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359. Francesco Sforza a Boccaccino e Nicodemo 1451 febbraio 17 Lodi

Francesco Sforza comunica a Boccaccino e Nicodemo che Filippo Boyl, zio del marchese di Crotone, ha chiesto la liberazione del nipote, offrendosi di darne garanzia in Firenze. Il duca si dice disposto a una garanzia di venticinquemila ducati d'oro e pone una serie di clausole.

[ 88r] Boccacino et Nicodemo (1).
stato qui da noy miser Filippo Boyl, barba del marchese de Cotrona (2), et ne ha multo strecto et pregato circa la liberatione d'esso marchese, offerendose luy de darne bona securtà in Fiorenza, in modo che nuy serimo ben securo et cauto del facto suo. Nuy gli havimo dicto che, dandone lui bona securtà in Fiorenza de ducati xxv milia d'oro, nuy siamo contenti de liberarlo. Il perché volimo che debiati bene intendere et sapere che securtà ne vole dare custui. Et, trovando vuy che sia bona et idonea securtà, siamo contenti che la togliati, ma volimo che la togliati sì factamente chiara, autentica et valida che, contrafacendo esso marchese ad quello che per nuy gli serà ordinato et non servando li confini, nuy siamo ben certi de havere questi xxv milia ducati, senza havere poi ad debacterere cum persona del mondo et senza exceptione e contenditione alcuna. La quale securtà intendati che nuy volimo per duy anni, avendo noy pace bandita cum venetiani. Et, non avendo noy la dicta pace bandita, volimo la dicta securtà per tre anni, incomenzando dal dì che esso marchese serà liberato. Hoc etiam declarato et expresso: che durante lo dicto termine de doi o tre anni, come se contene de sopra, el decto marchese non debia né possa per rectum vel indirectum nec aliquo quesito colore tentare né far tentare cosa alcuna contra noi e lo stato nostro, ma, sentendo luy cosa alcuna, sia tenuto notificarla né etiandio possa esso marchese condurse a soldo con alcuno signore, signoria, comunità o liga, né anche condure o togliere a sé né desinare né fare desinare né menare con sì niuno dela nostra compagnia, né anche de quelli che furono dela soa compagnia, senza nostra licentia spetiale, et, contrafacendo, luy in alcuna dele predicte cose, quocumque et qualitercumque, se intenda esse incorso ipso facto in la dicta pena de ducati xxv milia d'oro tante fiade quante luy contrafacesse. Ma habiati advertentia de togliere tale et sì facte secure promesse et in tale modo et forma che poi non habiamo casone dolerne né lamentarne de voy, maxime perché voy, Boccacino, sapeti como degono essere le securtade in Fiorenza perché siano valide et che se pozano rescotere senza exceptione, occorrendo caso ch'el se bisogni rescotere. Et, subito che haverite tolte le dicte promesse per sollempne scriptura et in forma publica, ne avisate et mandiate la copia de tucto in lo modo che haverite ad tenere. In lo fare de tale obligatione ce pare che debiati averci de quelli valenti che vi parirà, acioché se faza con forma de rasone valida, secundo l'ordine de Fiorenza. Et in questo ponate tal pinsero et studio che la cosa passi in quella bona forma che basti ala intentione nostra, la quale per questo nostro scrivere sapemo la intendite ad sufficientia. Laude, xvii februarii 1451.
Cichus.


(1) Boccaccino Alamanni e Nicodemo Tranchedini da Pontremoli.
(2) Si tratta di Antonio Centelles. Per informazioni sul marchese di Crotone si veda PONTIERI, La Calabria a metà del XV secolo.