lingua che turbi questo facto, che non solum crediamo che contribuendo a questa spesa tucta Lombardia universalmente, como fa, che quella comunità, quale a tute le altre cose è stata prompta, non debia remanere paciente de doy carri, ma, ne credimo per tanto facto, como è questo, dovessero tore loro tucta la spesa volunteri; ma quando siamo lì volimo ad ogni modo sapere che sonno quisti per rengraciarli como meritano. Pertanto volimo debiati de novo essere con quella comunità et con quilli citadini simul et divisim [ 376r*] como ve parerà, et con ogni vostra diligencia et con quilli boni modi et vie siamo certi saperiti fare, instarli, strengerli et confortarli che alla spesa de quisti doy carri vogliano senza più replicacione fare oportuna provisione, como seti informati, persuadendoli et mostrandoli, con quelle rasone ve parerà, che nuy per veruno modo non porrissimo servarli da questo e quanto danno et desconzo ne seguiria per loro casone, perché ogniuno se scusaria sopra loro; et già Cremonesi et Piasentini, quali erano remasti pacienti, ne dicono volere fare in questo quello farranno Parmesani, et in questo fati ogni opera a vuy possibile perché se fosse Galeazo, nostro figliolo, deliberamo non servare nisuno da questo lavorerio del castello. Et della deliberacione farano, ne avisareti ad Cremona per vostra littera, ma ve sforzati per ogni modo che lo fazano et che per questo non aspectano la nostra venuta là, perché quando nuy siamo là non volimo ne rompano el capo con quisti carri. Et potreti ben dirgli che facendose loro più pregare de questa picola spesa, per tanto importantissimo facto, seria casone de farne essere certi non fossero contenti del nostro stato et beni. Placentie, xxii octobris 1451.
Cichus.