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860. Francesco Sforza a Lancillotto da Figino 1451 maggio 31 Milano

Francesco Sforza scrive al commissario ducale Lancillotto da Figino di avere letto quanto ha scritto al podestà di Casalmaggore. Vuole, comunque, che faccia sloggiare da lì Rabotto e i suoi. Lo informa che quelli di Giacomino Della Gerola non possono essere trasferiti altrove e, pertanto, si deve provvedere a loro come è consueto.

Cancellario et commissario nostro, Lanciloto de Figino.
Nuy havimo veduto quello hay scripto al nostro podestà de Casalmaiore circha el removere quelle gente de quella terra como te havimo scripto e la excusa fay di non poter levare de presente se non Rabotto cum li suy, (a) per casone che quilli homini d'arme degono vinire im Piasentina havevano mandato qui da nuy, et cetera, te dicimo che nuy havimo resposto alli dicti homini d'arme che degano pur vinire alogiare loro im Piasentina, como tu gli ordinaray. Siché, non havendo levato Rabotto cum li suy, lo leva havuta questa, rimossa ogni casone. Quilli de Iacomino della Gerola volimo debbi lassare ad Casalmaiore fino te scriveremo altro, facendogli provedere, como è consueto, per quello gli haveranno ad stare, siché fra li soldati et homini della terra non intervenisse scandolo alcuno, dando però ti speranze ad quilli de Casalmaiore che nuy gli levarimo quilli de Iacomino della Gerola, como gli havimo scripto, ma che per adesso non possimo, et cetera. Data Mediolani, die xxxi maii 1451.
Iohannes.


(a) Segue et cetera, te dicemo che nuy depennato.