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833. Francesco Sforza al podestà di Piacenza 1451 maggio 26 Milano

Francesco Sforza ordina al podestà di Piacenza di punire senza remissione Rampino se viola ancora gli ordini ducali. Vuole, poi, che gli ebrei vengano trattati come gli altri cittadini ed esorta il vicario del vescovo a non levare rumore adosso.

Potestati Placentie.
Ali dì passati recevissimo vostre littere continente che per le remissione havevamo facte ad alchuni scomponuti et delinquenti se prestava ardire ad alchuni gioti de multiplicare inconvenienti e fare scandali, et fra l'altri nominaveno et recordavati Rampino. Al che respondendo dicimo che se Rampino predicto se trovarà più fallire et contrafare al benvivere et al'ordini et commandamenti vostri, volimo sia punito senza veruna remissione et cussì lo avisati, et contrafacendo facitelo punire cum effecto. Ulterius, perché sentimo che alli ebrei habitano lì fi facto de grande molestie et date molte tribulacioni contra el tenore delli capituli hanno cum quella nostra communità et confirmati da noy, non ne parendo honesto né ragionevele che ad veruno sia facto torto né violenza, sia che se voglia, volimo et ve committimo che non gli lassati molestare né inquietare contra el dovero, confortando etiam, per nostra parte, el vicario del'episcopo de quella nostra cità che non gli voglia levare rumore adosso né innovare cosa alchuna contra l'usato né più oltra como faceva el suo precessore, cossì per evitare li scandali como etiam per non fare torto a veruno, como etiamdio noy gli scrivimo superinde. Mediolani, xxvi maii 1451.
Cichus.